O ti piace o non ti piace, punto. Iterstellar, è uno di quei film che senti raramente giudicare “carino”; è l’ ultimo controverso lavoro partorito dalla mente del regista Christopher Nolan, che per la prima volta si vede impegnato nel genere fantascientifico.
Fantascientifico mica troppo.
Caricato da grosse aspettative, sembrava raccogliere l’ eredità di “2001 odissea nello spazio” per trasformarla e sorpassarla.
Un film rivelatore, educativo se vi pare. Molti lo sono andati a vedere pensando di avere l’ opportunità di immergersi, di capirci di più, magari di sentirsi finalmente partecipi delle teorie scientifiche che spiegano il nostro universo, stimolati dall’ annunciata consulenza di Kip Thorne, fisico teoretico del California Institute of Technology su cui si basa il film.
La grossa quantità di immagini, visioni e previsioni, tuttavia, appaiono accompagnate e sostenute dalla scienza ad intermittenza. Le teorie sembrano emergere ogni tanto per dare alla storia d’ amore di fondo quel sapore di mistero e rivelazione.
Diciamolo: la scienza viene un po’ calpestata a favore del clamore dei ripetuti colpi di scena e di questo risente un po’ l’ unità della trama i cui passaggi sono un po’ discontinui tra loro.
Ci sarebbe piaciuto vedere cosa succede al di là di un buco nero, ma davvero, non può essere così semplice o piacevole come cadere su un materasso.
Meriteremmo qualche spiegazione in più su come un misero essere umano sia potuto sfuggire ai problemi dovuti all’ immensa forza gravitazionale di un buco nero.
Non so, anche solo parlare del più “simpatico” dei fenomeni, se non altro per il nome: la “spaghettificazione”.
La spaghettificazione, è un fenomeno dal sapore tutto italiano, ma deriva da un neologismo inglese. In teoria accadrebbe quando un oggetto è in caduta verso il centro di un buco nero.
Immaginiamo di cadere in un buco nero con le mani protese in avanti, queste sarebbero attratte con una forza talmente maggiore rispetto a quella dei nostri piedi che noi verremmo allungati a dismisura dalla gravitazione, come degli spaghetti per l’appunto.
Ovviamente non faremo in tempo a trasformarci in dei Mister Fantastic, ma saremmo ridotti in milioni di milioni di particelle allungate.
Che sia dentro un buco nero o no, il film non prospetta di certo un futuro roseo per noi.
E’ questa l’ altra faccia delle spettacolari immagini con cui il regista tenta di stregare il pubblico: il ‘Memento mori’.
Un messaggio sussurrato all’ orecchio che ci ricorda che dobbiamo scendere dal piedistallo della nostra superbia prima di venirne sopraffatti. Se continueremo così molto probabilmente la vita in questa terra, la nostra vita stessa, svanirà in un futuro non troppo lontano.
Mentre state leggendo questo articolo 800 milioni di persone stanno andando o sono andate a letto denutrite. Oggi il 20% della popolazione mondiale, la parte ricca, utilizza l’ 80 % delle risorse mondiali.
La temperatura del globo sta continuando ad alzarsi e in 80 anni arriverà dai 4 ai 7 gradi al di sopra di quella attuale e questo vorrà dire minori precipitazioni e desertificazione, migrazione di genti patogeni.
Vorrà dire che i poli continueranno a sciogliersi ed il livello dell’ acqua del mare salirà di circa un metro nei prossimi 70 anni.
Tutto quello che giudichiamo familiare, normale, come i posti che abbiamo visitato, i luoghi un cui siamo cresciuti, la bellezza che ci ha impregnato gli occhi cambierà.
Interstellar non descrive in maniera impeccabile le leggi dell’ universo, la trama e le battute non sono memorabili, ma forse non è nato per questo.
E’ più bello pensare che nasca dall’ esigenza di far capire che tutto quello che di meraviglioso ora abbiamo potrà andare perduto, che quello attuale non è il modo giusto di vivere il nostro pianeta.
Attilio Trovato