Il 15 Maggio è uscito nelle sale italiane il secondo capitolo della serie di film che vedono come protagonista l’eroe della Marvel più anticonvenzionale e antieroico presente nei fumetti, Deadpool,interpretato da un volgare quanto carismatico Ryan Reynolds, sempre in perfetta forma per rendere al meglio il personaggio che ha ammaliato sia gli appassionati dell’Universo Marvel, che intere famiglie prima ignare della sua esistenza, nonostante “Deadpool” sia una pellicola tutt’altro che adatta alle famiglie.
Nonostante il primo film uscito nel 2016 e diretto da Tim Miller, abbia raggiunto il record di incassi malgrado il bollino rosso, il sequel diretto da David Leitch non ha assolutamente nulla da invidiare al precedente, specialmente in quanto a tono, colonne sonore, personaggi e sceneggiatura.
La pellicola inizia ripartendo da dove la storia ci aveva lasciati, ripristinando immediatamente e senza alcuna premessa l’atmosfera “alla Deadpool” che prende vita da sé non appena Ryan Reynolds fa la sua “trionfale” entrata con indosso il costumino aderente rosso e nero, cominciando con la sua sfilza di riferimenti fin troppo palesi ad altri film della Marvel e non.
Il nostro eroe sembra finalmente aver trovato la pace e l’accettazione di se stesso, di ciò che gli è accaduto e che lo ha reso tale, avendo ristabilito un equilibrio con la sua amata compagna Vanessa già introdotta ed approfondita nel primo film. Tuttavia, come in ogni sceneggiatura per il grande schermo che si rispetti, accade qualcosa che rompe bruscamente il perfetto equilibrio creato con tanta fatica.
Da qui in poi, il nostro protagonista inizia il suo viaggio verso la redenzione e la ricerca della propria strada, perennemente affiancato dalla sua ironia scoppiettante e mai melodrammatica, la quale rende impossibile allo spettatore persino soffrire per gli episodi tragici cosparsi nella narrazione, spingendolo ad adottare lo stesso umorismo di Wade Wilson dinnanzi alle varie disgrazie che egli si trova ad affrontare.
Questo è l’elemento che rende “Deadpool” unico nel suo genere, il tocco da maestro che fa diventare le due ore di visione stracolme di risate difficili da trattenere, e che ha trasformato l’uomo usato come cavia e condannato a divenire un’arma immortale in un’icona di sprezzante sarcasmo, in una perla kitsch di estremo fascino, invece che virare per la strada più facile e naturale presa dall’altrettanto amatissimo Wolverine.
Ad affiancare Ryan Reynolds e gli altri attori introdotti nel primo capitolo, troviamo Josh James Brolin (il quale ha interpretato anche il personaggio di Thanos in “Avengers: Infinity War”) nei panni di Cable, il giovane Julian Dennison in quelli di Firefist, Zazie Beetz nel ruolo di Domino e diversi famosi camei come alcuni personaggi dei film di “X-Men” e lo Hugh Jackman di “X-Men le origini – Wolverine”.
Alice Gaglio