Serena Dandini scrittrice, conduttrice e autrice tv di programmi cult come: “Avanzi“, “L’ottavo nano” e “Parla con me” è pronta a tornare protagonista in autunno su Rai3 e non sembra mai prendersi troppo sul serio in equilibrio sul filo dell’ironia, quella intelligente che coniuga una sana risata ad una riflessione ben più profonda. Il suo ritorno sugli schermi televisivi che avverrà a novembre è tutto al femminile con la nuova edizione del programma che l’ha vista nascere artisticamente sulla terza rete Rai: “La TV delle ragazze – Gli Stati Generali” una scelta in linea con l’impegno della conduttrice nella lotta alla differenze di genere che passa da anche da un libro edito da Mondadori intitolato “Il catalogo delle donne valorose” costruito intorno ad una serie di brevi biografie di donne che, per diversi motivi, hanno lasciato una traccia importante del loro passaggio nel mondo, ma senza che il loro valore sia stato – salvo che in pochi casi – adeguatamente riconosciuto. Non è tutto, la conduttrice a settembre sarà anche direttore artistico della prima edizione de’ “L’Eredità delle Donne“, un festival lungo tre giorni, dedicato al contributo della donna al progresso dell’umanità. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare Serena Dandini nel nostro salotto virtuale per parlare con lei dei nuovi progetti artistici, di differenze di genere e dei cambiamenti dell’universo Rai tra ricordi, riflessioni e prospettive future.
Nel tuo nuovo libro “Il catalogo delle donne valorose” hai raccolto le storie di trentaquattro donne che si sono distinte in diversi ambiti, pur non avendo riconosciuto il loro reale valore, da Ilaria Alpi ad Ipazia passando per Kathrine Switzer…com’ è avvenuta la scelta di questi personaggi?
«La scelta non è stata facile, di donne valorose che hanno fatto la storia in molti campi ce ne sono davvero tante, il problema è che spesso le figure femminili restano nell’ombra. Con questo libro ho voluto fare un’ immersione in un mondo costituito da donne che è rimasto quasi invisibile e che non ci è stato raccontato sottraendo dalle pagine di storia una parte importante del nostro albero genealogico. Se ci pensi le donne spesso non sono presenti nei libri di storia, non hanno monumenti equestri e raramente ci sono vie che portano il loro nome. Per la scelta mi sono auto censurata, è stata principalmente emotiva e sentimentale ed ho dovuto chiudere il libro arrivata ad un certo numero di racconti perché volevo che il catalogo fosse una lettura “portatile” ed efficace e non enciclopedica. Ho cercato di toccare epoche, nazionalità, razze e religioni differenti per avere un quadro completo al di là di ogni diversità».
Nel catalogo c’è una donna che più delle altre per te è stata una fonte d’ispirazione per la scrittura e per la vita?
«Certo, il mio personale nume tutelare, tra tutte le donne che ho raccontato, è sicuramente Monica Vitti, che per tutte le ragazze che intraprendono il mondo dello spettacolo dalla scrittura alla recitazione è un punto di riferimento, perché lei è stata la prima a dimostrare che il senso del humor non è una qualità che si deve declinare esclusivamente al maschile e sopratutto ha definito il concetto secondo il quale si può essere allo stesso tempo sia leggere che più impegnate, senza prendersi mai troppo sul serio. La figura di Monica Vitti vive di questo dualismo basti pensare i suoi lavori con il regista Michelangelo Antonioni e allo stesso tempo i siparietti comici al fianco del grande Alberto Sordi, come quello storico con il gonnellino di banane, dove era sempre e comunque protagonista e non una semplice spalla comica. Il suo approccio al lavoro e alla vita è stato rivoluzionario e precursore dei tempi; scrivendo il libro ho scoperto una sua frase che mi ha colpito molto che diceva: “Far ridere è come essere la figlia del Re” questo è ciò che in fondo credo anch’io…non è sempre facile far sorridere e allo stesso tempo far anche riflettere su aspetti culturalmente elevati risultando credibili, è una questione d’equilibrio».
Il tuo impegno a favore della riduzione delle differenze di genere è sempre stato molto attivo; quest’anno sei stata nominata anche direttore artistico del festival “L’Eredità delle Donne” cosa dobbiamo aspettarci da questa edizione?
«A Parigi svolgono questa manifestazione da tre anni nell’ambito delle giornate europee Les Journes du Matrimoine che da tre edizioni celebra l’eredità culturale parigina e francese attraverso le sue protagoniste femminili, in Italia è la prima volta che si organizza questo tipo di evento e la città di Firenze ha accolto con grande entusiasmo questo gemellaggio frutto di un’organizzazione particolarmente illuminata. C’è da aspettarsi un’ invasione al femminile».
Punto di riferimento di questa edizione è la figura di Anna Maria Luisa de’ Medici, nota come l’Elettrice Palatina: anche lei potrebbe far parte del tuo catalogo di donne valorose?
«Se noi possiamo ammirare le bellezze monumentali di Firenze è merito di una grande donna Anna Maria Luisa de’ Medici, nota come l’Elettrice Palatina, che da mecenate ha donato tutto il patrimonio artistico mediceo, anche la sua è una figura sommersa e poco nota, personalmente l’ho scoperta dopo aver redatto il catalogo delle donne valorose ma credo che anche lei possa farne parte a pieno titolo».
Il festival è in gemellaggio con Parigi…l’Italia rispetto al resto dell’Europa come si colloca rispettivamente al tema delle differenze di genere?
«In Italia c’è stata fino a qualche anno fa una cultura fortemente patrialcale, la legge del delitto d’onore e quella del matrimonio riparatore è stata abrogata solo nel 1981, si trattava di un “residuo legislativo” del Codice Rocco, in vigore dal Fascismo, e in forte contraddizione con il Nuovo Diritto di famiglia e il divorzio, vigenti da tempo nella legislazione italiana. Ci vuole tempo per cambiare il modello culturale di un paese, oggi sono stati fatti dei grandi passi avanti, ma anche qualcuno indietro ecco perché è importante ricordare e non dimenticare mai i diritti per i quali le nostre mamme e le nostre nonne hanno lottato a lungo…bisogna essere sempre attenti, inoltre credo che la strada per arrivare ad una reale parità sia ancora ben lontana…».
A settembre ritornerai protagonista su Rai3 riproponendo dopo trent’anni “La tv delle ragazze”, cosa è cambiato in questi anni?
«Ho accettato con entusiasmo di riproporre “La tv delle ragazze – Gli stati generali” proprio perché volevo tirare le somme e scoprire quanto siamo andati avanti in questi anni in tema di differenze di genere e sinceramente non mi interessava riproporre un semplice revival, anche se il pubblico ha amato quei momenti di televisione e li cerca ancora su internet. Riguardando gli sketch di Angela Finocchiaro non mi sembra sia cambiato poi molto, chiameremo le ragazze di oggi e i nuovi talenti per fare il punto della situazione…ma vi anticipo che non mancheranno le sorprese coniugheremo le indimenticabili pillole di satira della tv delle Ragazze con nuovi sketch in un dialogo attivo tra passato e presente».
Questo è un anno di grandi ritorni in Rai tra le conduttrici dei nuovi palinsesti ci sono Licia Colò e Mara Venier che come te sono volti storici della tv pubblica che negli ultimi anni non hanno subito un trattamento di favore…
«Personalmente sono stata per un po’ fuori dall’ambiente Rai perché allontanata e fortemente osteggiata ai tempi di “Parla con me”, oggi però il mio sentimento verso chi ha reso operativa la scelta di non riconfermarmi non è di risentimento ma di gratitudine. In questi anni ho avuto modo di realizzare esperienze nuove e stimolanti dal teatro alla letteratura, penso ai monologhi di “Ferite a morte” un progetto che raccontava le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale ed ho poi portato questo messaggio nei teatri ed ha avuto un eco internazionale. Nella vita spesso accade così: gli eventi negativi possono trasformarsi in grandi opportunità di crescita. Molte volte mi hanno poi chiesto di tornare ma ci tenevo a rispettare il pubblico che mi segue con un’idea che avesse un significato importante per me. Quando è arrivata la proposta de’ “La tv della ragazze” ho subito pensato che potesse essere una occasione di fare talent scouting dando alle più giovani un’opportunità concreta, questa è sempre stata una delle parti che mi è piaciuta di più del mio lavoro, inoltre poter collaborare nuovamente con Valentina Brunetta e Valentina Murri, lo stesso team che mi ha visto nascere su Rai3, è una grande soddisfazione…la vivo come un ritorno al futuro 2.0».
A proposito di futuro ultimamente si parla tanto della Rai del cambiamento, cosa ne pensi?
«Il cambiamento sono pronta ad accoglierlo, vederlo e comprenderlo, ci sarà accanto a me una giovane conduttrice del cambiamento…quindi credo che lo capirò no? (ride)».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Serena Dandini quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Voglio vedere il Domani sotto la luce dell’ottimismo e cito il grande Maestro John Cage che diceva: “Sono ottimista perché le cose stanno migliorando ma così lentamente che ancora non ce ne accorgiamo”».
Simone Intermite
ASCOLTA IL DOMANI DI SERENA DANDINI