Dopo il successo riscosso lo scorso anno, risuonando per la prima volta tra le antiche pietre dell’anfiteatro veronese, ritroviamo sul podio dell’Orchestra dell’Arena di Verona per questo speciale appuntamento il M° Andrea Battistoni.
Voci protagoniste sulla scena areniana quelle del Soprano Jessica Pratt, del Controtenore Raffaele Pe e del Baritono Mario Cassi, insieme al Coro areniano diretto da Salvo Sgrò e ad un doppio Coro di Voci bianche, A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani e A.d’A.MUS. diretto da Marco Tonini.
Il capolavoro più conosciuto di Carl Orff torna ad entusiasmare l’Arena di Verona nella data unica del 25 agosto, grazie alla sua Orchestra, al suo Coro e a solisti specializzati nel genere.
I 24 brani musicati da Orff, prevalentemente in latino, alcuni in alto tedesco antico ed uno in provenzale, sono tratti da una raccolta di testi poetici medievali dell’XI e XII secolo ritrovati nel monastero bavarese di Benediktbeuern, nei pressi di Bad Tölz in Baviera, e tramandati da un importante manoscritto contenuto in un codice miniato del Tredicesimo secolo, il Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus: da qui il termine Carmina Burana, introdotto nel 1847 dallo studioso Johann Andreas Schmeller in occasione della prima pubblicazione del manoscritto.
Da qui nasce il grande affresco musicale di poesia medievale, che compone la prima parte del trittico teatrale Trionfi, che comprende i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite, disegnato da Orff nella prima metà del Novecento. La Prima dei Carmina ha avuto luogo a Francoforte l’8 giugno 1937, mentre la Prima italiana è di cinque anni più tardi, al Teatro alla Scala di Milano, il 10 ottobre 1942. Ed è proprio con i Carmina Burana che Carl Orff s’impone all’attenzione internazionale, tanto che la composizione, sia rappresentata scenicamente sia in versione sinfonica, gode ancora oggi di ininterrotta fortuna.
Lo schema della cosiddetta “cantata scenica” del musicista tedesco – che reca il descrittivo sottotitolo Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis – è costituito da un prologo, cinque parti e un finale, e non segue una narrazione ben precisa, ma si basa sul concetto del giro della “Ruota della Fortuna”.
Difatti dopo l’invocazione alla Fortuna che costituisce il prologo (Fortuna imperatrix mundi), nella prima sezione si celebra la gioia della Primavera (Primo vere), per passare poi nel prato al gioco degli incontri amorosi (Uf dem Anger); quindi la sezione In taberna rimanda ai goliardici costumi dei clerici vagantes, mentre la quarta parte è caratterizzata da inni all’amore (Cour d’amours) e si conclude nella quinta parte denominata Blanziflor et Helena con il coro a Venere Ave, formosissima. Nel finale si ha poi la ripresa dell’inno alla Fortuna (O Fortuna), per chiudere simmetricamente la composizione.