Segna una nuova evoluzione musicale e personale il ritorno in musica della cantautrice Erica Mou, con il nuovo album intitolato “Bandiera sulla luna” edito dall’etichetta milanese Godzillamarket. Questa volta il tema conduttore di questo nuovo viaggio in musica è la conquista di spazi interiori, così sconosciuti e desiderati da rappresentare “la luna” descrivendo tra le note una generazione intera e la sua irrequietezza. Con la leggerezza e la sincerità che la contraddistingue Erica parla della capacità di amare senza possedere e di comunicare in maniera diretta senza vergognarsi e lo fa con brani diretti, liberi da sovrastrutture scoprendo nuovi accenti di un’eleganza espressiva personale che si coniuga all’abilità nell’incastrare parole e musiche in modo originale e a volte imprevedibile. Noi di Domanipress abbiamo parlato con Erica Mou del suo nuovo album, del tour omonimo in giro per l’italia e di trasferimenti fisici ed emotivi svuotando insieme i cassetti della vita tra riflessioni, ricordi e nuovi obiettivi.
Il nuovo album “Bandiera sulla luna” rappresenta un grande cambiamento, qual è stata la sua genesi?
I brani sono stati scritti a ridosso dell’album precedente “Tienimi il posto” era un periodo di grande cambiamento, stavano avvenendo tante cose diverse e mi sono resa conto che avevo tante cose su cui riflettere. “Bandiera sulla luna” è un album su cui ho lavorato tanto anche nel “rimaneggiare” ciò che scrivevo, non ho pensato, questa volta, che i brani scritti e finiti fossero intoccabili. Sono stati di grande ispirazione anche i viaggi che ho fatto ultimamente in giro per il mondo ma sopratutto questa mia nuova vita, in una città diversa come Roma. Ho capito cosa vuole dire vivere una vita autonoma svincolata da tante dinamiche a cui si è abituati quando si è in un ambiente protetto. Da sola mi sono sentita più “scoperta” ma mi sono vista anche molto meglio del solito…
Il primo singolo dell’album si intitola “Svuoto i cassetti“…. tu cosa ci hai trovato dentro?
Ho trovato i panni più giusti, la canzone parla di un trasloco emotivo oltre che uno reale, ma racconta anche della sensazione di indossare un vestito più comodo. Nel videoclip del singolo abbiamo giocato con la realizzazione di un abito sartoriale dove dalla stoffa alla realizzazione finale tutto è su misura. Questo rappresenta la conquista degli obiettivi partendo dalla materia prima. I cassetti gli ho svuotati tutti, se non svuoti non capisci cosa realmente hai e cosa potresti trovare di nuovo. Questo è tutto il leitmotiv del disco.
Roma, la città eterna, è presente nel disco. Nel brano “Roma era vuota” citi la magica Piazza Navona...Tu ti sei recentemente trasferita nell’ Urbe, quali sono i tuoi luoghi preferiti della capitale?
A livello turistico mi emoziona molto passare davanti al Pantheon, ma la Roma che frequento tutti giorni, quella che non è legata alla bellezza estetica ma che mi fa sentire a casa è “Roma Est” dove sono riuscita a ricreare un piccolo ambiente famigliare insieme a colleghi e sopratutto amici che abitano vicino a casa mia. Poi ci sono luoghi che amo ma che vedo lontano da me perché sono esageratamente belli come il Giardino degli Aranci, la piazza dov’è presente la Bocca della Verità…Simone ti dico la verità non mi sono ancora abituata alla bellezza di Roma e sono tre anni che ci abito…non so se chi ci abita dalla nascita può capire questo stupore.
Il mercato discografico cambia in maniera molto veloce…in questi ultimi tempi si parla spesso di una dicotomia tra produzioni mainstream ed indie. Tu sei testimone di queste due realtà prima con una produzione legata alla Sugar e da qualche tempo con un lavoro da indipendente…Che idea ti sei fatta di questo momento discografico?
Il mio intento quando scrivo un brano non è quello di parlare ad un pubblico specifico settoriale o precostituito, cerco solo di essere più comunicativa possibile per quello che sono le mie esigenze d’espressione…questo disco non è stato scritto per ammiccare un target, la mia speranza è quella che chiunque possa ascoltare la mia musica. Due anni a me sembrano pochissimi, non ho mai smesso di lavorare da “Tienimi il posto” ad oggi mi sono presa solo un mese di vacanza. Per far decantate le cose c’è bisogno di un tempo fisiologico, il problema più grande dell’industria discografica di oggi è che è tutto molto veloce invece la musica ha bisogno del suo tempo perché fa dei giri tortuosi dentro di noi per essere scritta e poi per essere rivista, lavorata e perfezionata al meglio…dietro c’è un lavoro enorme che non si può e non si deve fare di fretta. L’attesa è sempre sinonimo di qualità. A chi inizia consiglierei di non pensare di produrre un bene di veloce consumo, le canzoni non scadono, o meglio, non dovrebbero scadere quindi vanno trattate come qualcosa che esiste nella sua dignità non come qualcosa che dura tre minuti e trenta, esistono e basta.
Eppure molti talent oggi pubblicano dischi prodotti nel tempo di una mezza stagione televisiva…
E non capisco come sia possibile… In tre mesi noi siamo riusciti a fare il mastering ed il mixaggio, puoi pensare di registrare un disco in tre mesi ma non di realizzarne l’architettura.
A proposito di tempi, i brani del tuo ultimo album “Bandiera sulla luna” sembrano seguire una certa “brevitas” per dirla alla latina…ci sono tracce che non superano i tre minuti come mai?
Non è una scelta sono nati così…io sono figlia del mio tempo ed ho una soglia d’attenzione più bassa delle precedenti. Per me è inconcepibile oggi scrivere un brano che superi i cinque minuti. Mi sono resa conto di essere una consumatrice di merce rapida, in questo disco ci tenevo particolarmente al fatto che tutto avesse un senso. Un ritornello in più non serviva? Non ce l’ho messo, volevo dire tante cose in maniera più diretta con parole più asciutte che dovevano durare poco. Il disco ha 13 tracce ma non supera i quaranta minuti, volevo essere incisiva anche se non perfetta. Mentre ci lavoravamo non ho sentito il bisogno di prolungarmi anzi diverse cose le ho ulteriormente tagliate.
Alcuni brani sembrano quasi non volerti dare il senso di sazietà per indurti a farti fare un bis…
Grazie questo mi rende felice, se si vuol fare il bis anche lo chef è contento…(ride)
Nel brano “Souvenir” ti sei per la prima volta confrontata anche con la lingua francese…ultimamente hai viaggiato molto quanto ha inciso questo sulla tua scrittura?
Quel brano l’ho scritto in francia, hai il ritornello in francese una lingua che non parlo e che mi piacerebbe imparare, la frase che lo costituisce è molto semplice ho saputo inventarla da sola. Nel mood generale della canzone, che è separata dal resto del disco, a livello sonoro sicuramente mi sono lasciata molto ispirare dai luoghi.
Recentemente sei anche partita con live di “Bandiera sulla luna” con la tua inseparabile loop station ma anche con un trio di musicisti…
Nel live mi diverto molto con la loop station ma in alcuni brani ci saranno dei giri armonici anche svincolati da questo strumento, continuerò con la costruzione dal vivo degli arrangiamenti ma tengo a precisare che porto anche uno spettacolo in trio con pianoforte e violoncello ed il nostro fonico che utilizza elettronica e lavora con noi.
Quest’anno hai cinque album all’attivo non deve essere facile scegliere le canzoni per il live e tralasciarne delle altre.
Si, io sono pronta a tutte le richieste ma ovviamente tengo tanto a cantare le canzoni dell’ultimo album, anche perché ho il privilegio di avere sul palco tutti i musicisti che hanno lavorato con me in “Bandiera sulla luna” anche loro queste canzoni le hanno viste crescere…possiamo lavorare sui dettagli
Erica, noi ci conosciamo da molto tempo ormai, abbiamo condiviso anche gli stessi spazi accademici… contro ogni principio del giornalismo mi prendo la libertà di chiederti cosa vorresti ti chiedessero i miei colleghi su questo disco….
In realtà mi aspetto di tutto…(ride) sono pronta all’ignoto e ti dirò di più non posso sapere se ho tutte le risposte in realtà, perché questo disco ha bisogno di essere vissuto e compreso anche da me. Come al solito le canzoni anticipano dei pensieri che spesso non hai ancora verbalizzato agli altri…scrivo spesso qualcosa che non ho mai esternato, è tutto molto inconscio è un lavoro irrazionale quindi aspetto te ed i tuoi colleghi giornalisti per illuminarmi.
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Erica Mou quali sono le tue speranze e le tue paure?
Il Domani lo vedo diverso da oggi, spero di non arenarmi mai anche se mi dovessi sentire pienamente appagata spero di non smettere di ricercare. Sono sicura che la mia ricerca non è finita qui…
Simone Intermite