Camila Raznovich, la celebre conduttrice volto di punta di Rai 3, ha trascorso la sua vita immergendosi in un melting pot colorato di culture. Figlia di padre ebreo di origini russe e madre cattolica, ha vissuto sin da giovane in un ambiente cosmopolita viaggiando in giro per il mondo con una comunità hippie che ha forgiato la sua identità multiculturale dimostrando una curiosità intraprendente e un desiderio urgente di esplorare il mondo, tratti che avrebbero definito la sua futura carriera. La sua avventura televisiva ha preso il via a soli 19 anni su MTV Italia. Con il suo approccio autentico e appassionato ha conquistato il pubblico, diventando un volto amato dai più giovani diventando pilastro di trasmissioni innovative come “Loveline”, che affrontava apertamente tematiche sessuali in un’epoca di tabù, ponendosi come una frontiera pionieristica che ha aperto la strada a conversazioni più aperte e inclusive in tv. Ma il camimino di esplorazione della conduttrice milanese non si è fermato alle frontiere televisive. La padrona di casa di Macondo, il nuovo format Rai, ha recentemente pubblicato il libro Non metterti comodo. Benvenuti nell’era del cambiamento, edito da Piemme. Il libro si presenta come una guida essenziale al cambiamento, un manifesto politico sui generis che invita i lettori a mettere in discussione la quotidianità e a abbracciare una prospettiva planetaria e al contempo essenziale del nostro presente. In Non metterti comodo, Camila condivide il suo pensiero sulla vita come un continuo movimento, a volte fatto di rinunce e scomodità. Una citazione che incarna la sua filosofia e che risuona come un invito a non temere il cambiamento, ma ad abbracciarlo come opportunità per un futuro migliore. Il testo, arricchito dai contributi di esperti come Hervé Barmasse, Stefano Mancuso, Telmo Pievani e Dario Marchini, si presenta come una risorsa fondamentale per coloro che cercano di navigare nel caos del cambiamento e plasmare il proprio destino. In questa nuova Video Intervista nel Salotto Digitale di Domanipress abbiamo incontrato Camila Raznovich per condividere la sua visione su tematiche urgenti ed attuali come il cambiamento climatico e l’importanza dell’educazione delle nuove generazioni.
Oltre ai tuoi impegni televisivi ti ritroviamo in libreria con “Non metterti comodo: Benvenuti nell’era del cambiamento”, edito da Piemme. È una guida per navigare attraverso i tempi in continua evoluzione. Come è nata l’idea di scrivere di queste tematiche?
«L’ispirazione è nata durante la pandemia. Stando a casa e affrontando una scomodità improvvisa, ci siamo resi conto delle nostre fragilità e della difficoltà nell’adattarci al nuovo. Ho pensato che fosse importante prepararci per un futuro scomodo, dato che scienziati prevedono cambiamenti significativi nell’ambiente e nell’occupazione a causa, ad esempio, dell’intelligenza artificiale. La pandemia ha messo in luce le nostre fragilità e la difficoltà nell’adattarci al nuovo. Questo libro è nato proprio per aiutare a destreggiarci in un mondo in continua evoluzione».
Tra le diverse tematiche affrontate secondo te quale è l’aspetto più urgente da affrontare? Qualcosa che ti spaventa o che offre maggiori opportunità?
«Sicuramente, il cambiamento climatico è una delle sfide più pressanti. Tuttavia, capisco che, anche se possiamo fare la nostra parte individualmente, sono necessari accordi internazionali e il rispetto di tali accordi da parte dei governi. Riguardo alla vita individuale, ritengo che l’educazione delle nuove generazioni sia cruciale. Molti genitori sembrano aver rinunciato al loro ruolo educativo, contribuendo a una generazione che si sente alla pari con gli adulti e spesso manca di rispetto per gli altri».
Hai menzionato la famiglia, la tua era atipica costruita su radici e culture eterogenee. Come ha influenzato la tua vita questo background?
«Crescere in una famiglia con un padre ebreo di origine russa e una madre cattolica, con esperienze anche legate all’India, è stata un’esperienza unica. Questo background culturale mi ha fornito una prospettiva ricca e aperta, che credo sia fondamentale in un mondo che richiede adattabilità e comprensione delle diversità».
Cosa ti ha insegnato l’esperienza adolescenziale del vivere in un Kibuttz indiano?
«Non è stato facile. Ho vissuto in una comune lontana dai miei genitori, ricordo i pianti di quei tempi ma anche la possibilità di poter crescere da sola imparando l’importanza della condivisione con gli altri. Eravamo tutti vestiti uguali, non c’era spazio per l’egoismo e l’individualità».
Oggi che tipo di mamma sei?
«Una mamma che crede fermamente nel valore della famiglia. L’importanza dell’educazione in casa è cruciale. Dobbiamo preparare le nuove generazioni ad affrontare un mondo complesso e competitivo. Non basterà essere bravi o conoscere una lingua, ma i nostri figli dovranno sviluppare competenze e una mentalità resiliente per affrontare le sfide future. Molti genitori sembrano aver rinunciato al loro ruolo educativo, contribuendo a una generazione che si sente alla pari con gli adulti e spesso manca di rispetto per gli altri».