Sicuramente avrete letto i contributi di Vladimiro Bottone su L’Indice dei libri del mese, oppure avrete letto almeno uno dei suoi numerosi romanzi. Se non lo avete ancora fatto, poteste iniziare dal suo ultimo libro “Non c’ero mai stato”, edito da Neri Pozza.
Questa volta Bottone ci racconta la storia di Ernesto Aloja, un editor che, ormai in pensione, decide di ritornare a Napoli, ma di continuare comunque il lavoro di una vita. Con sé, nel capoluogo partenopeo, Aloja porta una valigia di carica di inquietudini, che hanno radici profonde nel passato, un passato che il protagonista di questo romanzo sta cercando in tutti i modi di lasciarsi alle spalle. Per questo motivo si rifiuta di lavorare su quei libri che raccontano di storie che in qualche modo possono far riemergere ricordi legati alla sua difficile giovinezza. Nonostante questa sua “regola”, Aloja dovrà necessariamente entrare in contatto con Lena Di Nardo, una giovane scrittrice che racconta storie legate al suo ambiente, un ambiente di giovani quasi borderline, dediti all’alcol, alle droghe e a situazioni che sono all’opposto della vita a cui il nostro editor è abituato.
Lena «appartiene a una generazione molle, cinica, incolta, egocentrica (…). Proprio perché loro vivono alla giornata, rosicchiano gli ossi, prendono calci, si accoppiano per strada e vagano, vagano. Proprio perché sono come i cani hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro».
In tal senso la scrittura sembra essere l’unica medicina in grado di poter ridare il giusto equilibrio. Lena, quindi, con le “lezioni” di scrittura che riceve da Aloja compirà un percorso di analisi del suo mondo, ma questo percorso è in parallelo compiuto da Aloja, che si ritroverà a vivere in prima persona quelle nottate trasgressive e non senza pericoli. Questo rapporto lavorativo, inoltre, servirà ad Aloja anche ad indagare i propri pensieri, sentimenti e ad affrontare i fantasmi del passato, che riporterà in un bloc-notes acquistato quasi d’impulso, poiché è ormai sia arrivato il momento di affrontare i propri incubi. Il romanzo di Bottone coinvolge il lettore su due piani: quello stilistico, che accompagna con maestria e accuratezza sia la vicenda che i risvolti psicologici dei personaggi, e quello narrativo.
La vicenda trascina il lettore, che è preso prima dalla curiosità di conoscere meglio queste due persone così lontane e costrette, in qualche modo, ad incontrarsi, e poi dalla tensione dovuta ad alcuni episodi che minacciano sia Lena che Aloja. Tutto questo in un contesto urbano che è lontano dai cliché di una Napoli allegra e festosa. In realtà conosciamo l’hinterland napoletano, che si presenta non sempre come un’isola felice, ma come zona di confine, quel confine che sarebbe meglio non valicare. Il romanzo di Bottone si legge tutto d’un fiato, coinvolgendo il lettore fin dalle prime pagine.
Stefania De Marco