A volte non possiamo far altro che accogliere le cose così come sono e basta, giuste o sbagliate che siano. A volte non possiamo far altro che accantonare il nostro egoismo e sostenere incondizionatamente con tutto il nostro amore le persone a cui teniamo, nonostante non ne condividiamo le scelte, tenendole affettuosamente strette per mano nel corso dell’intero viaggio che, a nostro malincuore, hanno deciso di intraprendere, per renderlo il più sereno, piacevole ed il meno amaro possibile. Perché amare profondamente qualcuno, in fin dei conti, forse vuol dire anche questo.
“Io prima di te” è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo best seller del 2012 redatto dalla scrittrice e giornalista inglese Jojo Moyes, che non solo ci racconta con garbo una complicata storia d’amore sbocciata in mezzo ad un abisso di malinconica sofferenza ed un sensibile tema a lungo dibattuto come l’eutanasia, però in chiave romantica; ma persino come ci si possa approcciare ad un doloroso handicap senza per forza compatirne il portatore, anche attraverso una nota ironica e di sarcasmo, per riconoscergli di nuovo quella dignità che gli spetterebbe, in quanto persona pur sempre con un cuore, un cervello pensante ed un’anima.
Nel film la menomazione fisica, quindi, non subisce un accondiscendente processo di commiserazione, bensì viene liberata da qualsiasi tabù e spogliata di ogni umana ipocrisia, per poterne discutere apertamente, con sincerità, senza filtri e miserevoli gesti retorici.
Louisa Clark, la protagonista, una specie di pasticciona ed eccentrica Bridget Jones dal cuore sincero, risulta ben interpretata dalla Madre dei Draghi del serial televisivo “Il Trono di Spade”, l’attrice Emilia Clarke (nonostante in alcuni punti manchi di una maggiore espressività), in totale sintonia con Sam Clafin (“Hunger Games: La ragazza di fuoco”, “Hunger Games: Il canto della rivolta”), il quale si dimostra capace di dipingere il patimento e la frustrazione di un uomo che vive ormai soltanto di felici ricordi, man mano sempre più sbiaditi nella sua nostalgica memoria. Discreta, malgrado si tratti di un ruolo secondario, pure la prova di un ipervitaminizzato Matthew Lewis (che in questo frangente riesce per un momento a scrollarsi di dosso il goffo personaggio di Neville Paciock, impersonato da Lewis nella saga cinematografica di Harry Potter) nella parte di Patrick, il fisicato e superficiale ragazzo di Louisa. La londinese Thea Sharrock (dai trascorsi registici prettamente teatrali), armonizzando piacevolmente momenti più leggeri e spiritosi con altri più languidi, teneri e struggenti, dirige “Io prima di te” delicatamente e con grazia, corroborata da una fotografia dalle tinte morbide ed accoglienti. “Io prima di te” è una pellicola che gli amanti del cinema romantico/sentimentale gradiranno particolarmente eppure non ne rimarranno delusi (anzi, gradevolmente sorpresi) neppure gli occasionali spettatori del genere.
Gabriele Manca