In una placida Crema dell’’83, in cui la vita scorre in simbiosi con la natura, la musica, i libri e l’arte, due ragazzi, il diciassettenne italiano Elio e il ventiquattrenne americano Oliver, maturano tra loro un’amicizia che ben presto si trasformerà in un amore appassionato e travolgente, capace di trasportare il telespettatore in un mondo a parte, quello ricreato con magistrale abilità dal regista italiano Luca Guadagnino.
Ispirata al romanzo dello scrittore statunitense André Aciman e girata nella cittadina lombarda di Crema, “Chiamami col tuo nome” è una pellicola immersa in un realismo dai toni vintage e dai colori pastello fortemente espressiva e comincativa, non solo per il messaggio principale che veicola trattando un tema tanto delicato come quello LGBT, ma soprattutto per la modalità con la quale accarezza la sensibilità dello spettatore analizzando anche concetti più comuni come l’amicizia, la famiglia, la crescita e la comunicazione con l’ambiente esterno.
Quando si esce dalla sala dopo aver visto “Chiamami col tuo nome”, non si ha l’impressione di aver guardato un film a tema LGBT, ma di aver semplicemento assistito alla ricostruzione della nascita di una splendida storia d’amore realmente vissuta e consumata nel Nord Italia degli anni ’80, una caratteristica che ci fa aprire gli occhi riguardo alla necessità di abbandonare il profondo bigottismo che tiene l’Italia ancorata a dei principi già ampiamente superati dalla visione americana ed estera in generale; motivo per il quale in numerosi cinema italiani non è stato trasmesso il film pluripremiato di Luca Guadagnino.
Un elemento che rende l’opera “un dono raro che porta il regista nel gotha dei grandi maestri della sensualità” come ha sottolineato la rivista Variety, è l’erotismo dirompente quanto delicato e raro che è in grado di veicolare tramite alcune scelte stilistiche mirate. Difatti, non a caso, l’obiettivo maggiore della pellicola è quello di mostrare il mondo tramite gli occhi del giovane Elio (interpretato magnificamente dall’attore emergente Timothée Chalamet) , un adolescente alla scoperta di sé stesso, del suo corpo e della sua sessualità, che si è appena affacciato all’età adulta e a tutte le implicazioni che ciò comporta; facendo apparire il corpo aitante e marmoreo del più maturo e carismatico Oliver (Armie Hammer), al pari di quello delle statue greche che vengono mostrate nel corso del film; oggetto e immaginazione di pari desideri e adulazioni.
Un’altra caratteristica che rende una pellicola come “Chiamami col tuo nome” difficile da dimenticare, è la rappresentazione magica ed intensamente minuziosa dell’Italia “complicata” degli anni ’80, sia tramite richiami politici e culturali (ne sono un esempio le raffigurazioni del Duce dinnanzi alle porte), ma soprattutto grazie alla fotografia e all’importanza che viene attribuita ai paesaggi e alla natura nella sceneggiatura; elementi che mostrano l’eleganza di un’Italia arcaica, panica e romantica senza l’ausilio di filtri e sovrastrutture.
“Chiamami col tuo nome” ha ricevuto tre nominatios ai Golden Globe e quattro ai prossimi Oscar, tra cui spiccano la nomination come miglior attore protagonista per Timothée Chalamet, quella come miglior film e miglior sceneggiatura non originale; mentre manca l’atteso riconoscimento anche alla notevolissima interpretazione di Armie Hammer, il quale è stato nominatio come miglior attore non protagonista ai Golden Globe, ma non agli Oscar.
Alice Gaglio