Vincenzo Salemme torna al cinema con “Una festa esagerata”

Vincenzo Salemme torna al cinema con: Una festa esagerata, la commedia vista a dicembre a teatro (e di cui i nostri lettori hanno potuto leggere la recensione) arriva ora in versione cinematografica. Questo consente di giocare maggiormente sulla scenografia, con più esterni e un finale maggiormente moralistico. All’inizio vediamo qualcuno su una piccola barca che rema in mezzo al mare. Ed ecco il condominio – le riprese sono state fatte davvero in un condominio a Napoli, di cui nei titoli di coda viene addirittura indicato l’indirizzo -, dove si svolge tutta la storia. Gennaro Parascandolo, il ruolo interpretato da Vincenzo Salemme, è un geometra per bene – non ingegnere, ci tiene a correggere -, che paga le tasse, è contrario a ogni imbroglio, ma è altrettanto oppresso da una moglie arrivista e arrogante, occupata a organizzare la sfarzosa festa per i diciott’anni della figlia, in programma sulla terrazza tra poche ore. Ma come si fa a festeggiare quando si scopre che al piano di sotto è morto l’anziano inquilino? L’interrogativo rappresenta il clou del film, con contrapposte le due posizioni: quella da arrivista della moglie, decisa a non farsi ostacolare nei suoi piani, si contrappone a quella del marito, che non ritiene opportuno calpestare i sentimenti degli altri, in questo caso della vicina del piano di sotto, che ha appena subito un lutto. Da qui si dipanano molte situazioni, che dovrebbero portare alla risata gli spettatori, ma anche farli riflettere su molti aspetti della vita di oggi e sull’importanza di non calpestare i sentimenti altrui e anzi partecipare al dolore degli altri (come alle gioie). Vincenzo Salemme è indubbiamente un attore da palcoscenico, in grado di sentire gli umori del pubblico e reagire in base a questo: la vicinanza è sempre determinante nei suoi spettacoli, mentre il cinema consente una maggiore attenzione alla scenografia, ma con un minor coinvolgimento degli spettatori e, in questo caso, di conseguenza di Salemme che di questi non può sentire una rispondenza. Rispetto alla pièce teatrale il film ha un finale più articolato e che più punta l’attenzione sulla necessità e il piacere di vivere secondo i canoni più attenti agli altri e meno da approfittatori e arrivisti. Ed è piaciuto proprio questo aspetto della commedia, costruita non solo per far ridere e invece per raccontare fatti e sentimenti condivisibili per gli spettatori. La pièce a teatro è risultata così uno spettacolo più articolato rispetto ai precedenti, visti nelle ultime stagioni.

Il cast del film appare totalmente rinnovato rispetto alla commedia teatrale, salvo che per i due ruoli della figlia e del maggiordomo falsamente indiano, rispettivamente Mirea Flavia Stellato e Vincenzo Borrino.

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