Presentato in anteprima mondiale al Taormina Filmfest ” L’eroe” di Cristiano Anania. Un film dai molti interrogativi e narrativamente spiazzante ma dalla fotografia esplicativa.
Una storia potenzialmente interessante con riferimenti sociologici da non sottovalutare ma debole e zoppicante nella resa narrativa e sceneggiatura. Una storia che in alcune parti appare mancante di tasselli e snodi narrativi che creano un senso di spaesamento e disorientamento durante la visione del film. Personaggi che sembrano non dire tutto e nascondere parti delle loro personalità, relazioni e dinamiche non chiare. Il regista e l’attore protagonista Salvatore Esposito, interprete di “Gomorra“, la serie e “Lo chiamavano Jeeg Robot“, affermano che è un film non direttamente fruibile e comprensibile, che l’effetto sorpresa del finale, il detto e non detto fanno parte di una scelta stilistica e registica. Anania voleva realizzare un film impegnativo cercando di generare curiosità nello spettatore. Personalmente credo che l’effetto suspense sia poco convincente.
Ciò che risulta positivamente realizzata è la fotografia ed alcuni passaggi del montaggio. Dettagli, primi piani, flashback e particolari rendono più leggibile e chiara la narrazione. Dove non arriva la trama narrativa arrivano le immagini a ricostruire la storia.
Anche il carico psicologico e sociale è un elemento interessante: un giornalista per arrivare ad ottenere ciò che vuole e non perdere il lavoro è disposto a tutto, ad andare contro la deontologia professionale e commettere delle ingiustizie.
Emerge da questa storia la debolezza delle mente umana, l’esagerata voglia di farcela contro tutto e tutti, il cinismo, e la perdita di valori in cui si diventa eroi, ma di una eroicità falsa, ingiusta e scorretta.
Una vittoria vana quella del personaggio principale perchè le conseguenze saranno una perdita di un qualcosa per tutti i coprotagonisti del film: dignità per il protagonista, un caro amico per la ragazza, la vita per il presunto colpevole.
Un film particolare, probabilmente per apprezzarlo al meglio da vedere più di una volta e coglierne tutte le sfaccettature più sottili.
Carlotta Bonadonna