Vittorio Vaccaro, attore appassionato di cucina e conduttore televisivo negli ultimi anni ha conquistato il pubblico grazie al suo carisma e alla sua simpatia. L’attore e showman siciliano deve la sua notorietà oltre che alle partecipazioni per programmi di successo targati Mediaset come “Camera Caffè”, “Forum” e Squadra Antimafia al suo nuovo format “A casa cucina papà“, un contenuto tailor made, in cui ispirandosi alla sua quotidianità della vita comune di padre di una famiglia allargata con la compagna Luna Berlusconi, lo chef entertainer mostra come preparare piatti semplici e gustosi insieme ai propri figli. Da pochi giorni inoltre Vaccaro ha presentato “Green Table” sul canale tv Food Network, uno speciale in quattro puntate in cui Vittorio si lancia in una nuova avventura, un viaggio alla scoperta delle aziende agricole lombarde per scoprire i segreti della terra lombarda e i prodotti tipici locali. Durante questi appuntamenti, il conduttore non solo racconta la storia dei produttori, ma anche il loro modo di lavorare e produrre tra racconti inediti della tradizione contadina e nuovi processi produttivi in ottica green, mostrando al pubblico la filiera del cibo dal campo alla tavola. Noi di Domanipress abbiamo incontrato Vittorio Vaccaro nel nostro Salotto Digitale per parlare con lui dell’importanza della tutela del Made in Italy tra sapori, ricordi e tradizioni sostenibili da tutelare.
Con il nuovo format Green Table racconti da vicino la realtà delle piccole imprese lombarde del settore agroalimentare. Cosa ti ha trasmesso questo viaggio?
«Ho imparato a riconoscere ed apprezzare la passione dei piccoli produttori che tutti noi spesso ignoriamo. In Green Table Si parla delle piccole PMI dell’agrifood mettendo al centro l’amore per il lavoro che svolgono nella loro collettività. Spesso dimentichiamo che coltivare un orto, produrre un formaggio o allevare degli animali sono attività gravose, richiedono impegno e competenza ed è importante promuovere questo tipo di cultura perché fa parte della nostra storia e delle nostre radici».
Nel format c’è un’attenzione particolare allo storytelling del made in Italy in maniera genuina e sincera
«Esplorando le aziende lombarde, mi sono accorto come questi piccoli produttori non badino puramente al guadagno. Molti di loro sono mossi da un intento molto più alto, hanno bisogno di credere nel loro lavoro. Questa attitudine fa parte di loro e lo si vede negli occhi. Quando si svolge un lavoro, anche se può essere difficile o impegnativo, è importante svilupparlo con passione e creatività».
La tv generalista spesso non racconta le realtà di chi non è particolarmente famoso…
«Si, volevo sovvertire questa tendenza. In Green Table si parla di persone comuni che lavorano duramente e che dedicano la loro vita al loro lavoro, ma che allo stesso tempo sono aperte, innamorate, genuine e accoglienti. Questi operatori appresentano l’essenza del marchio Made in Italy, che è stato molto imitato in tutto il mondo ma che ha mantenuto il suo successo grazie alla passione e alla dedizione degli italiani».
Cosa rende così riconoscibile all’estero il nostro Made in Italy?
«In sostanza, secondo me la passione è ciò che ha reso grande il Made in Italy e gli ha permesso di preservare la sua autenticità e originalità, nonostante le molte imitazioni».
L’impatto ambientale della produzione di carne è spesso molto gravoso per il pianeta. Recentemente in ottica di sostenibilità si parla a livello europeo di nuove materie prime da utilizzare. Cosa ne pensi dell’introduzione di questi ingredienti?
«Sono una persona molto aperta mentalmente e non mi fa schifo niente a tavola, come nella vita. Ma quando ascolto o leggo notizie su ciò che potrei mangiare o portare a tavola, mi chiedo: perché non usare le materie prime che già abbiamo, come il meraviglioso grano italiano, anziché optare per qualcosa di nuovo?».
L’industria della carne è oggi una delle principali responsabili dell’emissione di gas serra nell’atmosfera capace di produrre il 14% delle emissioni globali…Oltre a cambiare le nostre abitudini alimentari cosa bisognerebbe fare?
«Prediligere le piccole realtà non intensive che operano in modo naturale, senza antibiotici, solo così si può preservare meglio le risorse naturali. Il piano B di Green Table racconta proprio questo: ci sono piccoli produttori che portano avanti la loro attività in modo sostenibile, senza l’allevamento intensivo. Dovremmo tornare a un equilibrio alimentare, con proteine vegetali e animali allevati in modo naturale. Questo è il Green sostenibile, non necessariamente mangiare insetti frullati».
Cambiando prospettiva, durante la tua carriera sei passato dalla carriera attoriale alla cucina…Com’è avvenuto questo salto?
«Non avrei mai pensato di fare una trasmissione di cucina essendo da protagonista, credevo che la mia vita sarebbe stata sempre quella dell’attore. Ho calcato veramente tantissimi teatri non sono in Italia e lavorato in produzioni televisive anche all’estero. Oggi non mi precludo la possibilità di tornare sul palco, che ritengo sia la mia casa. Mi piacerebbe lavorare come regista».
Dalla regia alla cucina qual è la connessione?
«Realizzare un buon film è come cucinare un buon piatto di pasta. Bisogna saper scegliere gli ingredienti, vedere come si sposano insieme per creare qualcosa di unico e raro. Anche un buon piatto deve sapersi far riconoscere. Oggi mi sento comunque soddisfatto del mio percorso e di questo “nuovo Vittorio”».
Il format che ti ha portato al successo si intitola “A casa cucina Papa”…Nella vita reale è davvero così?
«Non faccio mistero della mia vita privata e della mia relazione con Luna Berlusconi. Siamo una famiglia allargata lei ha due figli e io un’ altra, tutte ragazze in età adolescenziale. Quando cucino mi piace dedicarmi a tutte loro. Se vuoi è un modo per stare insieme, per dialogare della vita. In “A casa cucina papa” il fill rouge è il cibo che diventa il simbolo di una casa che si riempie di amore, di allegria e di vita».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Vittorio Vaccaro, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Il Domani lo vedo limpido e spero di essere sempre vivo e curioso, è il mio motore quello che mi ha portato lontano da casa, in luoghi che non avrei mai pensato di raggiungere».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite