Nell’universo sconfinato della radio, Paolo Noise incarna un’irriverenza senza tempo, una forza inarrestabile che da decenni tiene incollati gli ascoltatori allo Zoo di Radio 105. La sua filosofia è cristallina: “La libertà è oltre ogni censura: il microfono è il mio strumento, la mia tela, il mio palcoscenico.” Questa convinzione infuocata lo ha reso un faro nel panorama mediatico italiano, un’icona in grado di sfidare costantemente gli standard e di incantare con il suo linguaggio ardito e il suo umorismo senza freni. Il suo ingresso trionfale nello Zoo anni fa non è stato semplicemente un cambiamento, ma un’evoluzione. La sua presenza ha infuso la trasmissione con sketch e scenette che sono diventati pietre miliari, trasformando il quotidiano in straordinario. Personaggi come Vito Scinniti, gli “8×8 48” e gli inimitabili “Stronzi” sono diventati le icone di un nuovo genere di umorismo radiofonico. Ma il suo viaggio artistico non si è limitato alle onde radio: l’incursione nell’Isola dei Famosi ha evidenziato una diversa sfumatura del suo talento, portando il suo carisma in un contesto televisivo, oltre i confini consueti delle trasmissioni radiofoniche. Maestro della provocazione, con la sua miscela di creatività sconfinata e sfida alle convenzioni, ha costantemente spinto i limiti dell’accettabilità, agitando le coscienze in un’era in cui la censura sembra sempre in agguato diventando virale su TikTok con oltre 121 milioni visualizzazioni pur non avendo un account ufficiale . Tuttavia, il percorso di Noise è stato punteggiato da turbolenze: sospensioni e momenti di assenza hanno increspato il suo cammino. L’abbiamo incontrato nel salotto di Domanipress per una conversazione che non teme di esplorare territori controversi e di sollevare il sipario su un artista che ha fatto della sua voce un simbolo di libertà senza limiti.
Paolo, immergiamoci nei tuoi esordi, quando, da giovane ventenne, ti affacciavi nel mondo dello spettacolo e della musica televisiva come DJ per Match Music TV quasi mezzo secolo fa. Guardando indietro, mai avuto un tocco di sana nostalgia?
«Nostalgia mai, ma una certa tenerezza sì, la barba bianca è la mia medaglia d’onore. Quei giorni iniziali erano inattesi, un viaggio gioioso. Inizialmente DJ nei locali , la radio e la TV non erano sul mio radar. Grazie a Max Laud di Match Music, mi ritrovai DJ di Isa B. La spontaneità in diretta aprì porte inaspettate, portandomi ad un mio programma con Fabio Elisei e poi Marco Mazzoli. Un’esperienza straordinaria di totale libertà, con qualche strafalcione concesso in onda».
Passando ai successi, approfondiamo lo Zoo di Radio 105, un programma che ti ha definito e continua a farlo. Quanto di ciò che fai è improvvisato e quanto è pianificato?
«Nel nostro mondo, c’è un professionismo scanzonato, una coscienza e, diciamocelo, un po’ di follia professionale. Tutto è spontaneo così come lo ascolti, senza regole rigide, sappiamo cosa evitare ma godiamo di una libertà che ci rende autentici e intrattiene il pubblico».
Qual è il confine tra il grottesco ed il cattivo gusto, specialmente in un programma come lo zoo? La volgarità è una sfida d’equilibrio, considerando un pubblico vario e la sottile linea tra divertimento e superamento del limite.
«Vero, la volgarità dipende dall’intenzione, non solo dalle parole. Nel nostro programma siamo senza censure, tranne quelle che ci autoimponiamo con il buon senso maturato nel tempo. Con tanti anni di comunicazione, affrontiamo sfide come il politicamente corretto. Ciò che era socialmente accettato solo dieci anni fa oggi non lo è più. Con il tempo anche io sono maturato, ho capito qual è il limite anche mio personale dove potermi spingere. Oggi si tutelano le minoranze, si tiene conto della sensibilità del pubblico pur con il lascia passare della chiave ironica e satirica che legittima alcune scelte».
Il politicamente corretto, amplificato dai social network. Come gestisci le reazioni del pubblico?
«Oggi i social amplificano reazioni, positive o negative. L’ironia, il cinismo e l’umorismo nero sono cruciali per evitare censure eccessive nell’intrattenimento. Ognuno si sente legittimato a dire la propria opinione anche quando invece si dovrebbe tacere. Bisognerebbe rieducare anche al silenzio, anche la signora Maria che prima era soltanto una fruitrice della televisione adesso ha un oggetto con il quale può rompere le scatole con un solo messaggio a un conduttore televisivo in onda scrivendo quella cosa che in quel momento gli arriva che poi fa scatenare una serie di catena di altre signora Maria che diventano insieme un fenomeno. E poi ci sono i peggiori, gli odiatori seriali, a loro interessa solo sfogare la rabbia repressa. Bisogna ignorarli».
Cosa odiano?
«La diversità che può essere presa in due modi o come stimolo per conoscersi o come spunto per odiarsi. Purtroppo si entra sempre di più nel concetto di spunto per odiarsi e questo succede per colpa dei social network che non sono utilizzati nella maniera corretta».
L’ascolto dello Zoo di 105 è definito “zoo therapy.” Qual è il segreto? Esiste un pilota automatico, e come affronti i momenti in cui potresti non avere la forza di scherzare?
«Lo Zoo è terapeutico, sia per noi che per chi ci ascolta. In questo contesto, ci lasciamo andare senza censure, uno spettacolo liberatorio che fa dimenticare le difficoltà quotidiane. Quando premiamo il tasto rosso del microfono, scatta un meccanismo psicologico che unisce le nostre menti in conduzione, creando uno spettacolo a tratti surreale, cinico o grottesco che diventa una chiave per affrontare le sfide quotidiane».
Nello Zoo, siete una squadra affiatata. Qual è il vero rapporto tra di voi?
«In effetti, siamo come una famiglia, un mix di affetto e sana pazzia. Tra di noi c’è una connessione speciale che va oltre il semplice collegamento professionale. Siamo come compagni di avventura che si sostengono a vicenda, anche se a volte la nostra interazione può apparire grottesca o persino un po’ cattiva. È un gioco che facciamo tra di noi, un po’ come prendersi in giro senza pietà. Se mostriamo un fianco debole, invece di consolarci, a volte ci infiliamo un coltello ancora più profondo, ma è importante sottolineare che tutto questo avviene senza cattiveria. È un istinto che ci fa sentire completamente liberi, come se, per quelle due ore di trasmissione, ci lasciassimo andare e ci strappassimo via tutta l’energia accumulata durante la giornata. È proprio quella risata liberatoria che ci fa dimenticare ogni altra preoccupazione e ci fa sentire meglio. Anche se, naturalmente, durante la giornata possono sorgere dei problemi, lo Zoo è il nostro rifugio dove possiamo sfogare le tensioni e trovare sollievo nella condivisione di momenti spensierati e divertenti».
Parlando di Leone di Lernia, una figura chiave nel vostro percorso. Quali insegnamenti ha lasciato?
«Leone è stato un personaggio unico, un gran pezzo di… ed il suo lasciarci è stato doloroso, non credo di averlo ancora superato. I suoi insegnamenti sono giunti tardi,li abbiamo capiti dopo ma li abbiamo apprezzati. La sua mancanza è ancora difficile da accettare».
Con “L’Isola dei Famosi,” hai mostrato una parte più personale di te, affrontando anche problemi di salute. Hai scelto di non strumentalizzare il dolore, una scelta inusuale per chi partecipa ad un reality…
«La malattia è stata un momento difficile, ma ho preferito parlarne solo dopo che tutto era passato. Sull’Isola, sia io che Marco Mazzoli abbiamo voluto mostrare la persona dietro al personaggio. Ho avuto problemi seri di salute che mi hanno fatto interrompere il gioco. Non ho voluto spettacolarizzarlo, le mie intenzioni erano quelle di divertire il pubblico».
Ti sei lasciato andare parlando anche dei tuoi problemi con le droghe. Che consiglio ti sentiresti di dare a chi vive la tua stessa situazione?
«Ho vissuto tutto in una volta, provenendo da un quartiere modesto e crescendo con limitate possibilità economiche. Nonostante le origini, ho lavorato duramente nella vita e, all’improvviso, mi sono trovato in una situazione di agiatezza e di notorietà a vent’anni. Forse ho esagerato nel succhiare il succo della vita, sperimentando cose intense e forti».
Cosa ti ha portato a smettere?
«Arrivato ad un punto cruciale, due elementi fondamentali hanno giocato un ruolo determinante. Il primo è mia moglie, un argomento di cui ho parlato ampiamente in televisione. Credo che chiunque stia guardando questa intervista sappia di cosa sto parlando. Il secondo elemento è la forza di volontà. Cambiare la prospettiva di vita non è facile. È come guardarsi allo specchio e dire: “Va bene, abbiamo riso, abbiamo scherzato, ma è ora di iniziare una nuova fase della vita, una forma diversa di esistenza. Il punto di svolta è stato riconoscere la necessità di cambiare le dipendenze, che siano legate all’alcol, alle sigarette, al sesso, o persino alle droghe. Ho scritto un libro, “Smetto con le nuvole,” che vorrei pubblicare prima o poi. Affronta il tema delle dipendenze, inizialmente concepito per aiutare a smettere di fumare con l’uso della sigaretta elettronica. Col tempo, ho espanso il mio approccio e parlato del meccanismo sottostante alle dipendenze, che considero come un “trigger,” l’accendino che innesca la fiamma della dipendenza. L’accendino, in questa metafora, è qualcosa che non bisogna portare in tasca, un segno che cerco di usare per evitare di accendere quella “sigaretta” che, a sua volta, rappresenta un mondo di dipendenze di cui stiamo discutendo. L’inciampo e dietro l’angolo. Per problemi come le dipendenze, suggerirei di staccarsi completamente dall’ambiente che le alimenta».
Oltre la radio e la tv hai sperimentato anche il mondo della musica e dei video virali. Cosa pensi delle limitazioni dell’espressione artistica in Italia?
«In Italia, spesso c’è preclusione verso chi vuole esplorare diversi ambiti artistici. La libertà di espressione dovrebbe essere sacra. Personalmente, vorrei realizzare le sceneggiature che ho scritto, ora trasformate in serie. C’è una particolare idea che voglio portare avanti e spero di parlarne in futuro».
Anche su tiktok sono spesso ricondivisi i tuoi video…
«Si, è accade senza che io abbia curato un account ufficiale, sono semplicemente rimbalzati in maniera naturale e io non posso che esserne felice. Evidentemente sono dei mini clip che divertono il pubblico ancora oggi. Soprattutto in questo momento c’è sempre bisogno per una sana risata».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Paolo Noise, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Se il mio domani continua così, lo vedo felice. La paura della fine di qualcosa di positivo è comune a tutti coloro che cercano felicità nella vita. La mia più grande preoccupazione è dovermi separare un giorno, per sempre da mia moglie. Per il resto, continuo a spingere, spingere, spingere, perché voglio divertirmi, come un bastardo».
Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite