I Cugini di Campagna hanno scritto la storia della scena musicale italiana, antesignani dei tempi e delle mode, sono riusciti negli anni a rivoluzionare l’immaginario collettivo del pop proponendo scelte stilistiche e musicali audaci ed iconiche . Ivano, Silvano Michetti, Nik Luciani e Silvano Leonardi, ben prima di artisti come Lady Gaga e i Maneskin, hanno osato sperimentare nuovi linguaggi sul palco, giocando con outfit colorati, scarpe con il tacco e pailettes, creando uno stile gender fluid che esprimeva anarchia e libertà dalle gabbie di genere e dai modelli precostituiti. Pronti a celebrare oltre mezzo secolo di carriera con successi e hit indimenticabili, quest’anno armati di chiome eccentriche ed uno stile sempre fedele a se stesso, si presentano per la prima volta al Festival di Sanremo con un brano intitolato “Lettera 22″, un brano pop contemporaneo, scritto per loro da La Rappresentante di Lista e prodotto da Pasquale Mammaro e Fabio Gargiulo. Il titolo del brano rappresenta la difficoltà di trovare le parole giuste per esprimere sentimenti, dove la lettera ventidue è quella mancante nel nostro alfabeto. Pronti a conquistare il pubblico con la loro lunga esperienza e la loro passione per la musica, gli autori di hit indiscusse entrate a far parte dell’immaginario collettivo come “Anima mia” tradotta in oltre ventidue lingue ed interpretata dagli Abba e da Claudio Baglioni, “Meravigliosamente” e “Preghiera” solo per citarne alcune alla vigilia del loro debutto sul palco dell‘Ariston si sono raccontanti in un’ emozionante Video Intervista Esclusiva nel Salotto Digitale di Domanipress ripercorrendo loro storia musicale, tra passato e presente, e rivelare i segreti dietro il successo delle loro hit più rappresentative.
Questa è la vostra prima volta in gara a Sanremo dopo oltre mezzo secolo di carriera…Come mai avete atteso cosi tanto tempo?
«Negli anni 70′ eravamo un gruppo molto amato, Sanremo non aveva ancora l’importanza centrale che ha avuto nel corso del tempo, si trattava soltanto di una seconda serata in differita su Rai 2. Noi pur avendo avuto qualche timido invito, non abbiamo mai avuto modo di partecipare in gara e questa ipotesi l’avevamo ormai accantonata. Per un certo periodo in radio andavano per la maggiore i cantautori impegnati come Antonello Venditti, De Gregori oppure Cocciante, alcuni addetti ai lavori ci avevano dimenticati ma la nostra musica ha superato il tempo e le barriere, il pubblico non ha smesso di amarle. Per la kermesse invece diciamo che Sanremo non aveva bisogno di noi».
Qual è stata la scintilla che vi ha conviti a calcare il palco dell’Ariston?
«Dopo alcune vicende personali e la nostra Réunion volevamo festeggiare in maniera grandiosa la nostra carriera e ringraziare il pubblico con tutto l’affetto. Amadeus ci ha contattato per un concerto per lo show all’Arena di Verona a settembre e dopo essersi reso conto della risonanza che potevamo avere e del pubblico che è letteralmente sobbalzato dai gradini, ha pensato a noi come concorrenti del Festival e non abbiamo saputo dire di no. Ringraziando la nostra Madonnina che ci protegge da lassù non abbiamo mai smesso di fare concerti e di vivere la musica dal vivo come uno scambio di energia tra noi e il pubblico. Amadeus in arena disse “Ci vediamo molto presto”. Devo dire che è stato profetico».
Il vostro look è sempre stato particolarmente eccentrico, anche in tempi più austeri di quello contemporaneo. Cosa si nasconde dietro le zeppe e i lustrini?
«Tantissime cose, c’è tutto il nostro mondo. La scelta di indossare le scarpe con il tacco era funzionale al voler essere della stessa altezza. Ci piace creare armonia sul palco. Per i colori degli abiti invece da puri romanacci ci siamo fatti sedurre dalla Cappella Sistina e dai suoi dipinti sgargianti. Quando la vidi pensai: “Quei colori li voglio portare addosso!”».
Avete anticipato i look eccentrici di Lady Gaga e dei Maneskin…
«Si, e l’abbiamo comunicato sui social direttamente agli interessati senza mandargliele a dire! Ovviamente è un gioco, lo spettacolo è anche questo, intrattenere e prendersi poco sul serio».
Anche per il falsetto siete stati i primi…
«L’abbiamo sperimentato ben prima dei Bee Gees. Non voglio dire che ci abbiano copiati, ma il pezzo “Anima mia” è stato scritto quattro anni prima rispetto al loro debutto».
Oltre i colori e gli outfit audaci ci sono momenti di enorme difficoltà…
«Ringraziando sempre la Madonnina del Pozzo che è quella famosa che mi piace citare sempre, se c’è stata una difficoltà non non la metterei nell’ordine lavorativo. Da oltre cinquant’anni abbiamo realizzato oltre cento concerti all’anno. Essere sempre uniti invece non è stato facile. Per un periodo Nik Luciani, voce frontman, voleva provare una carta e giocare la sua partita da solo. A seguito di un problema di salute e del mio ictus abbiamo rimescolato le carte, Nik come un figliol prodigo è tornato e noi l’abbiamo accolto a braccia aperte. Ci ha accompagnato una buona stella.».
Ivano, citi spesso la Madonna, com’è cambiato nel tempo il tuo rapporto con la fede?
«Dopo aver passato quindici giorni di Coma si è rafforzato. Durante la mia lotta a letto parlavo con la Madonna del Pozzo, lei mi sorrideva, interagivo con lei, credevo di avere 9 anni, di essere tornato indietro nel tempo. Poi mi sono rialzato. È stato un miracolo. Sono sempre stato un credente ma ora sono anche convinto di aver vissuto un miracolo. Durante il coma le dicevo: “Guarda, madonnina mia, ho scritto una canzone bellissima, aiutami ad andare a Sanremo’”».
I Cugini di campagna sono spesso considerati come un unicum ma ognuno di voi ha peculiarità differenti…Come vi definite?
NIK LUCIANI: «Io sono semplicemente un uomo tranquillo che tiene ai valori della famiglia e che ha nel cuore tanta voglia di cantare».
IVANO MICHETTI: «Mi considerano il chiacchierone del gruppo. Sono l’opposto di mio fratello gemello che è più taciturno. Ma lui è quello con tre lauree in economia e commercio e giurisprudenza».
SILVANO MICHETTI: «Si, io sono quello che fa quadrare i conti…e che cura le fatture e i contributi spese».
TIZIANO LEONARDI: «Io sono il più giovane, sono un pacificatore mi piace mettere tutti d’accordo».
Tra tutti i vostri successi non si puo’ non ricordare la celebre “Anima mia” interpretata in oltre ventidue lingue…Come si scrive una hit così eterna e trasversale?
«Ti dico subito che il pezzo non l’ho scritto ad orecchio perché questo è lo sbaglio più grande che si possa fare. Molti hanno imitato il mood della nostra canzone senza mai replicarlo. Ho utilizzato la dissonanza di una nota. Questo elemento in apparenza stonato è il motivo del suo grande successo. “Anima mia” è il frutto di un’intuizione fortunata e voluta, un alchimia sonora perfetta che incontra il favore del pubblico, anche a distanza di così tanti anni».
Cosa vi aspettate da Sanremo2023?
«Vogliamo divertirci ed incontrare il pubblico che con tanto affetto ci segue da anni senza mai dimenticarci. Portiamo un brano con un significato profondo a cui teniamo molto e ci auguriamo di eseguirlo al meglio. Siamo onorati che Amadeus abbia scelto di portarci con lui in questa meravigliosa edizione. Sanremo è diventato uno degli eventi più importanti che rappresenta l’italia intera. Esserci è un’occasione che non volevamo perdere».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vedono il “Domani” I Cugini di Campagna quali sono le vostre speranze e le vostre paure?
«Per il Domani speriamo di continuare a fare musica per altri cinquant’anni: i lustrini e le paillettes sono la nostra arma segreta per restare giovani dentro e la musica è semplicemente la nostra ragione di vita».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite