Niccolò Agliardi è uno degli autori più noti del panorama musicale italiano, dalla sua penna sono nate le hit di successo di Eros Ramazzotti, Zucchero, Elisa, Emma Marrone, Patty Pravo, Roberto Vecchioni, Emis Killa solo per citarne alcuni. Da qualche anno a questa parte il nome di Niccolò si è sempre più legato con quello della regina della musica italiana Laura Pausini con cui ha scritto brani come “Primavera in anticipo“, “Simili” ed il nuovo singolo “Ho creduto a me“. Ma non è tutto dal 2014, Niccolò è direttore artistico e compositore delle canzoni originali della colonna sonora “Braccialetti rossi” fortunata serie tv di Rai1, che dal 16 ottobre trasmetterà la terza stagione. Ed è stata proprio l’esperienza a contatto con il giovane cast della fiction che ha portato Niccolò a raccontare una storia d’amicizia ispirata a una vicenda realmente accaduta, ambientata alle Isole Azzorre, dove lo “strano” naufragio di una nave in avaria diventa motivo di incontro per due giovani uomini, Pietro e Vasco, che cambierà per sempre la loro vita. Noi di Domanipress abbiamo incontrato Niccolò e abbiamo parlato con lui di questo esordio letterario e del suo lavoro di autore.
Ti conosciamo come autore di brani di grande successo, come è nata la necessità di scrivere “Ti devo un ritorno” mettendo da parte la partizione musicale a favore della forma narrativa più ampia del romanzo?
È successo tutto in maniera molto naturale, sono venuto a conoscenza di questa storia vera ed incredibile che parla di un narcotrafficante, Pietro, che trasportava mille chili di cocaina dal sud America all’Europa. In seguito ad un guasto il catamarano che trasportava la droga si trova a fluttuare tra le onde dell’oceano Atlantico ed il narcotrafficante si trova a voler salvare la sua vita e a tutelare la sua libertà, cosa che in realtà non riuscirà a fare perché verrà imprigionato. In seguito deciderà di nascondere il carico di cocaina tra le insenature in fondo al mare con dei teli ma il giorno successivo le reti dei pescatori trasportano il carico sull’isola. Da quel momento in poi tanti ragazzini sull’isola incominciano ad utilizzare la cocaina in maniera del tutto libera…sono partito personalmente per le isole Azzorre per capire come si viveva su quest’isola…e ti posso dire che a volte la realtà supera l’immaginazione. In realtà per il romanzo ho cercato di rendere questa storia molto più umana non dandogli solamente il taglio di cronaca. Mi sono chiesto che cosa potesse fare un ragazzo milanese che parte per le isole Azzorre in fuga dal dolore e si ritrova in un contesto difficile. Sull’isola il protagonista Pietro incontra poi Vasco una surfista come lui di 19 anni che instaura un’amicizia forte e sincera sulla quale poi si sviluppa la storia. È una racconto molto commovente di amicizia,di fuga e di realtà ma sopratutto di ritorno.
Nel romanzo c’è una sorta di ponte che collega una generazione da Vasco a Pietro dai sedici ai novant’anni, citando il brano “Simili”, scritto da te per Laura Pausini, qual è l’elemento che rende simili tutte queste vite?
L’ elemento che accomuna tutti è la paura e l’inadeguatezza ma anche il desiderio di render le proprie vite adatte situazioni mai vissute prima. Pietro e Vasco come dici tu sono molto simili, peraltro posso dirti che questo libro non sarebbe stato possibile se non avessi scritto il brano “Simili” ma soprattutto se non avessi scritto i brani per il film “Braccialetti rossi”. In questo periodo della mia vita tante cose sono collegate tra loro…
A proposito di “Simili” e di canzoni, per Laura hai scritto anche altre hit come “Benvenuto”, “Primavera in anticipo”, Non ho mai smesso” ed il nuovo singolo “Ho creduto a me” tutti brani molto intimi… Qual è il tuo rapporto con Laura, come nascono questi brani, li scrivi pensando direttamente lei? Come si sviluppa la tua officina creativa?
Il rapporto con Laura è un rapporto molto schietto e sincero, di grande amicizia e posso dire anche di grande rispetto reciproco. Quando si lavora con queste premesse tutto è più facile. Scrivere per lei è un lavoro complicato, minuzioso, perché Laura è una donna estremamente capace e molto attenta al suo pubblico e al suo mestiere. Nulla con Laura deve essere lasciato al caso perché la sua musica si rivolge ad una platea sterminata sia italiana che internazionale. Posso dire anche che nelle canzoni che scriviamo insieme è molto presente, ci mette molto del suo. Io credo che Laura mi abbia insegnato a scrivere non soltanto per me, grazie all’amicizia e al lavoro che abbiamo svolto insieme, ho imparato a rendere i miei testi più universali, nel senso più positivo del termine.
Laura ha detto del tuo romanzo che c’è un filo rosso che accompagna le tue produzioni: la parola “ritorno” che è presente anche nel titolo del romanzo oltre che nel singolo “Non ho mai smesso”. Cosa rappresenta per te il ritorno?
Il ritorno è qualcosa di necessario per uno come me abituato a partire, per lavoro o anche per vacanza. Mi ritengo un uomo molto fortunato e anche privilegiato perché ho l’occasione di partire spesso e questo mi pone di fronte a tanti paesaggi e a tanti spunti di scrittura. Sono stato in tantissime parti del mondo anche per scrivere questo libro. Come ho scritto in “Non ho mai smesso” è molto bello partire ma è anche importante ritornare. Secondo me il ritorno è la premessa del prossimo volo, in questo romanzo si parla di un ritorno molto speciale perché è un viaggio anche al di là dei perimetri e delle geografie. I miei ritorni invece credo che siano importanti quanto le mie canzoni…
Nella tua biografia si legge che sei anche docente all’Università con un corso di scrittura creativa e hai scritto per la tua tesi di laurea in lettere un’analisi delle canzoni di Francesco De Gregori. Se dovessi consigliare ad un giovane autore quali sono i punti fondamentali per scrivere una canzone di successo quali consigli ti sentiresti di dare… se ce ne sono alcuni.
Cerco di evitare di dare consigli come diceva Fabrizio de Andrè la gente dà dei buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio…(ride) posso dire che chi vuol fare il lavoro di autore deve prima di tutto studiare tantissimo la storia, la geografia, la letteratura, la psicologia è ovviamente la musica. È importante ascoltare le canzoni degli altri quelle che ti piacciono ma anche soprattutto quelle che non ti piacciono ed imparare da queste. Solo così facendo si possono scegliere nuovi percorsi non battuti per evitare di somigliare a qualcun altro. È un lavoro molto complesso ci vuole tanta passione.
Questo è un periodo musicale di grande cambiamento. Tu come ti interfacci con la realtà digitale: sei un amante dello streaming musicale o preferisci il “vecchio” suono analogico?
Come tutti ho avuto un approccio di curiosità all’inizio ma anche di difficoltà, in realtà però sono per l’evoluzionismo; è chiaro che oggi la musica deve essere considerata come uno strumento dove la monetizzazione è decisamente molto più complessa e anche molto meno prevedibile rispetto a qualche anno fa. Quando ci si imbarca in un progetto discografico bisogna esserne molto coscienti. Oggi guadagnare con la musica risulta molto più difficile per questo per emergere in questo deserto c’è bisogno di avere delle grandi borracce d’acqua e delle provviste e queste sono lo studio, la capacità e la dedizione.
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Niccolò Agliardi quali sono le tue speranze e le tue paure?
Se penso al domani sono cautamente ottimista… le nuove generazioni di cui mi sono occupato in questi anni con il romanzo e con il film “Braccialetti rossi” mi fanno ben sperare.
Simone Intermite