“In un periodo come questo, divertire le persone è diventata una missione fondamentale per me,” afferma Valerio Lundini, accogliendoci con il suo sorriso discreto e lo sguardo enigmatico, ma incredibilmente acuto, che ha cambiato il panorama della comicità televisiva. Con un talento per l’ironia e il surrealismo, Lundini, classe 1986, ha saputo conquistare il pubblico italiano con un approccio innovativo e fresco, rendendosi protagonista di programmi iconici come “Una pezza di Lundini.” Comico, conduttore e musicista è riuscito a creare uno stile unico che ha trasformato le aspettative del genere e ha reso la sua figura una delle più interessanti del panorama mediatico attuale.
Il suo percorso artistico è caratterizzato da una capacità unica di mescolare satira, musica e osservazioni sulla quotidianità, creando un linguaggio distintivo e personale. Lundini è anche il frontman dei VAZZANIKKI, una band nata nel 2009 che ha saputo ritagliarsi uno spazio nel panorama musicale italiano con la sua originale combinazione di musica e umorismo.
Il nuovo album della band, “Innamorati della Vita”, è stato lanciato venerdì 28 giugno e rappresenta una tappa importante nella loro carriera. Il nome del gruppo, che gioca scherzosamente con quello della famosa cantante Iva Zanicchi, è una dichiarazione di intenti: giocare con le parole e le aspettative del pubblico. La band è composta, oltre che da Lundini, da Paolo Di Gironimo al basso, Andrea Angelucci alla voce, Gianluca alla batteria, Flavio alla chitarra e Olimpio al sax, con i quali Lundini condivide una lunga storia di amicizia e collaborazioni musicali.
Abbiamo incontrato Valerio Lundini nel Salotto di Domanipress per parlare con lui della sua avventura musicale tra risate e riflessioni sul presente.
Sei diventato noto al grande pubblico grazie ai format TV che ti hanno visto protagonista, ma le tue prime esperienze nel mondo dello spettacolo nascono dalla musica con la tua band “I Vazzanikki”. Raccontaci qualcosa su come è iniziato tutto.
«Con i VAZZANIKKI suoniamo insieme dal 2009. È una formazione che mi è davvero familiare e che rappresenta un ambiente in cui mi sento a mio agio. Anche se non sono un musicista di altissimo livello, ho imparato molto negli anni suonando dal vivo e vivendo il palco. Questo è l’ambiente in cui riesco a essere veramente me stesso. La musica ci consente di condividere equamente il peso del successo e del fallimento, il che è estremamente liberatorio. A differenza dei miei progetti solisti, in cui c’è molta più pressione personale, qui c’è una vera e propria collaborazione di gruppo. Non devo continuamente fare battute; ci concentriamo sulla musica e sulle storie che raccontiamo attraverso di essa.»
Il nome della band, VAZZANIKKI, ricorda molto quello della famosa cantante Iva Zanicchi. Come ha reagito lei?
«Il nome potrebbe sembrare un omaggio a Iva Zanicchi, ma in realtà è scritto con due zeta e due k. VAZZANIKKI è il plurale di Vazzanico, un nome inventato che suona come una popolazione immaginaria, simile ai vatussi. Non abbiamo mai avuto problemi con Iva Zanicchi. Anzi, il nome ci diverte proprio per la sua ambiguità».
Hai mai ricevuto un feedback da parte di Iva?
«Non direttamente, ma so che Iva è al corrente della nostra esistenza. Di recente, durante un’intervista in TV, ha menzionato di averci scoperti durante il Primo Maggio di qualche anno fa. Spero che non si sia offesa troppo per il riferimento nel nome della band!».
Parliamo del nuovo album del gruppo, “Innamorati della vita”. È più un consiglio o una descrizione?
«Il titolo ‘Innamorati della vita’ è un vero e proprio imperativo, un’esortazione. Le nostre canzoni sono spesso leggere e divertenti, affrontano temi un po’ folli. Abbiamo scelto un titolo volutamente retorico e quasi fuori moda proprio per creare un contrasto con i contenuti ironici e scherzosi delle nostre tracce».
Nel nuovo album ci sono collaborazioni notevoli, come Bianconi, Castellitto, Noemi e persino un cameo di Enrico Mentana. Come siete riusciti a coinvolgere Bianconi?
«Bianconi è uno degli artisti che ammiro di più. Avevamo una canzone, ‘L’impunito’, che ha sonorità che ricordano il suo stile. Volevamo evitare che il brano sembrasse una semplice imitazione e pensavamo che il suo contributo potesse arricchirlo. È stato estremamente disponibile e ha accolto con entusiasmo il progetto, il che è stato fantastico».
Le vostre canzoni trattano spesso di piccoli problemi quotidiani. Quali sono i tuoi metodi per ricordare le password, visto che avete scritto una canzone proprio su questo tema?
«La canzone, cantata con Noemi, parla del problema di dimenticare le password. Personalmente, ho sempre avuto difficoltà con i PIN e le password. Ho cercato di semplificare il mio sistema, ma ora ho una serie di password che sono tutte variazioni della stessa. Quando sbaglio la prima, inizia un vero e proprio calvario».
La TV ti ha dato una grande visibilità. Molti chiedono una nuova edizione di “Una pezza di Lundini”. Ci sarà?
«Capisco l’attesa, ma al momento non c’è una nuova edizione in programma. La volontà di farla c’è, ma con Emanuela Fanelli e Giovanni Benincasa crediamo che continuare troppo a lungo potrebbe ridurre l’interesse. Preferiamo fermarci quando sentiamo di aver dato il massimo e aspettare nuove idee. Non escludo che in futuro potremo fare qualcosa di nuovo insieme».
Qual è il segmento di “Una pezza di Lundini” che ti fa ancora ridere?
«Ce ne sono tanti che mi fanno ridere. Uno dei miei preferiti è quello in cui io ed Emanuela Fanelli litighiamo in modo esagerato, sembra autentico. Anche il segmento con Greg di Lillo & Greg, chiamato ‘Cena di lavoro’, è un’idea folle che mi ha divertito molto. Anche se in generale evito di riguardare troppo le mie cose, quelle clip sono sempre un piacere».
In una tua dichiarazione hai detto: ‘Suonavo al piano ai matrimoni e poi la mia vita è cambiata: ho cercato di diventare bello.’ C’è stato un malinteso riguardo a questa frase?
«Sì, c’è stato un fraintendimento. Non ho mai detto esattamente quella frase. Suonavamo ai matrimoni con i VAZZANIKKI, ed era un’esperienza divertente e ben remunerata. La parte sul ‘diventare bello’ si riferisce a un episodio di ‘Faccende complicate’, dove ho esplorato un tema estetico in un contesto ironico».
Quanto c’è di improvvisazione e quanto di script nei tuoi spettacoli?
«In ‘Una pezza di Lundini’ la maggior parte era scriptata, mentre in ‘Faccende complicate’ avevamo un canovaccio più flessibile. Nel teatro c’è molta scrittura, ma con i VAZZANIKKI improvvisiamo spesso in base alla serata e all’energia del momento».
Come ha cambiato la tua vita la notorietà?
«La notorietà ha sicuramente cambiato la mia vita. È arrivata gradualmente, ma con ‘Una pezza di Lundini’ è esplosa. Uscire di casa è diverso ora, specialmente in occasioni come concerti e fiere. Fortunatamente, il mio pubblico è rispettoso, quindi riesco a gestire bene la situazione».
Hai mai pensato di unire la tua passione per la musica e la TV in un nuovo progetto? C’è qualcosa che ti piacerebbe sperimentare in futuro?
«Sì, mi piacerebbe esplorare nuovi formati che combinino musica e televisione. Immagino qualcosa che possa mescolare l’aspetto performativo della musica con l’umorismo e la narrazione televisiva. Per ora è solo un’idea, ma sarebbe entusiasmante creare un progetto che possa offrire qualcosa di fresco e originale al pubblico».
In che modo la tua esperienza con i VAZZANIKKI influisce sulla tua visione della comicità e della produzione televisiva?
«La mia esperienza con i VAZZANIKKI ha avuto un grande impatto sulla mia visione della comicità. La collaborazione e la creatività che sperimento con la band mi hanno insegnato quanto sia importante l’interazione e l’improvvisazione. Questo influisce sul mio approccio alla produzione televisiva, dove cerco di mantenere un equilibrio tra struttura e spontaneità, per garantire che il contenuto sia autentico e coinvolgente».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Valerio Lundini quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Quando penso al futuro, lo immagino sempre ricco di stimoli. Vorrei vivere ogni giorno con l’attesa di vivere nel Domani nuove sfide e opportunità, non necessariamente di qualcosa di migliore, ma di qualcosa di interessante e innovativo da fare».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite