Non c’è problema sociale, civile e morale che non possa trovare risposta nei versi del grande Fabrizio De André: l’amore e l’universo femminile, la spiritualità il sogno, la guerra e la pace, il potere la giustizia e la libertà sono solo alcuni dei temi trattati. La sua opera musicale insofferente verso i preconcetti costituisce una lente disincantata e sincera da cui osservare la realtà da un punto di vista più alto, privilegiato senza essere elitario. Oggi depositaria della memoria del Faber è la moglie Dori Ghezzi che con la Fondazione De André svolge un accurato lavoro operando nell’ambito editoriale ed artistico ed aiutando molti giovani cantautori che proprio nel grande artista genovese vedono ancora oggi un punto di riferimento. In concomitanza con i due anniversari che racchiudono il viaggio artistico ed umano di Fabrizio De Andrè: quello della scomparsa, l’11 gennaio 1999, e quello della nascita, il 18 febbraio 1940 la storia del cantautore rivive in TV e al cinema con un Biopic, supervisionato dalla stessa Dori Ghezzi Coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film, scritto da Francesca Serafini e Giordano Meacci e diretto da Luca Facchini, intitolato “Fabrizio De Andre, Principe libero“. Il film biografico, prende il titolo da una frase scritta sulla copertina dell’album dell’artista “Le nuvole” e narra la vita di De André, interpretato magistralmente dal giovane attore Luca Marinelli, tramite i suoi brani, dall’infanzia ai capolavori della maturità, con al centro i caruggi di Genova, il rapporto con i familiari e con amici come Luigi Tenco e Paolo Vilaggio, che inventò per lui il soprannome Faber. Precedentemente al film è stata anche pubblicata da Sony Music la raccolta “Tu che m’ascolti insegnami” usando tecnologie innovative di mastering, senza tradire la bellezza naturale dell’originale. Noi di Domanipress abbiamo avuto l’onore di poter parlare con Dori Ghezzi del più grande cantautore della musica italiana scavando nei ricordi del passato per scoprire il vero spirito di Fabrizio De Andrè e delle sue canzoni patrimonio collettivo della cultura italiana.
Condensare una vita ricca di avvenimenti importanti e tratteggiare le linee di una personaggio complesso quanto importante come Fabrizio De Andrè non è un lavoro semplice…Da dove siete partiti per la realizzazione del film “Principe Libero”?
Prima di tutto la scelta dell’attore. Per la lavorazione di “Principe libero”, diretto da Luca Facchini, siamo partiti solo nel momento in cui abbiamo visto in Luca Marinelli l’interprete giusto per rappresentare Fabrizio. Luca e Valentina Bellè, che si è splendidamente calata nei miei panni, trovo siano entrambi due bravissimi attori, ai quali mi sono anche molto affezionata. È davvero speciale l’osmosi che si è creata fra loro sul set, un’osmosi capace di restituire il rapporto che c’era fra Fabrizio e me.
Com’è stato scegliere i momenti ed i particolari da raccontare della vita di Fabrizio De André?
In generale, ho accettato e abbracciato questo progetto, fidandomi, lasciandomi convincere del fatto che fosse opportuno adottare alcune soluzioni anziché altre. Per esempio, esigenze drammaturgiche hanno richiesto drastiche decisioni riguardanti la scelta dei ruoli che rappresentano l’amicizia e le collaborazioni, per non rischiare di ridurre i vari rapporti in una veloce e superficiale passerella di personaggi senza una giusta messa a fuoco. Lo stesso infatti è valso per il contesto, gli ambienti e gli avvenimenti: si è badato di più a quanto riuscivano ad evocare, senza alterarne la storia, piuttosto che alla coincidenza con l’esattezza dei fatti e delle situazioni.
Nel diario di Fabrizio de André “Sotto le ciglia chissà” pubblicato da Mondadori Fabrizio scrive: “Appena esce il disco vorrei distruggerlo: mi sembra inutile, sorpassato” lei che lo ha vissuto ricorda come nascevano le canzoni di Fabrizio e qual era il suo laboratorio di scrittura?
Aveva un metodo vario e allo stesso tempo ben definito, metodico, appunto. Da un lato il lavoro in tandem, e con questo mi riferisco ovviamente alle fondamentali collaborazioni che ben conosciamo; dall’altro quello che poteva sembrare un mare di appunti disordinati, presi ovunque, dai margini dei libri ai sacchetti per il mal d’aria, assumeva progressivamente forma sino alla cosiddetta “versione in bella”. Dalle sue carte, conservate ormai da anni all’Università di Siena dove ha sede anche il Centro Studi «Fabrizio De André», si può ben vedere il percorso creativo per la stesura di alcuni brani.
Recentemente è stata pubblicata la raccolta “Tu che m’ascolti insegnami“ Se dovesse scegliere un brano o un verso al quale è più affezionata quale sceglierebbe e perchè?
In Tu che m’ascolti insegnami, così come per alcuni dischi o libri pubblicati negli ultimi anni, abbiamo scelto per titoli versi tratti dall’opera di Fabrizio. In quest’ultimo caso, si tratta anche di quattro sottotitoli, tutti molto eloquenti: Femmine un giorno e poi madri per sempre a indicare l’amore e l’universo femminile; Il polline di dio, di dio il sorriso per la spiritualità il sogno; Dev’esserci un modo di vivere senza dolore per il disco in cui sono raccolti i brani che più parlano di guerra e pace, potere giustizia libertà; e infine, Sotto il vento e le vele, a suggerire uno sguardo su infanzia, la vita e oltre. Versi che sono già di per loro una scelta. Così il titolo dell’intera raccolta, Tu che m’ascolti insegnami, un verso che esprime un’esigenza di dialogo, di ricerca di conoscenza. Un modo di porsi, come ho già avuto modo dire, che credo abbia sempre caratterizzato Fabrizio e la sua opera.
Con il Premio De André e la sua etichetta discografica ha avuto modo di ascoltare ed incontrare molti giovani talenti…come vede la situazione discografica italiana attuale. Oggi è più difficile fare musica d’autore?
È senz’altro più difficile nella misura in cui è cambiato praticamente tutto rispetto agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Se credevi in un vero talento, potevi permetterti di pubblicare anche due o tre album senza che fossero subito di successo. In questo modo c’era più tempo per la ricerca, la crescita e la maturazione sia delle idee che degli artisti.
Tra le ultime novità che riguardano Fabrizio c’è anche un nuovo canale youtube su Vevo…qual è il suo rapporto con la tecnologia e con i nuovi mezzi di comunicazione? (Facebook twitter youtube)
Mi affascinano, sono utilissimi, ma purtroppo, come ben ormai sappiamo, hanno un risvolto negativo. Si tende, attraverso l’anonimato, a usare il mezzo dando il peggio di noi stessi. Per quanto riguarda la comunicazione personale, preferisco ancora i rapporti diretti, con nome e cognome.
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Dori Ghezzi quali sono le tue speranze e le tue paure?
Come vedo il Domani? Prendo a prestito i versi di Anime salve, scritta da Fabrizio con Ivano Fossati: «Ti saluto dai paesi di domani che sono visioni di anime contadine in volo per il mondo».
Simone Intermite