Dopo un anno dall’uscita di Lo Hobbit – La Desolazione di Samug –, finalmente arriva il seguito, ci si aspettava un seguito nello stesso stile, ma al contrario ci si trova davanti un film incentrato quasi unicamente sulla battaglia mentre nel film precedente la trama era più complessa, con alcuni spunti divertenti e di sorpresa.
Il film inizia nel panico generale, la città si trova sotto l’assedio di Smaug. Tutti cercano di salvarsi, in particolare il sindaco e il suo leccapiedi che salgono su una barca portandosi dietro tutto l’oro dei cittadini, calciando chiunque cercasse di salire a bordo. Qui ci appaiono subito chiari i due temi simbolici principali che andranno poi a formare la morale del film, ossia l’avarizia e l’amore. Bard decide di fare ciò che suo nonno non è riuscito a compiere, uccidere il drago. Avendo l’arco rotto decide di creare un arco di fortuna, usando la corda e la spalla di suo figlio come mirino riuscendo così ad ucciderlo. Questa parte iniziale è un po’ troppo frettolosa, dato che la fine del film precedente pone le basi per la vera entrata in gioco del drago; invece accade tutto troppo in fretta come per dar spazio solo alla battaglia e ai suoi preparativi. Sconfitto il Drago, Thorin rivendica la montagna come suo diritto, ma la malattia del drago lo colpirà rendendolo incapace di pensare ad altro che non sia l’oro, ma altri guarderanno alla montagna per la sua ricchezza e posizione.
L’oscurità avvolgerà tutti, elfi, uomini e nani, ma un barlume di speranza verrà dato da Bilbo che riuscirà col suo ingegno la sua forte amicizia con Thorin ad attenuare i rancori e a guarire Thorin stesso. La grande battaglia si svolgerà con gli orchi senza esclusione di colpi da parte di nessuno. Verranno meno le scene spiritose durante la lotta come accadeva nella trilogia del Signore degli Anelli, dove a volte sembrava quasi un gioco in cui Legolas e Gimli cercavano di predominare. Qui, invece, si cerca di sottolineare la crudeltà della guerra scatenata per motivi futili.
In questa battaglia verranno tirati in ballo l’onore, l’amore, l’amicizia e l’avidità. Tutti i personaggi cambieranno e non saranno mai più quelli di prima. A partire da Bilbo, eroe dal cuore d’oro, il quale era partito come semplice artigiano per niente coraggioso e un po’ pigro diventando poi un impavido avventuriero, con sì qualche aiuto (l’anello), ma che utilizza soprattutto l’ingegno.
Nel complesso il film sembra aver dato molto meno rispetto al libro ed è soprattutto meno coinvolgente di La desolazione di Smaug. Uscendo dal cinema quindi si rimane un po’ insoddisfatti non essendo stato all’altezza del precedente sia per il fatto che è incentrato interamente sulla guerra, sia perché le scene di guerra non erano così ben fatte come sa fare Peter Jackson.
Laura Giunchi