La fondazione Palazzo BLU, il Centre Georges Pompidou di Parigi e MondoMostre presentano a Pisa la mostra “ da MAGRITTE a DUCHAMP. 1929: il Grande Surrealismo dal Centre Pompidou”, fino al 17 Febbraio 2019. Per la prima volta in Italia, l’istituzione francese presta capolavori di cui difficilmente si priva per un percorso espositivo allestito nella splendida cornice di Palazzo Blu e curato da Didier Ottinger, Directeur adjoint del Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi.
Circa 150 opere, tra collage di Max Ernst, maschere in filo di ferro di Alexandre Calder, sculture di Alberto Giacometti, fotografie di Man Ray e oggetti surrealisti, disegni, dipinti e documenti che testimoniano la straordinaria avventura dell’avanguardia surrealista nel suo periodo più florido: gli anni intorno al 1929. Durante l’esposizione sarà possibile ammirare dall’enigmatico “Le double secret” (1927) di René Magritte a “L.H.O.O.Q.” (1930), dissacrante Monna Lisa con i baffi di Marcel Duchamp.
Le lettere “L.H.O.O.Q.” pronunciate in francese danno origine alla frase Elle a chaud au cul letteralmente “Lei ha caldo al culo”, che significa “Lei è molto eccitata”. Può essere letto anche con la parola inglese “look”, guarda. “Le modèle rouge” (1935) di René Magritte è un’altra delle splendide opere che possiamo trovare in mostra. Il confronto fra titolo e dipinto genera nell’osservatore un’ulteriore confusione nel tentativo di interpretarlo.
Come Magritte amava dire: “La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il concetto stesso della mente è sconosciuto”.
Altro capolavoro esposto è “Le Double Secret” ( 1927). Qui Magritte non applica uno sdoppiamento, ma una frammentazione. Un’immagine è qualcosa di concreto, indipendente da ciò che rappresenta e dai nostri meccanismi di comprensione, e questo è il primo segreto che quest’opera ci svela.
L’effetto conturbante dell’immagine di Magritte, che sotto la pelle rivela la corteccia di un albero adornata di sonagli, stordisce e affascina allo stesso tempo. Ancora una volta Magritte interroga quella che noi chiamiamo la realtà, l’artista svela il baratro che separa l’essere dalla sua apparenza e conferma che la realtà resta enigmatica.
Giada Fanelli