Il ritorno in musica di Björk è una riflessione sulle radici, il radicamento, l’amore e la famiglia

Grande ritorno per Björk che pubblica oggi ‘Fossora’, il decimo album di studio, a distanza di cinque anni dall’ultima release. 

‘Fossora‘, una parola creata da Björk, è la versione al femminile della parola ‘scavatore’, ed è una riflessione sulle radici, il radicamento, l’amore e la famiglia nel contesto di un mondo sotterraneo di funghi. L’album è prodotto da Björk e registrato da Bergur Thorisson. 

‘Fossora’ è il frutto di un lungo periodo trascorso dall’artista a casa ed in Islanda durante la pandemia, abbastanza lungo da mettere radici, sia letteralmente nella sua città natale, Reykjavik, sia simbolicamente. Mentre ‘Utopia’, l’ultimo album pubblicato nel 2017 era una città tra le nuvole, ‘Fossora‘ è l’opposto sonoro: un ecosistema naturale ambientato in una terra di clarinetti e bassi potenti ed incisivi. 

each album always starts with a feeling
that i try to shape into sound
this time around
the feeling was landing
on the earth and digging my feet into the ground
( after my last album utopia which was all island in the clouds element air and no bass )

it was also woven into how i experienced the “now”
this time around 7 billion of us did it together
nesting in our homes quarantining
being long enough in one place that we shot down roots

my new album “fossora” is about that

it is a word i made up
it is the feminine of fossore ( digger, delver, ditcher )
so in short it means “she who digs” ( into the ground )

so sonically it is about bass , heavy bottom-end ,
we have 6 bass clarinets and punchy sub”

björk

L’album contiene i contributi di serpentwithfeet, il figlio di Björk, Sindri, e la figlia, Isadòra, il sestetto per clarinetto Murmuri, The Hamrahlíð Choir; Emilie Nicolas; Kasimyn of Gabber Modus Operandi; sideproject; El Guincho; molti dei collaboratori acustici islandesi di Björk; clarinetti, bassi, archi, tromboni ed altro ancora. L’album parla anche di eredità, con due brani che rendono omaggio alla sua defunta madre, Hildur Rúna Hauksdóttir, morta nel 2018.

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