Crisi climatica, esaurimento delle risorse naturali, tutela della biodiversità e la necessità di ripensare alle fonti energetiche e alla dipendenza dalle fonti fossili climalteranti. Nel continuo processo di evoluzione, l’uomo sembra aver dimenticato i limiti entro i quali rispettare la natura ed Il consumismo sfrenato è l’atteggiamento che le società post-moderne attuano nei confronti delle risorse ambientali. Eppure ad oggi soprattutto le nuove generazioni segnano un cambio di passo a partire dall’interesse per la sostenibilità in un nuovo green newdeal capace di ridisegnare l’intero sistema produttivo. Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, saggista e conduttore televisivo, Cavaliere della Repubblica italiana e Primo Ricercatore presso CNR è da sempre una voce attiva che pone l’attenzione sullo stato di salute del nostro habitat e sull’esigenza di adottare misure immediate per salvare la Terra, ormai sull’orlo del collasso ecologico. Il suo impegno è trasversale e tocca diversi medium dalla tv con il format “Sapiens, un solo pianeta“ in onda su Rai3 il sabato in prima serata, con la letteratura attraverso la pubblicazione di libri interessanti e piacevoli tra cui il suo ultimo romanzo edito da Mondadori intitolato “Mediterraneo inaspettato“. La storia del Mare nostrum raccontata dai suoi abitanti” e per finire anche in musica con il progetto Earthphonia. Le voci della terra realizzato con Max Casacci dei Subsonica. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare nel nostro Salotto Digitale Mario Tozzi per parlare con lui di ambiente e prospettive economiche e sociali utili a rimettere finalmente al centro persone ed ecosistemi.
Sei conosciuto come uno dei divulgatori scientifici tra i più autorevoli ed apprezzati d’Italia, ricordi quando è nata la tua passione per le scienze naturali?
«Sin da piccolo sono sempre stato interessato al mondo della natura. Come tutti i bambini mi affascinava indagare la vita degli animali. Mi ha colpito molto non vedere più i cavallucci marini nelle acque del Tirreno, erano i miei piccoli amici. Quando andavo in vacanza con i miei genitori mi divertivo a raccoglierli, metterli nel mio secchiello e poi liberali in mare».
Tutto è partito dal mare, come in un romanzo di Hemingway…
«In realtà ero interessato anche ai sassi, quando andavo in giro ad esplorare i letti dei fiumi della Versilia primo tra tutti il Magra, mi piaceva esaminarli da vicino. Alcuni erano bianchi ed altri neri e questa profonda differenza mi ha incuriosito, volevo scoprirne l’origine. Da quel momento in poi ho iniziato a farmi domande non solo sul regno animale ma anche su ciò che era inanimato. Terminato il liceo ho scelto di studiare il pianeta terra, mi sono iscritto alla facoltà di scienze geologiche e ho studiato da vicino questo grande e misterioso contenitore in cui tutti noi viviamo. Ho iniziato il mio percorso lavorativo con la carriera accademica e poi le circostanze mi hanno portato ad ampliare gli orizzonti…».
Oggi la natura oltre ad osservarla la ascolti con l’aiuto del fondatore dei Subsonica…
«Con Max Casacci ci siamo incontrati in una trasmissione televisiva su Rai 3. Ricordo che aveva iniziato a registrare dei suoni caratteristici prodotti dalle rocce a base di malta realizzando dei brani e campionandoli in una struttura musicale senza aggiungere altri strumenti. La sua raccolta si è poi ampliata con la registrazione di altri elementi naturali viaggiando tra diversi ecosistemi ed elementi naturali spaziando tra acqua, aria, gorgoglii dei fiumi, i rumori delle montagne e le onde del mare. Quando ho ascoltato questo progetto mi sono accorto che però mancava un elemento che sarebbe stato importante inserire, quello del vulcano. Così ho fornito una serie di registrazioni che avevo realizzato in cima allo Stromboli lui l’ha ingegnerizzata ed è nata un brano dance vulcanico e straordinariamente ballabile. Da questo presupposto è nato il progetto che si articola in un album ed un libro allegato dove ho scritto diverse storie legate ai vari ecosistemi che si raccontano in prima persona e che oggi sono diventate anche uno spettacolo che portiamo in giro per l’italia».
In questo periodo il dibattito ambientale e non solo verte sul tema dell’approvvigionamento energetico…Recentemente hai parlato di energia nucleare e della disinformazione che riguarda questo tipo di produzione. C’è bisogno di chiarezza non credi?
«Si, nella fattispecie mi sono riferito agli striscioni che spesso sono presenti sulle nostre piazze e che recitano “vogliamo un’ energia pulita”. Scientificamente è corretto affermare che il nucleare non è “sporco”, non produce gas serra e rispetto ad altri combustibili fossili non ha un aspetto fortemente inquinante. Le centrali nucleari possono essere problematiche per le scorie che hanno un potere letale ma oggi grazie ai nuovi processi è possibile evitare il più possibile disastri e creare dei sistemi più sostenibili. Ci sono diversi aspetti però ancora da risolvere: alla luce delle esperienze passate sicuramente non è più possibile pensare ad un luogo dove confinare le scorie a tempo indeterminato».
La memoria ci rimanda a incidenti gravi come ad esempio Chernobyl e Fukushima che hanno distrutto vite e modificato per sempre l’ambiente naturale…
«Il nucleare come tutte le energie prodotte presenta pregi e difetti. Il pregio è quello di non introdurre nell’ambiente emissioni di clima alternati ma di contro la sua produzione è estremamente costosa, inoltre per realizzare una centrale nucleare c’è bisogno di tempi molto lunghi che ad oggi non ci possiamo permettere».
Quali possono essere le giuste misure per agire nell’immediato sul problema energetico?
«Sicuramente è fondamentale investire sulle forme che ci possono fornire una resa energetica veloce ed immediata e su questo l’unica strada da percorrere è spingere l’acceleratore sulle rinnovabili che oltre a non produrre gas serra costano molto meno e sono immediatamente installabili. Poi esiste il mondo dei combustibili fossili che rappresenta la maggioranza delle energie che produciamo. Possiamo dire che è un tipo di sostentamento energetico poco sostenibile oltre ad essere motivo per il quale si combattono guerre, sporcano, inquinano e fanno ammalare. Noi non consideriamo che quando paghiamo due euro un litro benzina non ne paghiamo altre due per curare il mondo e sanare il danno prodotto da quel tipo di combustibile. Sicuramente senza i fossili la nostra società non si sarebbe potuta evolvere così velocemente ma questa evoluzione ha un prezzo molto alto da pagare».
Il Ministero dell’ Economia e delle Finanze ha aggiornato la Guida operativa del PNRR per il rispetto del principio di non arrecare danno significativo all’ambiente…quali sono le altre urgenze che il governo Meloni dovrebbe prendere in carico?
«L’emergenza climatica dovrebbe avere la priorità su tutto. Occorre trovare un espediente che migliori la situazione legata all’energia e all’ambiente. Bisognerebbe investire sulle rinnovabili ma non vedo grandi passi avanti in merito si continua a parlare delle forniture di gas che non sono sufficienti a coprire il nostro fabbisogno e addirittura si riaprono le centrali a carbone facendo passi indietro. Tutto questo si traduce in un grande problema ambientale che noi pagheremo nell’immediato futuro per questo è fondamentale trovare già oggi un’altra via. Il nuovo governo dovrebbe puntare verso le rinnovabili e metterci fino all’ultimo centesimo. Il nucleare impiega troppo tempo, il gas può essere ricattabile da parte di altri fornitori e non solo la Russia…Continuare a dipendere da altri è come essere tossicodipendenti e limitarsi a cambiare spacciatore per risolvere il problema».
La conferenza dei servizi ha dato il proprio parere favorevole all’installazione nel porto di Piombino della nave rigassificatore. Può esistere un modo alternativo di produrre energia ad emissione zero?
«Ogni forma di energia ha un impatto, anche le rinnovabili sono soggette a costruzioni dei panelli che ad oggi avviene con materiali che non sono riciclati, inoltre anche le batterie cumulative non hanno ancora un percorso di smaltimento sostenibile. Però se ci pensi abbiamo subito i problemi dei combustibili fossili senza farci troppe domande mentre adesso rischiamo di fare le pulci a tutto. Occorre sempre trovare la via che ci conduce al meno peggio per noi stessi e l’ambiente. Siamo otto miliardi di esseri umani e abbiamo delle esigenze di sfruttamento di risorse altissimo e questo conduce inevitabilmente a un impatto negativo sul nostro pianeta».
Secondo una ricerca Ipsos il 5% dei consumatori è disposto a pagare di più per un bene o un servizio che tiene conto delle buone pratiche in tema di sostenibilità, anche la nascita di numerose società benefit sono specchio di un cambiamento tangibile…siamo alla vigilia di una nuova rivoluzione culturale?
«Apparentemente sembra esserci un cambiamento e una nuova necessità di ripensare ai consumi e al loro itinerario produttivo. Ma ad oggi per un acquisto più consapevole come faccio a sapere qual è il bene o il servizio che ha un impatto sostenibile? Le etichette non sono sempre chiare e gli statement delle corporation sono spesso nebulose. Quando compro una t shirt vorrei sapere oltre al luogo di produzione quanta acqua e quante risorse energetice sono state utilizzate per produrla. Se scelgo un itinerario di viaggio di un tour operator quanto mi costa in termini di anidride carbonica equivalente? Oppure al mercato una vaschetta di pesche quanto ci costa in termini di acqua?».
Quali sono i sistemi produttivi da rivedere?
«Ci sono delle produzioni soprattutto agricole che bisognerebbe rivalutare. Produrre kiwi in Italia ci costa milioni di litri di acqua all’anno per una quantità esigua. Bisognerebbe chiedersi se ne vale realmente la pena… Il consumatore con le sue scelte ha la facoltà di poter cambiare il mercato attraverso l’equilibrio della domanda e dell’offerta. Solo in questo modo le corporation potranno iniziare a prendere sul serio il tema ambientale».
Tu sei da anni portavoce del tema ambientale in conferenze, studi e programmi televisivi. In questi giorni è ripartita su rai 3 la nuova serie di “Sapiens”; è ancora difficile veicolare cultura in tv?
«Non è facile portare la cultura della salvaguardia dell’ambiente al pubblico della tv generalista . La nuova stagione di “Sapiens” su Rai3 anche quest’anno va in onda il sabato sera contro una programmazione che pone in rilievo il varietà che diverte, distrae e ha un battage pubblicitario forte. Programmi come “Sapiens” sono vero servizio pubblico, ti costringono a ragionare, dunque se lo vuoi vedere devi fare una scelta precisa e personalmente la porto avanti da ventuno anni in prima serata, da quando conducevo “Gaia”».
Quali sono le novità di questa stagione?
«Anche cambiando format ho cercato di dare risposta a un tipo di pubblico che cerca l’approfondimento. Nel tempo ho cercato di restare coerente con il messaggio scientifico che porto e credo che sia fondamentale proporre contenuti cuturali anche nei luoghi e nei momenti in cui sembra meno opportuno farla perchè bisogna raggiungere in maniera trasversale tutti, senza distinzione».
Quando il dibattito scientifico gira sui social network scindere il vero dal falso diventa un’impresa impossibile…quali potrebbero essere gli strumenti per eliminare le fake news?
«Sicuramente è complicato gestire i social, spesso sono palcoscenico ad un’ ampia platea di ignoranti funzionali analfabeti. Ovviamente poi è sempre sbagliato generalizzare, ci sono anche molti contenuti interessati e rappresentano ad ogni uno specchio preciso della nostra realtà quotidiana. Il rischio è alto quando si cerca di qualificare la veridicità di una fonte e questo apre il campo ad una serie di notizie false che si autoalimentano, per questo poter realizzare una campagna di comunicazione seria su questi aspetti risulta molto difficile e deve essere gestita da esperti capaci di dare risposte in maniera immediata e puntuale».
Questo discorso vale anche per il dibattito sul clima?
«Certo, soprattutto nel campo climatico è facile trovare post acchiappa click che fanno leva sulle paure e i titoli ad effetto. La mancanza di certificare una fonte e il numero sempre più consistente dei così detti “troll”, ossia gli odiatori seriali che sfogano le proprie frustrazioni dietro una tastiera. Tutto questo è alimentato dall’anonimato che se da un lato ti consente una libertà maggiore dall’altro può autolegittimare la violenza verbale che può avere effetti disastrosi e che sicuramente inquina il dialogo ed il dibattito attivo e costruttivo».
Il tuo rapporto con i social non è particolarmente positivo…
«Personalmente sono costretto a restare sulle piattaforme, è utile utilizzare tutti i canali disponibili per promuovere i miei progetti lavorativi ma non è un universo che apprezzo particolarmente».
Uno degli ambiti che preferisci invece è quello della libreria. In “Uno scomodo equilibrio” in tempi di pandemia hai scritto che la scomparsa totale dei virus in realtà potrebbe essere un disastro per l’uomo…
«Si, capisco che può sembrare un concetto rivoluzionario ma se ci pensi tutta la storia dei Sapiens è sempre stata vissuta con i patogeni, virus e batteri. Ad oggi possiamo dire che non ci fossero stati loro non sarebbe proprio possibile la vita. Fino a prova contraria nessuna specie vivente al mondo è immune da virus e anzi molti collaborano e vivono con noi a nostro favore».
Ci sono quindi dei patogeni che ci sono d’aiuto?
«Si, immagina la semplice escherichia coli nell’intestino, se non ci fosse non potremo espellere le nostre scorie. Ovviamente in un contesto esterno invece lo stesso patogeno è estremamente pericoloso. Per questo bisogna combattere le malattie perché uccidono persone ma bisogna anche raggiungere un giusto equilibrio epidemiologico cioè fare in modo che i virus siano per noi non letali. Ad oggi esistono miliardi di patogeni, pensa al raffreddore ma fortunatamente la loro replicazione non sempre si traduce in mortalità per l’uomo».
Nel tuo nuovo libro edito da Mondadori “Mediterraneo inaspettato. La storia del Mare nostrum raccontata dai suoi abitanti” racconti le origini di una parte fondamentale del nostro globo terrestre
«Mi interessava partire dalle origini pochi conoscono la sua storia più antica, sono gli eventi che hanno portato alla sua formazione, le vicissitudini che ha attraversato nei millenni, prima della comparsa di noi sapiens, e le straordinarie trasformazioni che ha subito nel corso della sua evoluzione. Ho immaginato una serie di racconti dei suoi abitanti non umani dai tonni alle balene passando per i mammut che frequentavano le coste. Loro sono i nostri veri antenati e mi ha divertito dare voce direttamente a loro. Tra tutti i personaggi mi piace citare Elly l’elefantessa che descrive quale fu lo stupore dei suoi antenati quando videro il Mediterraneo quasi disseccarsi a causa del cambiamento climatico verificatosi sei milioni di anni fa».
Tutti i personaggi sono di sesso femminile: come mai questa scelta?
«Il genere femminile in un certo senso si ricollega direttamente all’inizio della storia dei Sapiens quando non c’era un dio padre come adesso ma la vera protagonista era la Dea Madre preferita dispensatrice della vita e simbolo di fertilità. Ci sono arrivato anche guardando il regno animale in cui la parte femminile è sempre stata preponderante Esistono delle specie di pesci in cui il maschio è attaccato per costituzione alla femmina che è anche più grande a livello fisico. Il ruolo del maschio è quello solo quello di dispensare spermatozoi, un compito naturalmente insostituibile ma minoritario. Il mondo degli ante sapiens era un mondo femminile, un universo dunque più accogliente che per esempio faceva molto meno la guerra e che invece quando si tramuta nella società maschile patriarcale si trasforma in violenta e se vogliamo impone certi diritti. Bisogna valutare che secondo l’evoluzione della specie ovviamente vanno avanti solo i più forti e meritevoli».
A proposito di merito ultimamente si parla di nazionalismo e di rivalutazione del made in italy…In Italia nel campo della geologia applicata in cosa brilliamo rispetto ad altri paesi?
«In Italia abbiamo risposto a sfide importanti in merito alle infrastrutture. Noi abbiamo costruito un paese in condizioni geomorfologiche difficili spesso affrontando le montagne le frane e il dissesto idrogeologico siamo riusciti a inserire infrastrutture dove forse altri non sarebbero stati capaci. Purtroppo non siamo però ai primi posti per il settore antisismico. Lo saremmo se riuscissimo a ricostruire i nostri centri storici secondo i nuovi criteri che sono presenti negli altri paesi. Troppo spesso pensiamo che il terremoto dipende dal fato e che non possiamo farci niente. Invece oggi dal punto di vista tecnologico e scientifico abbiamo le conoscenze dei ricercatori italiani all’avanguardia per fronteggiare e soprattutto prevenire disastri. Poi ovviamente c’è bisogno di risorse e di un interesse politico per mettere a terra tutte le forze necessarie per evitare disastri… Mi auguro che nel futuro questo aspetto sia preso in considerazione».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Mario Tozzi quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Immagino il Domani con un certo pessimismo se ci ragiono in maniera razionale e con ottimismo se ci metto tutta la mia volontà e quella degli altri Sapiens. Spero in un futuro migliore guidato dalla luce della scienza capace di restituire un ambiente sano alle prossime generazioni».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite