In un periodo che và da aprile fino a fine estate di quest’anno sono usciti una quantità sconsiderata dei cosiddetti “retro-shooter”. Ora, dire “usciti” è una parola perché in realtà molti di questi titoli sono ancora in early access (alcuni hanno da offrire solo una Demo).Tuttavia, hanno già tutti guadagnato la loro bella fetta di attenzione e alcuni hanno raggiunto un gran livello di successo, come Ultrakill.Tra l’altro mi viene in mente che la prima recensione scritta dal sottoscritto è stata proprio su uno dei giochi di questa categoria (Viscerafest) che continua a far parlare di sé insieme a titoli Hedon Bloodrite, Hrot, Forgive me father, Project Warlock, The Citadel, Powerslave, Beyhond Sunset, Nightmeare Reaper… insomma ne ne sono usciti tanti.
Ci troviamo in un periodo di “rinascimento” per quanto riguarda i giochi vecchio stile che ora, con le nuove tecnologie, riescono ad esprimere tutto il loro potenziale, facendo del gameplay dettagliato e il level design compatto il loro punto di forza.
Quindi, dal momento che sono troppi per essere esaminati tutti, ecco una “top 5” di cinque titoli che raccomando, anche solo per provare la Demo gratuita.
Turbo Overkill
Turbo Overkill è un titolo che punta tutto su due semplici cose: lo stile e il gameplay. In Turbo Overkill vestiamo i panni di Jhonny Turbo, un cacciatore di taglie incaricato di ripulire la metropoli “Paradise”, caduta sotto il controllo dell’IA ribelle “Syn” e delle sue schiere di cyborg impazziti.
Lo stile di tutto il gioco, dalla musica alle ambientazioni, è quanto più di Cyberpunk ci possa essere. Le mappe di gioco strabordano di luci al neon, immagini olografiche, auto volanti e tutto il degrado urbano che vi possa venire in mente. La musica è uno squisito mix rock-elettronica che si sposa perfettamente con l’azione e l’ambientazione.
Il gameplay è incentrato prima di tutto sul movimento. Jhonny ha a disposizione, fin da subito, tutte le opzioni per navigare l’ambiente ad alta velocità (scatto, doppio salto, saltare/correre sui muri). l’arsenale a nostra disposizione è altrettanto variegato e spanato (Turbo Overkill non lesina su niente). Ogni arma, oltre a un design futuristico e un sound mozzafiato, dispone di una modalità di fuoco secondaria: le pistole di partenza (due, perché una non è abbastanza) possono sparare proiettili a ricerca, la mitragliatrice diventa un lanciafiamme, il fucile a canne mozze può diventare un lanciagranate, c’è di tutto, tutto rigorosamente sopra le righe e contro ogni forma di buon senso.
Un altro dettaglio è l’arma da mischia di Jhonny, che è costituita da una motosega impiantata nella gamba, questo ci dà l’opportunità di usare il comando “scivolata” per scagliarci a testa bassa contro un orda di nemici e passarci attraverso facendo volare sangue e membra ovunque.
E se non vi basta, dal momento che siamo in un universo Cyberpunk, sono disponibli una miriade di innesti cibernetici che possiamo acquistare per potenziare il nostro personaggio.
In poche parole: Turbo Overkill spacca. E’ uno sparatutto a tema Cyberpunk fino all’osso: spettacolare, tamarro, arrogante e senza mezzi termini.
Selaco
Selaco è un gioco il cui sviluppo parta da un paio di anni a questa parte. In questo gioco siamo Dawn, agente di sicurezza a cinque stelle di Selaco, una colonia spaziale, casa degli ultimi sopravvissuti della razza umana dopo il collasso della Terra.
Improvvisamente la colonia è attaccata da dei misteriosi nemici e bang! Siamo nel mezzo dell’azione.
L’ambientazione si sposa, esteticamente parlando, con lo sci-fi classico. Per dirla in poche parole mi ricorda lo stile dei film di “Alien”. C’è da dire che l’ambiente è ricco di particolari. I livelli sono estesi e semi-labirintici, ma grazie alla pratica mappa portatile che possiamo consultare in qualsiasi momento e alla varietà nei dettagli, non c’è rischio di perdersi.
Ora veniamo al gameplay. Le armi sono classiche e professionali, ma dove Selaco brilla veramente sono l’ambiente di gioco e i nemici. Con “Ambiente” intendo la grande quantità di opzioni che abbiamo per interagire con esso. Dawn può scavalcare gli ostacoli senza smettere di correre (stile parkour), rovesciare tavoli e scrivanie per creare barricate dove ripararsi, possiamo aprire o chiudere porte e finestre per intrappolare i nemici o tendere agguati, far scoppiare barili esplosivi o idranti per danneggiare i nemici o come azione diversiva, c’è un po’ di tutto e ogni livello può essere giocato con una miriade di tattiche diverse. Altra cosa interessante sono i nemici: essi non sono bot senza cervello ma danno l’impressione di usare autentiche tattiche da squadre speciali, faranno del nostro meglio per aggirarci, aggredirci quando saremo deboli, ripiegare se messi alle strette, sfruttare granate e altri aggeggi e coordinarsi tra loro.
La cosa divertente e che dà vita ai nostri avversari sono i dialoghi e gli ordini che continueranno a urlarsi tra loro (ascoltando, potremo intuire la loro prossima mossa), inclusi scatti di panico e di rabbia quando un loro commilitone viene ucciso.
L’audio e la colonna sonora sono assolutamente perfetti e la grafica “finto-retrò” è accattivante e pregna di stile.
Dread Templar
A vederlo, Dread Templar, pare un gioco uscito per la cara vecchia Playstation 2 e come tutti gli altri giochi su questa lista, è una scelta stilistica.
In questo gioco siamo un (o il? Non ne sono sicuro) Dread Templar (nel caso non si fosse capito) e siamo scesi all’inferno con lo scopo di prendere a calci le forze del Male nella maniera più violenta e spettacolare possibile. Il protagonista, nello stile, mi ricorda Blade, con tanto di armi akimbo e armi (oltre alle solite) come un arco e una katana (che potremo anche lanciare per impalare i nemici a distanza, fenomenale).
Lo stile è un bel misto di Quake e Doom. I livelli sono ricchi di dettagli, la colonna sonora è un bel Metal duro e puro con alcuni accenni di elettronica per dare il giusto ritmo frenetico. I livelli e i nemici sono ricchi di particolari, inclusi svariati effetti particellari e Gore a badilate quando faremo esplodere i nemici in una nuvola di sangue e membra.
Dread Templar, obbiettivamente, non porta quasi niente di nuovo sul tavolo, ma sposa la sua visione classica e mischia i vari elementi di gioco con tale confidenza che il gioco riesce a reggersi con sicurezza sulle proprie gambe. E’ ancora un titolo di Early Access ma, ciononostante, è completamente giocabile e privo di difetti tecnici.
Project Warlock 2
Diretto sequel del suo predecessore, Project Warlock si rimbocca le maniche e ce la mette tutta per migliorare tutti gli aspetti e trovarsi una nuova identità.
Project Warlock (inteso come il titolo precedente) era indubbiamente un bel gioco, ma, a mio avviso, cadeva nella trappola del “troppo arcade non vuol dire che sia bene”. Insomma: Và bene essere un titolo retrò, ma con il troppo retrò si finisce per incorporarne anche i difetti e le limitazioni.
Project Warlock 2 sembra aver davvero imparato e ha migliorato prima di tutto il sistema di movimento del personaggio (adesso abbiamo un comando “salto”. Oh, gioia!), le mappe sono molto più dinamiche e aperte, e il sistema di progressione del nostro personaggio è molto più sviluppato.
All’inzio di ogni partita, infatti, potremo scegliere tra tre protagonisti, ognuno con i suoi punti di forza e debolezze e, progredendo nei livelli, potremo potenziarci proprio come in un Rpg. Questo ci dà modo di personalizzare la nostra esperienza di gioco a seconda delle tattiche o delle armi (e/o magie, perché ci sono anche quelle) che più ci aggradano.
Per il momento il gioco è in Early Access e, anche se il gioco è esteticamente affascinante, per il momento è disponibile solo uno dei tre personaggi e non un gran numero di livelli.
Per il momento, quindi, il gioco non ha tanto da offrire come dovrebbe, ma se vi affascina vale la pena provarlo.
Agent 64
Agent 64 è uno sparatutto davvero particolare. E’ un gioco stile retrò ed è uno sparatutto, ma non assomiglia a nessuno dei titoli precedenti. Mi spiego meglio: torniamo indietro nel tempo fino al 1997. A quel tempo la console principale della Nitendo era il famoso e mai abbastanza compianto Nintendo 64.
I più anziani ricorderanno sicuramente GoldenEye, gioco sparatutto ispirato (più che altro un adattamento videoludico) del film 007: GoldenEye, con Pierce Brosnan.
GoldenEye (il gioco) è stato, di fatto, il primo sparatutto “moderno”, e il suo sviluppo ha influenzato le scelte di design dei giochi successivi in misura enorme, l’impatto di questo titolo (ora quasi dimenticato) non è da sottovalutare.
Ma, incredibilmente, in quest’era di remake e remastered, non si è mai sentito né visto manco col binocolo, un nuovo GoldenEye. E’ interessante perchè il sistema di gioco, il gameplay e il design non sono riconducibili a nessuno degli sparatutto a cui siamo abituati oggi, che siano retrò o moderni.
Qui arriva Agent 64, dove vestiamo i panni di un agente segreto (non James Bond, per ovvie ragioni) che deve sgominare l’organizzazione dei cattivi di turno.
Basta poco per renderci conto che non stiamo giocando al solito sparatutto. Questo gioco riesce, da solo, dopo vent’anni, a rinnovare una formula vecchia e dimenticata, sposando stile, sonoro ed estetica dei film di spie dei tardi anni novanta. Agent 64 ha il sapore di quel sequel che GoldenEye non ha mai (ingiustamente) avuto. E’ disponibile una Demo gratuita su steam e vale davvero la pena provare.
Francesco Viglione