“La musica è una cosa molto più importante di quello che i politici pensano che sia”. Al concertone di Roma del 1° maggio, Morgan sfugge alla regola “niente monologhi” imposta dall’organizzazione e legge un breve discorso. L’attacco è diretto, appunto, alla politica, rea di lasciare gli artisti e in generale i lavoratori dello spettacolo senza alcuna tutela legale. “Giustamente voi avete il vostro spettacolo,” dice, “ma sul palco non è festa, è lavoro, questo è un giorno di lavoro. Io voglio ringraziare tutte le persone che sono qui a fare sì che questa cosa si faccia; sono dei ragazzi, dei competenti, persone che hanno studiato, che si impegnano, che non hanno alcun tipo di tutela legale in questo paese, perché gli artisti non sono per niente considerati e rispettati”. “Dalla politica,” specifica l’artista, “dal popolo sì invece, perché il popolo lo sa benissimo che rimanere senza canzoni, rimanere senza musica, è fare una vita peggiore. Noi facciamo un applauso e diciamo ai signori politici che noi italiani siamo gli inventori della musica, in tutto il mondo la parola ‘allegro’ significa ‘pezzo veloce’, la parola ‘adagio’ vuol dire ‘pezzo lento’, in tutto il mondo, perché l’italiano è la lingua della musica. Non rendersi conto di questo e lasciarli senza tutela legale nelle mani del becero mercato squalo senza alcuna considerazione da parte dello Stato,” conclude, “è un segnale di grande arretratezza, non degno di quello che l’Italia deve essere. E questo è il mio umile pensiero in questo giorno dedicato ai lavoratori”.