Recensione: “The Post” Steven Spielberg, Meryl Streep e Tom Hanks risvegliano la coscienza americana

La diciottesima nominations agli Oscar per Steven Spielberg arriva con “The Post”, un film che narra di un tremendo inganno, di un gruppo di personalità brillanti e determinate, ma, soprattutto, di una delle donne più coraggiose d’America, tramite un realismo e un’enfasi coinvolgenti e toccanti in modo intimamente profondo.

A donare un tocco di sacralità e prestigio alle basi già ottime della pellicola, vi sono le impeccabili e sempre eccellenti interpretazioni dei pilastri del cinema Meryl Streep e Tom Hanks, rispettivamente nei ruoli di Kay Graham e Ben Bradlee che, nel 1971, insieme alla loro troupe, smascherarono le menzogne e l’agghiacciante ipocrisia di potenti e influenti uomini di spicco nell’ambiente americano (tra cui l’amatissimo presidente John Kennedy), macchiati della mostruosa colpa di aver nascosto all’opinione pubblica i reali motivi dietro lo scoppio e il proseguimento della guerra in Vietnam, avendo convinto abilmente il popolo americano che i loro cari impegnati a combattere il sanguinoso conflitto rischiassero la vita per una giusta causa.

La sconvolgente pubblicazione, prima da parte del The New York Times, poi del The Washington Post, dei Documenti del Pentagono, fascicoli contenenti le informazioni top secret che incriminarono le personalità coinvolte nell’insabbiamento dell’orrenda verità e che infangarono conseguentemente anche la solenne figura del Presidente degli Stati Uniti d’America, portò inevitabilmente allo scandalo di Watergate e alle successive dimissioni del presidente Nixon; una vittoria più che simbolica per la libertà di stampa e per la libertà di espressione in generale, una rivendicazione dell’insindacabile diritto di conoscere la verità e di divulgarla, e una degna rivalutazione del ruolo dei giornali, del loro potere e della loro missione salvifica ribattezzata da una delle citazioni di maggior impatto tratte dal film: “Il giornale è al servizio dei governati, non dei governanti.”

“The Post” è una perla capace di far immergere completamente lo spettatore in un’epoca, in una nazione e in un contesto completamente diversi dai nostri, con una naturalezza e un’immediatezza ottenute grazie agli sceneggiatori Liz Hannah e Josh Singer, e che solo un regista del calibro di Steven Spielberg sarebbe stato in grado di rendere incisivi a tal punto.

Difatti, la pellicola permette di sentirsi parte di quel mondo in miniatura, divenendo partecipe dei drammi, delle sensazioni e delle emozioni più impercettibili e profonde di ogni membro che ne è incorporato, dai giornalisti e componenti più in vista, agli stampatori, addetti ai “piani bassi”, ma ingranaggi non meno importanti per formare questa potente macchina che è alla base della cultura da secoli, risvegliando in tutti noi quella coscienza che è forza matrice di ogni uomo, quella che spinge a piangere, a lottare e a rischiare la vita, la reputazione e la perdita della libertà pur di non sopprimerla.

Nell’interpretazione di ruoli principali al fianco di Tom Hanks e di Meryl Streep, troviamo Bob Odenkirk (Ben Bagdikian), Tracy Letts (Fritz Beebe), Bruce Greenwood (Robert McNamara) e Matthew Rhys (Daniel Ellsberg).

Alice Gaglio

RASSEGNA PANORAMICA
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recensione-the-post-steven-spielberg-meryl-streep-e-tom-hanks-risvegliano-la-coscienza-americanaThe Post” è una perla capace di far immergere completamente lo spettatore in un’epoca, in una nazione e in un contesto completamente diversi dai nostri, con una naturalezza e un’immediatezza ottenute grazie agli sceneggiatori Liz Hannah e Josh Singer, e che solo un regista del calibro di Steven Spielberg sarebbe stato in grado di rendere incisivi.