Il noto scrittore napoletano Maurizio De Giovanni si erge a capofila di una rivolta linguistica sui social. In un appassionato post su Facebook, rivendica il diritto del napoletano a essere trattato con rispetto. Definendo la lingua come antica e bellissima, De Giovanni sottolinea il suo ruolo di patrimonio comune, con un suono meraviglioso che unisce il maschile e il femminile come un atto d’amore. Senza giudicare l’artista Geolier, il quale è al centro della polemica, De Giovanni esorta alla conservazione della scrittura napoletana, respingendo l’idea che debba rimanere ancorata a epoche passate e suggerendo un esempio moderno nella figura di Pino Daniele.
L’Analisi di Angelo Forgione
Lo scrittore e divulgatore scientifico Angelo Forgione apre un secondo fronte nella polemica. In un post sui social, esprime il suo disagio riguardo al testo di Geolier, non risparmiando critiche linguistiche. Forgione, senza attaccare direttamente l’artista, evidenzia “errori” quali vocali sparite, assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti e segni di elisione inappropriati. Definendo il napoletano come una lingua perfetta per il rap, ma rifiutando l’interpretazione di Geolier come un “scempio”, Forgione accusa chi non prova imbarazzo di essere complice nell’offesa alla dignità del sistema linguistico napoletano, unico in Italia e di respiro internazionale.
La Polemica nel Contesto del Festival di Sanremo 2024
Mancano pochi giorni all’inizio del Festival di Sanremo 2024, e già si scatena una polemica sui social riguardo alla correttezza del testo napoletano della canzone di Geolier, “I p’ me, tu p’ tè”. I puristi del dialetto partenopeo denunciano gravi errori grammaticali, alimentando la discussione. La questione non riguarda solo l’artista, ma si amplia a una riflessione più ampia sulla conservazione e l’evoluzione della lingua napoletana. La controversia, alimentata da figure di spicco come De Giovanni e Forgione, solleva interrogativi sull’identità linguistica e culturale, riscaldando i toni nel dibattito su come preservare il patrimonio linguistico in un contesto artistico in continua evoluzione.