La leggenda dell’animazione giapponese, Hayao Miyazaki, ha compiuto 80 anni lo scorso 5 gennaio, l’uomo dal carattere schivo e abitudinario che ha regalato al cinema d’animazione giapponese un successo di fama mondiale. I suoi lavori sono apprezzati in tutto il mondo per la loro bellezza e la capacità di affrontare tematiche importanti attraverso la delicatezza del disegno. Autore di film adatti ad ogni età in cui bizzarri esserini, tratti dal folklore giapponese, e persone reali, vivono avventure per salvare il mondo e i valori universali dalle catastrofi imminenti.
Il regista nasce nel 1941 a Tokyo, città in cui scopre la sua passione per manga e anime. Si laurea in Scienze Politiche e successivamente viene assunto dalla Toei, nella quale inizia il suo lavoro da disegnatore. Raggiunge il successo nel 1982 con “Nausicaä della Valle del vento” tratto dal manga dello stesso Miyazaki. Questo successo gli consente di fondare, insieme a Isao Takahata e a Toshio Suzuki, lo Studio Ghibli (il nome rievoca oltre al vento caldo del Sahara anche l’aereo militare di produzione italiana).
Tra i massimi successi della produzione dello studio ricordiamo: “Il mio vicino Totoro” (1988), “Il castello errante di Howl” (2004), “Porco Rosso” (1992) ed altri. Un successo senza tempo che parte dalla vincita del Japan Academy Prize per miglior film dell’anno con “Princess Mononoke”, fino alla vincita nel 2002 dell’Orso d’Oro al festival di Berlino e il premio Oscar come miglior lungometraggio d’animazione con “La città incantata” (2001). Nel 2005 Miyazaki ottiene il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia e, nel 2013, annuncia il ritiro con il suo ultimo film “Si alza il vento”.
Quest’anno, raggiunto il traguardo di 80 anni, il regista annuncia un nuovo film, già in cantiere da 3 anni, con il titolo di “How do you live?” L’annuncio del futuro film rappresenta una delle tante novità presentate nel 2020 dello studio di animazione. Tra le tante ricordiamo l’apertura, a metà aprile, del canale YouTube del Museo Ghibli, che ha pubblicato un video che consente visite virtuali tra le sale, la visione d’immagini delle attività svolte all’interno, brevi interventi di Toshio Suzuki (che ha anche dedicato, ai bambini della sua città d’origine, un video tutorial su come disegnare il personaggio e il simbolo dello studio, Totoro). Lo scorso ottobre è stato pubblicato un secondo video riprendente lo stesso Miyazaki con indosso il suo grembiule da lavoro, mentre disegnava il logo del locale durante una pausa nella caffetteria del museo
Le fiabe di stampo ecologico, rappresentate dal nostro regista, diventano emblemi contro la guerra e la distruzione ambientale causata dall’uomo. Storie intrinseche di quello che possiamo definire “realismo magico” tipico della cultura giapponese che, come dice lo stesso Miyazaki, diventa elemento portante del racconto:
«È una cattiva idea relegare tutte le tradizioni a un piccolo panorama di cultura popolare. Circondati da tecnologia e dispositivi accattivanti, i bambini stanno progressivamente perdendo le loro radici. Dobbiamo informarli della ricchezza delle nostre tradizioni»
(H. Miyazaki)
Folklore giapponese visibile in alcuni personaggi come l’antagonista del “La città incantata”, Yubaba, che richiama le antiche figure delle Yamaube ovvero streghe delle montagne, oppure la maschera del Senza-Volto usata nel teatro Nō o il personaggio Haku ripreso dall’immagine dello spirito del fiume Kohaku.
Figure che lottano contro l’alienazione e la perdita di sé all’interno di un sistema capitalistico. Eroine emancipate che, attraverso le disavventure, avviano un percorso di crescita personale.
Le protagoniste (nella maggior parte dei film sono donne: Nausicaä, Sheeta, Kiki, Mononoke, Chihiro, Sophie o Ponyo) non sono figure statiche, ma personaggi complessi che avviano un processo di mutamento interiore in un mondo segnato dalla guerra, dalle macchine e dalla malvagità. Donne sognatrici che affrontano la situazione con coraggio e perseveranza, difendendo la realtà dalla distruzione in nome della pace, la salvaguardia del pianeta e del mondo animale. Giovani ragazze che, con al fianco un amico o aiutante, non perdono mai la propria indipendenza, ma la mostrano con orgoglio.
«Il motivo per cui presento un’eroina femmina dipende probabilmente dal fatto che la società accorda tradizionalmente il controllo all’uomo, in Giappone come nel resto del mondo. Abbiamo raggiunto un’epoca in cui questo modo di pensare orientato al maschile sta per raggiungere i suoi limiti. Le ragazze e le donne possiedono una maggior flessibilità. Questo è il motivo per cui un punto di vista femminile va incontro ai tempi correnti. Secondo la mia opinione, non dovrebbe sussistere alcuna differenza tra uomo e donna. Io li vedo uguali in molti modi.»
(H. Miyazaki)
Nonostante i film raccontano un mondo fantastico in cui vivono spiriti, draghi, castelli erranti e magia, quella che viene rappresentata è la realtà. A differenza dei racconti della Disney, Miyazaki non cela un mondo costituito dal dolore, violenza, morte e delusione, ma li unisce all’interno della trama come parte essenziale del mondo stesso.
«Protagonisti nel mio cinema sono sempre stati i paladini dell’utopia…. Esseri che in ogni situazione lottano per la pace, per l’armonia nel mondo. I creatori di storie per bambini, nella maggior parte dei casi, stabiliscono argini definitivi tra bene e male. Io no. Creo andirivieni, dove ciascun personaggio è una pedina che deve scegliere da che parte stare»
(H. Miyazaki)
Maria Del Vecchio