La recente inclusione dell’aspartame nell’elenco dei “potenzialmente cancerogeni” da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), un braccio specializzato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha sollevato grande preoccupazione. Questa decisione è stata presa in seguito al lavoro congiunto del Comitato di Esperti sugli Additivi Alimentari dell’OMS e dell’FAO. Ciò conferisce ufficialità e importanza assoluta a un collegamento, seppur moderato, tra l’aspartame – un dipeptide composto da acido aspartico e fenilalanina – e il cancro. Pur rappresentando un rischio molto basso, non possiamo più ignorarlo.
Cosa dicono gli studi condotti?
Mary Schubauer-Berigan, responsabile ad interim del programma di monografie dell’OMS, ha spiegato che la decisione si basa su “limitate evidenze nell’uomo riguardanti un tipo di cancro al fegato, il carcinoma epatocellulare, provenienti da tre studi condotti negli Stati Uniti e in dieci paesi europei”. Gli esperti dei diversi organi coinvolti nella decisione hanno quindi riconosciuto che le prove sono limitate e che la dose giornaliera dovrebbe essere stabilita intorno ai 40 mg per chilogrammo di peso corporeo. Questo non è diverso da quanto stabilito dieci anni fa dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nella loro prima valutazione completa dei rischi, che ha indicato una dose giornaliera accettabile di 40 mg/kg di peso corporeo/giorno. Di conseguenza, per un adulto di 70 kg, l’assunzione giornaliera accettabile si aggira intorno ai 2.800 mg. La valutazione dell’IARC, complementare ma indipendente rispetto a quella del comitato congiunto FAO/OMS, sarà pubblicata sulla rivista Lancet Oncology.
In quali prodotti si trova l’aspartame?
L’aspartame è utilizzato come additivo alimentare sin dagli anni Ottanta e viene indicato con il codice E 951. È presente in numerosi prodotti, tra cui bevande (è utilizzato nelle ricette del 95% delle bevande analcoliche gassate e nel 90% dei tè pronti), gelati, gelatine, prodotti di pasticceria e confetteria, prodotti lattiero-caseari come lo yogurt, cereali per la colazione, gomme da masticare, prodotti dietetici e per il controllo del peso, nonché in dentifrici e alcuni farmaci. Inoltre, viene utilizzato come dolcificante da tavola ed è circa duecento volte più dolce dello zucchero.
Come abbiamo già visto, l’elenco della IARC dei 322 agenti potenzialmente cancerogeni include, ad esempio, l’aloe vera, i sottaceti, il cloroformio e l’estratto di ginkgo biloba, oltre a decine di principi attivi utilizzati in numerosi farmaci e composti ai quali siamo esposti ogni giorno. La scala della IARC si suddivide in altri due livelli di allarme: “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani” (attualmente 94 agenti) e “cancerogeno per gli esseri umani” (126 agenti).
“Moez Sanaa, responsabile dell’Unità Alimentare e Nutrizionale dell’OMS, ha concluso affermando: “Abbiamo bisogno di studi più approfonditi con un follow-up più lungo e questionari ripetuti nelle coorti esistenti. Sono necessari studi controllati randomizzati, inclusi quelli relativi ai meccanismi che regolano l’insulina, la sindrome metabolica e il diabete, in particolare per quanto riguarda la cancerogenicità”. Gli esperti invitano quindi a ridurre l’assunzione di prodotti contenenti questo tipo di dolcificante e, in generale, di prodotti zuccherati. È anche importante prestare massima attenzione ai bambini, che vengono esposti molto presto all’adattamento del gusto e sono quindi inclini a continuare a consumare prodotti zuccherati. Per loro, la dose massima giornaliera consentita può essere più facilmente raggiungibile, soprattutto con una dieta poco attenta.