Dal 25 dicembre è disponibile su Netflix “Bridgerton”, la nuova serie prodotta da Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Scandal). Ispirata al primo romanzo della saga “il Duca e Io” di Julia Quinn, la serie è ambientata a Londra nel 1813, durante l’Età della Reggenza, tra eccessi e scandali.
La protagonista è Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor), giovane debuttante la cui bellezza è tale da aver colpito persino la Regina. Tuttavia, Daphne vuole sposarsi solo per amore, un’idea impensabile in una società dove ci si sposa per convenienza e con il miglior partito possibile. E quale miglior partito del duca Simon Basset (Regé- Jean Page), lo scapolo più ambito della città, che al contrario di lei non ha alcuna intenzione di sposarsi. Entrambi diventano presto oggetto di pettegolezzi e delle critiche di Lady Whistledown (la cui voce è di Julie Andrews), misteriosa scrittrice che pubblica periodicamente su un giornale tutti i segreti e gli scandali dell’alta società. Per sfuggire alle attenzioni delle giovani in cerca di marito e ai pretendenti sgraditi, Simon e Daphne decidono di fingere un corteggiamento, ma quella che era iniziata come una recita alla fine si trasforma in realtà.
La storia riprende quella di grandi classici come “Orgoglio e Pregiudizio” e “Piccole donne”, tuttavia “Bridgerton” non è un semplice period drama, perché è pieno di elementi che lo rendono attuale, dalla colonna sonora contemporanea al cast multietnico, per consentire allo spettatore di immedesimarsi nei personaggi e nelle loro storie.
Tra di essi spiccano soprattutto le donne, costrette a lottare per i loro diritti in un’epoca in cui l’universo femminile era totalmente sottomesso a quello maschile. Eloise Bridgerton (Claudia Jessie), la sorella minore di Daphne, è una ribelle che sogna di diventare una scrittrice e di costruirsi una vita senza dover dipendere da un uomo proprio come Jo March. La Regina Charlotte (Goldar Osheuvel) è uno dei personaggi più iconici della serie, sia per il colore della pelle non convenzionale per l’epoca che per il ruolo di regnante, rivestito al posto di suo marito Giorgio III afflitto da una grave malattia mentale. La storia ci dice che non fu Charlotte a farne le veci, bensì il principe Giorgio IV mentre nella serie le viene data molta più importanza e soprattutto la scelta di un’attrice di colore avvalora l’ipotesi di alcuni storici secondo cui la Regina in realtà avesse origini africane.
Per ricostruire le ambientazioni tipiche dell’alta società londinese sono stati selezionati alcuni dei luoghi più suggestivi della Gran Bretagna come il Royal Crescent, famoso complesso residenziale settecentesco scelto per la casa di Featherington e l’Holburne Museum, galleria d’arte di Bath che custodisce le opere di grandi artisti come William Turner, divenuto lo scenario dei balli di casa Bridgerton.
Tra riferimenti storici e finzione, “Bridgerton” si conferma un period drama moderno e non banale che, aldilà della storia d’amore e degli intrighi di palazzo, riesce a trasmettere dei messaggi incredibilmente attuali sull’universo femminile dimostrando che non siamo solo mogli e madri, ma siamo prima di tutto donne.
Giulia Salome