È una vita dedicata alla musica quella del Maestro Giovanni Allevi, uno dei compositori più illustri e prolifici del panorama internazionale, orgoglio italiano nel mondo che ha coniugato il mondo accademico con quello popolare unendo con il suo straordinario talento e carisma due mondi apparentemente distanti in equilibrio tra il classico e il moderno. Compositore, direttore d’orchestra, pianista e filosofo con lode, Giovanni Allevi negli ultimi anni ha esplorato anche l’universo della scrittura con romanzi di successo diventati Best Seller della letteratura italiana fino a conquistare premi prestigiosi come il Premio Letterario “Elsa Morante”. Oggi l’equilibrio precario, vissuto come impulso creativo, trova spazio anche nella scrittura con il nuovo romanzo “L’equilibrio della lucertola” edito dalla casa editrice Solferino un “inno al disequilibrio” ispirato ad alcuni avvenimenti della sua vita, ma scritto ponendosi domande e riflessioni più generali sul mondo e sull’uomo, Allevi in queste pagine continua il percorso dedicato al concetto di ‘equilibrio’, già messo in musica nel suo ultimo album “Equilibrium“, di cui ne indaga la natura più intima, riflettendo sui limiti e le possibilità della conoscenza umana. Un racconto autobiografico e filosofico dedicato idealmente a tutti coloro che, di tanto in tanto, si sentono vacillare e hanno paura di cadere. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare Giovanni Allevi nel nostro salotto virtuale e di parlare con lui di equilibrio e simmetria tra musica, politica e vita.
Il tuo ultimo libro “L’equilibrio della lucertola” è una favola moderna che esorcizza la paura di cadere…Qual è stata la sua genesi? Quando ti sei accorto di aver perso l’equilibrio?
Un giorno mi sono accorto di non riuscire a stare su un piede solo per più di pochi secondi. Da lì, la consapevolezza di aver perso l’equilibrio su tutte le sfere della mia vita. Ansia e panico si erano fatte insopportabili. Ho attraversato allora, su un’isola dell’Atlantico, un periodo di totale distacco dal mondo, per dedicarmi alla corsa e a piccoli esercizi mattutini di equilibrio. Dopo ogni esercizio, annotavo le intuizioni filosofiche che mi suggeriva, ed è stato così che ho iniziato a scrivere questo libro folle. L’ho scritto di getto, senza sapere dove mi stesse conducendo.
Come mai in questo viaggio hai scelto una lucertola come animale guida?
Durante la corsa, tutti i giorni sempre alla stessa ora, sempre nello stesso punto incontravo una lucertola che puntualmente fuggiva al mio passaggio. Ho iniziato a parlare con lei, avevo bisogno di sfogare il mio tormento. La lucertola si è rivelata il mio guru! Mi ha aiutato, non a superare la mia inquietudine, ma a farci pace, ad osservarla all’interno di un panorama filosofico molto più vasto.
Il libro sviluppa molti punti di contatto con il tuo ultimo album “Equlibrium”, l’ansia e la “paura” di perdere l’orientamento è il tuo centro di propulsione creativo? Cosa ispira le tue composizioni musicali?
L’Arte, la Musica, la Danza, la Letteratura, nascono sempre da un tormento. Solo se ti senti inadeguato, confuso, se hai sofferto per amore, solo se vivi la precarietà dell’esistere, hai qualcosa da dire, cerchi una luce, e vuoi condividerla col mondo.
La tua musica sembra giocare con il tema dell’equilibrio a partire dalla sua fruizione che ha conciliato il mondo accademico con il pop…come vivi questa dicotomia?
Tutte le volte è una sfida. E’ infatti molto difficile conciliare il passato eterno e magnificente con il presente sovversivo e sempre nuovo. Ma se la musica trascura una di queste due forze, resta piatta e ferma su se stessa.
Nel libro si legge «Il mondo sa di me più di quanto io sappia di me stesso» credi che la popolarità ti abbia sottratto qualcosa? Com’è il tuo rapporto con “l’immagine pubblica” di Giovanni Allevi?
No, in realtà non sto parlando di me in quanto personaggio molto conosciuto, ma di tutti coloro che, in questa società intrisa di web, perdono i confini della propria identità. Ognuno di noi, oggi più che mai, ha un’immagine pubblica, e la libertà di azione, di pensiero, la libertà di sbagliare sono totalmente azzerate. Per questo nel libro, auspico un ritorno alla discrezione, al silenzio, in cui vissero i nostri predecessori.
In “L’ equilibrio della lucertola” si arriva ad un approccio alla vita particolarmente intriso di filosofia… c’è un pensatore del passato che preferisci particolarmente?
Io stesso non capisco ancora che libro abbia scritto; ma di sicuro si snoda in una indagine filosofica molto rigorosa, che dalla mia vicenda individuale, raggiunge un discorso su tematiche universali. Su tutte aleggia lo spirito di Socrate, con il suo “non sapere”, il senso del mistero, fino alla mia invocazione a farmi “Nulla”.
Un altro filo conduttore del libro sembra essere la paura del giudizio altrui a cui in tempi di Instagram e Facebook è più facile essere sottoposti… Qual è il tuo rapporto con i social network?
Il giudizio è sempre in agguato dietro l’angolo. Tutti sappiamo tutto di tutti, ma il contesto, l’aria che si respira oggi è estremamente conformista. Non vengono perdonate la diversità, la debolezza, la fragilità. Siamo continuamente sottoposti al confronto con stereotipi irraggiungibili di successo e di bellezza, e per questo abbiamo perso l’autostima. Le persone più delicate, fantasiose e sensibili sono quelle che soffrono di più. A loro è dedicato questo libro. Le mie parole vogliono rappresentarne la rivincita.
Sei al tuo quinto libro…quale differenza c’è tra scrivere note e raccontare storie con le parole? Quale universo senti più vicino a te?
In questo momento, dopo aver composto il mio Concerto per Pianoforte e Orchestra, la mia opera più complessa, sono totalmente preso dal libro. “L’equilibrio della lucertola” è il trionfo della vita, l’accettazione e la salvaguardia della propria fragilità e follia.
In questo periodo storico italiano sembra essere complesso raggiungere un equilibrio anche a livello politico…che idea ti sei fatto di questo cambiamento?
Il concetto di equilibrio in politica è molto noioso, e nasconde un pericolo: per trovare la mediazione, viene a sbiadirsi l’impeto originario delle idee. Come nella mia vita artistica, il meglio di me l’ho dato quando ho perso l’equilibrio, così mi auguro che qualcuno si sbilanci, portando avanti la propria missione, senza curarsi troppo del consenso. Il coraggio viene sempre ripagato!
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Giovanni Allevi quali sono le tue speranze e le tue paure?
Spero che nel Domani a tutti gli scombinati, i simpatici squilibrati, i timidi e gli incompresi, venga data una voce. In loro c’è il germe del nuovo!
Simone Intermite