Claudio. Il primo imperatore gallico di Roma di Raffaele Bene è un saggio storico molto interessante che racconta di un uomo decisamente sottovalutato: Tiberio Claudio Nerone Germanico è infatti passato alla storia come un sovrano debole e sottomesso, ma l’autore ha un’idea ben diversa.
Raffaele Bene lo considera il Dr. Jekyll e il Mr. Hyde di Roma e nell’opera cerca di spiegare le sue motivazioni, che vanno rintracciate nella lungimiranza di un uomo che ha saputo attendere per servire la propria vendetta e che ha saputo toccare i tasti giusti, senza farsi coinvolgere attivamente nei piani che probabilmente aveva ordito. L’autore si riferisce soprattutto alla congiura mortale ai danni dell’imperatore Caligola, nipote di Claudio, e in tal merito afferma: «Tra i senatori riunitisi per decidere le sorti di Roma, c’era un’assenza eccellente: Claudio. Dov’era finito lo zio di Caligola? Svetonio scrive: Si era ritirato nell’appartamento che chiamano Ermeo e, non molto tempo dopo, atterrito dalla notizia dell’assassinio (di Caligola), sgattaiolò su una terrazza vicina e si nascose in mezzo ai tendaggi tesi davanti alla porta. Per caso un soldato semplice, correndo qua e là, ne vide spuntare i piedi da sotto la tenda e, desideroso di appurare di chi mai si trattasse, lo riconobbe, lo tirò fuori e lo salutò imperatore, mentre lui per la paura si gettava ai suoi piedi». Ma è davvero andata così? – si è domandato Bene – e la risposta, secondo le sue ricerche, è molto diversa dalla versione di Svetonio.
A quanto pare, infatti, egli non era per niente spaventato e stava invece recitando una parte, conscio di essere finalmente vicino al suo scopo. Claudio era stato un bambino isolato e deriso – a causa di una salute cagionevole derivante da una grave poliomielite che l’aveva reso gracile e poco attraente – e aveva sempre vissuto all’ombra del prode e affascinante fratello maggiore, Germanico. La sua solitudine lo aveva portato a investire tanto tempo nello studio della filosofia e della letteratura, conoscenze che poi saranno importanti per il suo governo, durato tredici anni, in cui ha applicato con intelligenza i principi di inclusività e di tolleranza. Claudio è stato infatti un sovrano moderno, con un occhio rivolto verso il passato ma uno fisso sul futuro; un imperatore illuminato, che ha subìto però le tragiche conseguenze della sua debolezza nei confronti delle donne: la sua morte sembra infatti imputabile a sua moglie Agrippina, che aveva mire politiche ancora più ambiziose di quelle che aveva avuto lui stesso.