Per Nicola Piovani pianista e compositore nonché vincitore del Premio Oscar, la musica come diceva Federico Fellini è pericolosa ma è un pericolo che vale la pena correre perché ha la forza di cambiarci dentro. Da questa frase iconica e ricca di significato prende forma il nuovo spettacolo del maestro Piovani che parte dall’asserzione felliniana “La musica è pericolosa” per raccontare la sua passione viscerale per le sette note e la sua magistrale esperienza di compositore, che nel corso degli anni ha collaborato con molti artisti e per tutti i generi di espressione creativa: da Fabrizio De André a Federico Fellini e Luigi Magni passando per il teatro, il cinema, la televisione con nomi come Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Nanni Moretti e ovviamente Roberto Benigni . La passione per la musica che diventa passione per la vita diviene così strumento per raccontare ciò che non si può comunicare con la parola senza filtri. Noi di Domanipress abbiamo avuto il privilegio di parlare con il maestro Nicola Piovani della musica, quella vera non “di sottofondo”, che emoziona e cambia la vita oltre le note.
Il suo nuovo spettacolo “La musica e pericolosa” è un autobiografia dove musica e parole interagiscono per raccontare una storia di vita straordinaria costellata da percorsi artistici che si incontrano con nomi come De Andrè, Federico Fellini ed Ennio Morricone solo per citarne alcuni scoprendo anche composizioni inedite. Friedrich Nietzsche diceva che la vita senza musica sarebbe un errore è d’accordo con questa affermazione?
Sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, per me è così non saprei pensare le mie giornate senza la musica. Ma ci sono anche grandi uomini, grandi vite che hanno fatto a meno della musica vivendo ad alti livelli. Inutile obbligarsi ad amare la pittura se sei daltonico. C’è anche chi nasce insensibile al suono…
Nelle suo opere la musica è stata protagonista di produzioni molto diverse da quelle teatrali a quelle cinematografiche fino a quelle televisive…come cambia l’approccio compositivo in questi diversi ambiti?
Mi è piaciuto e mi piace praticare la musica in diversi ambiti e diverse discipline, studiare l’effetto delle lingue musicali. Dove c’è un problema espressivo che si può risolvere con la musica, là mi piace provarci. Peccato non aver mai lavorato in un circo, di quelli equestri, di una volta! Sarebbe un’esperienza che mi sarebbe piaciuto fare.
Nella sua biografia afferma che l’attitudine all’ascolto, come istinto naturale e interessamento al prossimo, debba essere una premessa fondamentale dell’intelligenza creativa…
Si e mi riferisco all’ascolto del prossimo, quello che rischiamo di perdere in tempi di dialogo serrato con gli smartphone. Ascoltare racconti, ascoltare musica, ascoltare le confidenze di un amico, le spiegazioni di uno scienziato… Ho frequentato artisti intelligentissimi e molti di loro erano grandi ascoltatori, magari al di là delle apparenze.
Recentemente ha avuto occasione di suonare al 25esimo anniversario dell’attentato a Giovanni Falcone con l’orchestra siciliana giovanile sulla famosa autostrada A29? Cosa ricorda di questa esperienza?
Ricordo che è stato davvero un momento da brivido: suonavamo sul preciso punto dell’autostrada di Capaci dove 25 anni fa esplodeva l’auto di Falcone, e della sua scorta. Non so quanto la musica possa aiutare a non dimenticare certe tragedie, e soprattutto ad evitarne altre. Ma sicuramente i ragazzi dell’orchestra sinfonica quella sera avevano gli occhi lucidi. E non solo loro…
La fruizione musicale è molto cambiata, con il digitale si può accedere a cataloghi infiniti, e questo ha cambiato anche il mercato musicale che è diventato meno selettivo…cosa ne pensa di questo cambiamento?
È molto cambiato il modo di fruire musica riprodotta, con molti vantaggi e qualche rischio, come l’uso dissennato della musica di sottofondo. Ma non è molto cambiata la fruizione della musica teatrale, quella che chiamiamo “dal vivo”, la Musica con la emme maiuscola.
A proposito del cinema, che l’ha vista protagonista di indimenticabili colonne sonore, recentemente ha affermato che più che la pellicola cinematografica è il teatro il linguaggio del futuro: nell’antica grecia l’opera aveva una funzione educativa…oggi si può ancora parlare del valore pedagogico del teatro?
Più che di valore pedagogico oggi io parlerei del valore espressivo artistico comunitario del Teatro, sempre più indispensabile per costruire l’identità culturale e civile di un paese.
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Nicola Piovani quali sono le tue speranze e le tue paure?
Il Domani è sempre molto appetibile perché, sia se siamo ottimisti, sia se siamo catastroficamente pessimisti, una cosa certa: il futuro ci smentirà. E ci sorprenderà.
Simone Intermite