Ormai la Disney è un treno in moto perpetuo, che non ha la minima idea di fermarsi nemmeno per un solo istante. Sembra quasi che abbia sradicato il freno dalla propria locomotiva e che lo abbia lanciato fuori dal finestrino del conducente. Sia che si tratti di prodotti marcati solamente Disney, sia che si tratti di Disney – Pixar, sia che si tratti di Marvel – Disney oppure di Disney – Lucasfilm, anche se vengono cambiate le carte in tavola ed alternati i partner, alla mega azienda di Topolino gli manca soltanto che si fabbrichi i soldi da sola, visto e considerato quanto matura ogni anno. Per l’appunto, Disney e Lucasfilm, in attesa dell’uscita di Star Wars VII: Il risveglio della forza, si sono decise di risvegliare la “Forza” latente nei fan del franchise, producendo e realizzando la serie animata Star Wars Rebels, di cui la prima puntata venne trasmessa in mondovisione su Disney Channel, il 3 ottobre del 2014 e le restanti 12, in prima visione in Italia, su Disney XD dal 2 novembre. In seguito, nel 2015, il serial venne mandato in onda su RAI GULP nella fascia pomeridiana. L’opera televisiva a livello cronologico si colloca quattordici anni dopo la caduta della repubblica e dell’ordine dei jedi; e cinque anni prima dei fatti inerenti al quarto capitolo della saga intergalattica: Star Wars IV: Una nuova speranza. Da un punto di vista di pura e semplice computer grafica sono stati fatti molti passi in avanti; dato che, rispetto alla serie precedente, Star Wars: The Clone Wars, gli scenari sono molto più curati, verosimili e sempre più vicini alla loro controparte filmica. Inoltre, i personaggi hanno acquisito una fisionomia più morbida ed arrotondata (perdendo in compenso le loro spigolosità passate), che ha contribuito non poco ad una resa più naturalistica delle espressività facciali, permettendo così, ai molteplici characters che si muovono sulla scena, di poter comunicare con maggior efficacia e concretezza i loro svariati stati emotivi. Oltretutto, gli affezionati più intransigenti della vecchia trilogia, saranno contenti di vedere che il design delle ambientazioni e dei costumi si rifà moltissimo a quest’ultima. Le parole d’ordine sono repressione, assoggettamento ed imposizione del proprio credo. Tutto ciò che non si confà all’impero non viene neanche preso in considerazione, se non schiacciato con la violenza e le armi. Già dai primissimi minuti della prima puntata siamo testimoni di un silenzio e di una pace che sono soltanto un semplice specchio per le allodole. Una tranquillità generata da una pistola puntata costantemente dietro la testa e voluta a tutti i costi dai potenti, onde evitare la manifestazione di una qualsivoglia libertà di pensiero, che potrebbe poi sfociare in un secondo momento in una destabilizzazione dell’equilibrio del terrore, di cui il governo imperiale si fa unico e spietato promotore…. Insomma!.. Un ordine distopico-fascista. Gli jedi e le loro spade laser sono oramai un lontano ricordo dopo la messa in atto dell’ordine 66, studiato per la loro estinzione da tutta la faccia della galassia. Ma qualcosa cova sotto le ceneri della repubblica…. La scintilla della ribellione. Condotta da individui che non hanno paura di dimostrare con fatti ed azioni eroiche la loro opinione discordante sull’abuso di potere di chi è salito al trono. In particolare, la serie si concentra soprattutto su un piccolo nugolo di sovversivi composto da: Garazeb “Zeb” Orrelios, un combattente lasat rancoroso nei confronti delle forze imperiali perché responsabili di aver spazzato via quasi totalmente la sua razza; Sabine Wren, originaria del pianeta Mandalore, una specialista degli esplosivi ed un po’ l’artista del gruppo, data la sua vena da writer; non poteva poi mancare un astrorobot, ossia C1-10P, detto anche Chopper, nelle fila di questa ciurma spaziale. Un barattolino facilmente irritabile, ispirato palesemente al più noto R2-D2; poi abbiamo Hera Syndulla, investita del compito di pilota. Ma coloro che spiccano di più fra tutti sono: Kanan Jarrus ed Ezra Bridger. L’uno, facente parte di quei jedi sfuggiti alla decimazione di quattordici anni fa e leader di questa cellula ribelle. Saggio e cauto come dovrebbe esserlo ogni jedi che si rispetti, ma certe volte insicuro e poco paziente, perché non ancora del tutto consapevole delle proprie capacità e della “Forza” che pervade tutto il creato. L’altro, un ladruncolo di Lothal che vive di espedienti per poter sopravvivere, ma che nasconde un grande potere sopito dentro di sé, del quale ne è totalmente all’oscuro ed un passato complesso e nebuloso. I due, non solo diventeranno membri del solito equipaggio, ma fra di loro si svilupperà un singolare rapporto allievo-maestro, dove non sarà solamente il primo ad imparare dal secondo, ma anche il secondo dal primo, considerato che Kanan, è sì un cavaliere jedi, eppure non è ancora abbastanza maturo e sicuro dei suoi mezzi per essere un maestro a tutti gli effetti in grado di prendere sotto la sua ala un giovane padawan. Per cui, sia questi che Ezra, progrediranno assieme nella comprensione delle vie della “Forza”, istaurando giorno dopo giorno più un rapporto d’amicizia fraterna, che un gerarchico legame maestro-allievo. Naturalmente, in questo caso, è lecito che, vedendo questa accoppiata, il pensiero rimandi subito alla complessa relazione tra Anakin ed Obi-Wan Kenobi. La cosa curiosa è che Ezra Bridger, essendo un ragazzo di appena quattordici anni, abbia la stessa età di Luke Skywalker, in quanto nati entrambi all’epoca della fondazione del nuovo impero galattico. Sicuramente, Ezra è più impetuoso ed incosciente di Luke, ed anche meno sprovveduto all’inizio, ma le somiglianze fra i due sono lampanti. Ambedue quattordicenni, originari di un pianeta desertico, determinati a cambiare le cose ed all’oscuro del grande potere che scorre nelle loro vene…. Guardando Ezra Bridger a l’opera, da come l’impressione di assistere alla crescita fisica e caratteriale del più noto Luke Skywalker…. Forse!…. Il suo essere impulsivo ed imprevedibile, i creatori della serie glielo hanno fatto ereditare dal più travolgente ed irruento Anakin…. Direi quindi che Ezra, sia il giusto mix fra padre (Anakin) e figlio (Luke). Ritornando alla questione della ribellione, la stessa astronave pilotata da Hera e gli stessi protagonisti, portano con sé un appellativo alquanto simbolico: rispettivamente, SPETTRO e SPECTERS. Come a suggerirci che per adesso la ribellione può essere condotta solo sotto forma di guerriglia, invisibile all’occhio dell’esercito e del governo, come uno spettro appunto, in quanto no è ancora arrivato il momento per la scoccata finale in campo aperto. Oltre al design, la connessione con Star Wars IV: Una nuova speranza, si ha inoltre nel contegno con cui si mostra l’uso delle spade laser. Se in Star Wars: The Clone Wars vi era una vera e propria orgia di lightsabers, in questo contesto ritengo sia giusto che si sia presa una tale decisione, dato che, una loro eccessiva esibizione catalizzerebbe l’attenzione sui rivoluzionari, compromettendo la copertura di chi si è dato alla macchia. In più, codesto espediente di sceneggiatura, genera nelle poche circostanze in cui fanno la loro apparizione, un forte senso di pathos ed una notevole tensione narrativa, come se il loro improvviso paventarsi conduca la trama ad un cruciale punto di svolta;…. ed avvolte è proprio così! Largo spazio, per ricollegarsi di nuovo ai vecchi lungometraggi, viene concesso persino alla componente comica, rimasta un po’ in sordina nella moderna trilogia filmica ed in Star Wars: The Clone Wars, della quale molti ne erano nostalgici e rimasti orfani. Sono esilaranti le burle orchestrate da Chopper ai danni di Zeb e l’attrito infantile fra i due compagni di squadra; oppure le litigate fra quest’ultimo ed il neo arrivato Ezra. Due situazioni, che entrambe ci riportano alla memoria l’accanimento terapeutico di Ian Solo nei confronti del povero ed indifeso C-3PO. Nella presente serie, ci sarà spazio anche per delle vecchie conoscenze e per dei personaggi dei quali si sono perse le tracce dal serial animato immediatamente antecedente a questo. Quasi sicuramente, Star Wars Rebels, catturerà una fetta di pubblico fortemente settoriale, che segue la saga da molto tempo o che si è avvicinata ad essa da più di recente. Tuttavia, è indubbio l’alto livello della sua qualità, distaccandosi di molto da un semplice cartone animato concepito per il piccolo schermo. Probabilmente anche per l’esiguità del numero di puntate, che costringe a concentrare il racconto che ci viene proposto in poche ore, tralasciando gli argomenti meno interessanti e superflui, e premendo l’acceleratore sui vari noccioli della questione, dimostrandosi dal taglio fortemente cinematografico, più che dal taglio televisivo. In definitiva, Star Wars Rebels lo consiglio soprattutto a chi vuole avere un quadro generale ancora più corposo della saga lucassiana. Comunque sia, a mio avviso, è una serie che può essere godibilissima pure per i profani delle battaglie a colpi di spade laser.
Gabriele Manca