«Eccomi qui, sono pronta. Ci facciamo una bella chiacchierata?» Così risponde con un’energia contagiosa appena prima della nostra intervista Marisa Laurito, una delle attrici più amate dello spettacolo italiano ed una donna di raro fascino che, nei suoi quasi quarant’anni di carriera, ha conservato con disinvoltura ed eleganza, parecchie peculiarità di Napoli, la terra in cui è nata e cresciuta. Su tutte, quella gioia di vivere propriamente campana diventata il suo tratto distintivo. Marisa inizia a percorrere la sua strada artistica nel ’84, anno in cui frequenta la compagnia teatrale di Eduardo de Filippo, suo maestro e guida, per poi esplodere anche in Tv facendo incetta di premi e riconoscimenti fino ad ottenere il Telegatto come miglior personaggio femminile con programmi di culto come “Marisa la nuit” e quello in coppia con Renzo Arbore “Quelli della notte”, fino al celebre varietà di Rai1 “Fantatico,” dove veste il ruolo di prima donna del sabato sera accanto ad Adriano Celentano. Nonostante tutti questi impegni ed i notevoli successi però, l’attrice napoletana, ha sempre riservato un posto speciale per il suo primo amore, il teatro, che la vede ancora oggi impegnata con spettacoli in giro per l’Italia come il recente adattamento teatrale a cura di Geppy Gleijeses del testo “Così parlò Bellavista”di Luciano De Crescenzo, da sempre amico di Marisa, registrando il tutto esaurito al Quirino di Roma, fino al suo prossimo spettacolo “Due donne in fuga” dove in coppia con Fioretta Mari recita un adattamento del testo francese “Le fuggitive” di Pierre Palmade. Ma non è tutto, recentemente Marisa ha anche fatto conoscere al pubblico un lato artistico privato, quello di scultrice e pittrice, in mostra con “Transavangarbage. Le Terre dei Fuochi e di Nessuno” con cui tratta la tematica ambientale denunciando le barbarie delle terre inquinate dai gas tossici e dai veleni industriali. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare nel nostro salotto virtuale Marisa Laurito ed abbiamo parlato con lei di spettacolo tra teatro e tv togliendo qualche sassolino della scarpa tra ricordi e sorrisi.
Marisa, il teatro è indubbiamente una delle tue più grandi passioni, ultimamente sei stata impegnata con Geppy Gleijeses per la riproposizione di “Così parlò Bellavista” di Luciano de Crescenzo ed oggi ti ritroviamo protagonista in una nuova commedia accanto a Fioretta Mari intitolata “Due donne in fuga”. Cosa ci puoi dire di queste nuove produzioni?
«Il teatro è tutta la mia vita e sono felice di continuare a calcare il palco mettendomi sempre alla prova con commedie nuove e stimolanti. Ho sempre amato il teatro e, anche quando facevo televisione, non l’ho mai abbandonato. Per tutti gli attori è la palestra più difficile ed un mezzo narrativo ed espressivo che meriterebbe di più attenzione. Il nuovo spettacolo che sto portando in giro, “Due donne”, è un testo particolare di Pierre Palmade che è stato poi adattato e racconta la storia di due donne che si incontrano di notte su una strada statale mentre fanno l’autostop. Entrambe in realtà fuggono di nascosto dalla loro quotidianità, c’è Margot che da trent’anni è solo madre e casalinga e poi Claude che scappa dalla casa di riposo dove il figlio l’ha parcheggiata dopo la morte del marito…tutto si sviluppa intorno ad equivoci e confessioni tra donne e sono davvero entusiasta di questo nuovo ruolo. Per quanto riguarda l’esperienza di “Così parlò Bellavista” posso dirti che mi sono molto divertita perché abbiamo riproposto il romanzo di Luciano De Crescenzo a teatro e per l’occasione ho interpretato la moglie di Bellavista, che nel film è interpretata da Isa Danieli».
Ci sono differenze sostanziali tra il film e l’opera teatrale?
«Molte, io sono rimasta fedele al personaggio aggiungendoci delle sfumature tratte dal romanzo. Ho vestito i panni di una donna degli anni ottanta che, come molte in quel tempo, “simulavano” perché facevano finta di far comandare gli uomini ma poi in realtà prendevano le decisioni autonomamente…erano loro che decidevano per tutto senza farlo notare. Mi sono trovata molto a mio agio in questo ruolo perché ho messo in scena una dinamica che conosco bene e per entrare nel personaggio ho pensato a parenti e a zie che, figlie del loro tempo che si comportavano alla stessa maniera».
Luciano De Crescenzo è tuo amico storico…hai avuto modo di confrontarti con lui?
«Certo, io sono una sua grande amica e Luciano, anche se le sue condizioni di salute non sono delle migliori, ha avuto modo di vedere le prove generali dello spettacolo. Sono felice di aver contribuito a portare in scena un suo testo, lui era molto soddisfatto del risultato generale e questo mi riempie d’orgoglio».
L’amore per il teatro ti è stato trasmesso da un grande maestro, Eduardo de Filippo, qual è l’insegnamento più importante che ti ha dato?
«Eduardo De Filippo aveva una grande professionalità e disciplina e tutto questo lavorando a stretto contatto con lui non coinvolgerti e diventare un modello di riferimento. Altro aspetto fondamentale è l’attenzione che dedicava nell’osservare gli altri ed ai movimenti delle persone che incontrava nella vita di tutti giorni. Questa analisi è utile per un attore di teatro perché nel momento in cui devi interpretare un personaggio riesci a riproporre dei movimenti, degli atteggiamenti e degli sguardi o anche solo dei tic che hai già visto e studiato. Una delle cose più importanti che mi ha insegnato è proprio questa: l’osservare la realtà, studiarla capirla e farla propria. Quando interpreti un ruolo tutto questo lavoro ti torna utile».
Prove attoriali ne hai superate molte, ma non tutti sanno che hai anche vinto un premio come migliore attrice protagonista accanto ad Antonio Banderas, per un ruolo drammatico…
«Sono fermamente convinta che gli attori comici possono passare con molta disinvoltura ai ruoli drammatici perché la credibilità si sviluppa attraverso l’esercizio del teatro naturalistico, come quello di August Strindberg, simile a quello di Eduardo. Io in realtà poi ho abbandonato questa modalità perché interpretare ruoli drammatici non fa parte di me e mi annoia, al contrario invece mi piace fare ridere. Sai, Spesso mi capita di incontrare per strada ammiratori che mi ricordano i vecchi sketch ed i ruoli comici che ho interpretato».
Quando è accaduto l’ultima volta?
«Proprio ieri, in un grande magazzino ho incontrato una signora che mi ha detto: “La devo ringraziare per tutte le risate che mi ha fatto fare durante la mia vita, è stata una terapia nei momenti difficili”. Questa per me è una grande soddisfazione. La risata è una cura per l’animo. L’universo della comicità è per me basilare e mi appassiona ricercare nuovi modi per divertire il pubblico con ironia ed intelligenza».
A proposito di ironia, tu sei uno dei personaggi tv tra i più imitati. Anna Oxa al “Fantastico 88” in uno sketch vestiva i tuoi panni esagerando con le allusioni…ti sei sentita più offesa o divertita?
«Assolutamente divertita l’imitazione è sempre un omaggio; le imitazioni più riuscite e che ho apprezzato maggiormente sono state quelle di Anna Oxa che hai citato tu ed anche quella di Gianfranco D’Angelo. Sono due artisti che apprezzo e stimo: la Oxa ha saputo spaziare dalla musica allo spettacolo in maniera naturale, come solo una vera showgirl sa fare, e Gianfranco è uno degli attori comici tra i più stimati. Sono state due imitazioni gentili che mi hanno lusingata».
Particolarmente tagliente nei tuoi confronti fu Beppe Grillo che nel Sanremo del ’89 disse che incarnavi lo stereotipo napoletano in maniera troppo caricaturale fatto di pasta e pummarola…
«Il Festival di Sanremo attira per sua natura le polemiche, ero in gara con il brano “Il Babbà è una cosa seria”. Oltre a Beppe Grillo, ricordo anche il commento di una giornalista che disse che sembravo vestita come una teiera…Ad ogni modo credo che un’ artista come un cantate od un attore, nel momento in cui sale su un palcoscenico, deve essere pronto ad accogliere sia gli applausi che le critiche. Per ogni esibizione a teatro così come al Festival di Sanremo sei sempre sotto esame e tutto ciò fa parte del nostro lavoro, è inutile lamentarsene. Bisogna accettare che non è detto che si possa accogliere il favore di critica e pubblico…Sinceramente le critiche che ho ricevuto negli anni non mi hanno offesa, semplicemente non le ho considerate e sono sempre andata avanti per la mia strada, con la consapevolezza che non è possibile piacere a tutti e sarebbe stupido pensarlo o cercare di farlo magari snaturandosi».
Oggi al centro delle polemiche invece è Adriano Celentano, tuo partner nel Fantastico del ’87… notoriamente non è facile lavorare con lui è vero?
«Lui è un vulcano di idee ed è imprevedibile, lo seguo sempre volentieri . Adriano Celentano è un grande artista che per ogni suo show ha fatto parlare di sé nel bene e nel male, il suo metodo d’approccio allo spettacolo è sviluppato così da sempre…Un artista poi deve mettere in conto che magari alcuni progetti che possono piacere tanto a livello personale, poi possono rivelarsi dei flop colossali che non riescono a trovare il favore del pubblico e viceversa».
A te è mai capitato di fare flop?
«Nella mia carriera sono stata molto fortunata ed ho sempre avuto il privilegio di portare a casa dei grandi successi. Una volta però in televisione feci uno spettacolo intitolato “Piazza la domanda” con Jocelyn che, nonostante fosse molto forte sulla carta, non riuscì ad essere apprezzato e a conquistare l’Auditel…Può capitare l’importante e non lasciarsi abbattere e non cambiare mai il proprio stile, nel calcio così come nella vita non si può fare sempre goal no?».
In televisione recentemente invece l’Auditel l’hai sbancato in coppia con Renzo Arbore con una partecipazione allo show “Guarda e stupisci” anche se la Tv di oggi però è cambiata…
«La televisione oggi è totalmente diversa da quella che facevamo noi in “Quelli della notte”, è banalmente trash e punta a stupire più che a divertire. Si guarda solo il dato dell’ascolto e poco alla qualità e al gradimento vero. Oggi sono spettatrice di una programmazione che non amo e che non mi piace sia da artista che da fruitrice. La Tv, quella fatta bene, era basata sull’intrattenimento puro dove c’erano degli attori e dei personaggi che si impegnavano, anche con ore ed ore di prove per meritarsi l’applauso ed il sorriso del pubblico. Oggi scarseggiano sia le risorse che il tempo per produrre degli spettacoli così strutturati».
E quindi della tv di oggi cosa e chi ti piace?
«Mi piace molto Fabio Fazio con il suo “Che tempo che fa” perché dedica spazio all’approfondimento e poi mi piace anche Virginia Raffaele, sopratutto per le imitazioni, sempre ironiche e mai scontate. Questi due personaggi mandano ancora avanti uno spirito simile a quello di qualche anno fa…».
E con Renzo Arbore in quali rapporti sei…vi rivedremo ancora insieme?
«Con Renzo Arbore ho conservato un rapporto di amicizia ma anche di grande complicità in scena..quindi chissà mai dire mai. Per noi è naturale collaborare perché abbiamo la stessa visione del modo di intrattenere e divertire il pubblico».
Tutti ti conoscono come attrice e showgirl ma in pochi conoscono la tua passione per l’Arte in senso stretto con la scultura e la pittura nata come una necessità…
«La scultura ed anche la pittura sono due passioni che mi porto dietro da sempre. Ho iniziato a dipingere a diciassette anni e vendevo i miei quadri per pagarmi le lezioni di recitazione. In realtà non ho mai smesso e poi ho incontrato recentemente una critica d’arte, Daniela del Moro, che mi ha quasi costretta ad organizzare una mostra».
Qual è stata la scintilla che ti ha convinto?
«Tutto è iniziato per gioco, non avrei immaginato che il pubblico avrebbe apprezzato anche questo lato di me. Oggi anche l’arte in senso stretto è diventata un modo per esprimermi ed un impegno che vivo con grande gioia. A Napoli il 16 maggio inaugurerò la mostra “Transavangarbage. Le Terre dei Fuochi e di Nessuno” dove con 20 scatti e 6 installazioni racconto a modo mio l’Italia sconvolta dai rifiuti nucleari, industriali e chimici che coinvolgono 19 regioni su 20. Pensa che si salva solamente la Valle D’Aosta».
I luoghi interessati da questi disastri sono tanti?
«Certo, sono moltissimi nei nostri luoghi d’Italia più belli; la terra è spesso inquinata e violentata da veleni che poi si ripercuotono inesorabilmente contro di noi…ho voluto compiere quest’atto di denuncia attraverso l’arte».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Marisa Laurito, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Per il Domani spero che l’uomo comprenda di stare distruggendo, con i suoi comportamenti sbagliati, il pianeta. La mia più grande paura e che non lo capisca e che gli sfugga la capacità di godere appieno della bellezza del mondo».
Simone Intermite
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