Retrospettiva : La Fattoria degli animali di George Orwell

Ci sono letture che non hanno tempo e i messaggi che mandano sono sempre attuali, come l’opera di Orwell scritta nel periodo della seconda guerra mondiale ma pubblicata a seguito della stessa a causa del suo contenuto satirico nei confronti della politica di allora.

La fattoria degli animali, a dispetto di quanto si potrebbe evincere dal titolo, non è un libro per bambini; a essi lo si potrebbe leggere, ma la loro età e quindi inesperienza, non gli permetterebbe di comprendere subito la metafora che l’autore del romanzo, George Orwell, ha nascosto (nemmeno troppo velatamente).

Si tratta, in definitiva, della trasposizione della nostra stessa vita fra i veri inquilini di una fattoria: gli animali. Proprio come la Storia ci racconta, tra di essi cominciano a verificarsi gli stessi meccanismi che si sono creati nel corso del tempo nella razza umana, ossia la formazione delle gerarchie: qui sono i maiali ad occupare il gradino più alto della scala sociale e, come avviene per noi uomini, sono essi a dettare le regole a tutti gli altri, fino a occupare il posto (anche in senso fisico) degli stessi, bipedi, padroni.

Questa presa di posizione da parte degli animali nasce come una rivolta nei confronti degli uomini, a voler evidenziare l’equità degli animali tra loro stessi messa in contrapposizione con quanto succede invece fra gli esseri umani, ma, ben presto, i “privilegi” del potere assunto dai maiali gli trasforma in spietati dittatori, esattamente come avviene ormai da millenni tra noi parenti mammiferi degli stessi animali.

E’ un libro che trasmette un senso di tristezza per la nostra condizione di uomini, divisi in gerarchie e troppo spesso governati da gente peggiore di noi, potrebbe quindi definirsi un’opera politica in un certo senso.

Ciò che accade in una fattoria, in questo caso inglese, potrebbe avvenire in qualsiasi posto del mondo in un qualunque momento storico, e quasi sicuramente il risultato sarebbe sempre lo stesso.

Patrizia Pecoraro

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