La Sabbia e le Notti, edito da Fawkes Editions, è l’ultima fatica letteraria di Marino Magliani. Si tratta di un libro breve, ma molto intenso. In esso sono contenuti due racconti, che l’autore e traduttore ligure aveva già pubblicato precedentemente: «Prima occorre dire che i due racconti tradotti per la prima volta in francese facevano parte di un’antologia più ampia, intitolata Carlos Paz e altre mitologie private, pubblicata in Italia nel 2015.
Marino Magliani vi racconta, ma solo in apparenza, sempre la stessa storia: l’infanzia trascorsa a Dolcedo, il collegio frequentato in Piemonte, il servizio sulle navi-traghetto, i viaggi e infine l’emigrazio-ne. Ogni volta però viene introdotto un elemento nuovo, una tessera che completa il complesso mosaico di un unico personaggio, protagonista di tutte le quindici storie».
Questa edizione è diversa dai testi precedenti per diversi aspetti. Innanzitutto, l’autore ha scelto di ripubblicare questi due racconti per lo stretto legame che esiste tra di essi; è come se si trattasse di due estremi di un viaggio: la partenza e l’arrivo. La partenza è rappresentata dal primo racconto, che rievoca i luoghi di origine dell’autore e la sua giovinezza.
L’arrivo, invece è la terra di adozione, ovvero l’Olanda, dove da giovane si è trasferito. «Sabbia, in cui la poetica prosa di Magliani ci fornisce alcune spiegazioni, sotto forma di metafora, delle ragioni del suo girovagare. (…) Il secondo racconto di questo libro, Le notti di Sorba, ricorda un bel film di Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, magistralmente interpretato da Roman Polanski e Gerard Depardieu. Anche in quel film c’è uno scrittore, Onoff-Depardieu, che cerca di ricordare un momento della sua vita rimosso a favore di altri più fortunati, mischiando realtà e finzione». Questo libro è evocativo e rievocativo, ma la profondità della scrittura di Magliani va ben oltre la narrazione di un ricordo. Nella sua narrazione è chiaro il legame strettissimo tra i due racconti e come questi siano lo specchio di una esistenza piena, il cui filo conduttore è il mare, protagonista indiscusso e interlocutore privilegiato: «È con il mare, in effetti, che dialoga l’autore, una materia liquida, come liquida è la sua memo¬ria: un mare conosciuto eppure lontano. Il paesaggio, in definitiva, è l’assoluto protagonista di questi due racconti, o almeno una sua trasfigurazione sentimentale, e la sabbia unisce la partenza con l’arrivo. Le parole, a questo punto, sono gli strumenti che servono a Magliani per chiamare le cose che accadono in mezzo: “le parole del Sud per chiamare le cose del Nord”, scrive congedandosi da chi l’ha seguito nella sua passeggiata». Ultimo aspetto, non per nulla secondario, è il viaggio.
In tal senso, questo libro è la narrazione di un viaggio, di un viaggio non tanto da un punto all’altro, ma di una esperienza: «La sua letteratura nasce da un viaggio interminabile, ciclico, personale e allo stesso tempo mitologico, eppure non è mai la traversata a costituire il tema centrale del racconto, bensì quel che la precede, quel che la segue e quel che ne consegue».