Sarà particolarmente chiassoso, squinternato, sconclusionato, sulla carta quasi insensato, composito da un illogico branco di singolarissimi eroi, indubitabilmente dei veri e propri outsiders del genere superheroes, ma, anche in “Guardiani della Galassia Vol. 2”, questo eterogeneo manipolo di idioti intergalattici continua a piacerci così com’è: demenziale, folle, avventato, eccedentemente scanzonato.
Tra tutti gli eroi dei fumetti Marvel chi avrebbe mai scommesso qualcosa sulla trasposizione cinematografica di un semisconosciuto gruppo di individui che annovera tra le sue fila persino un monosillabico albero parlante ed un minuto procione (o ratto, o volpe, o qualsiasi cosa sia) spaziale armato di fucili laser? Chi ha per caso alzato la mano, la rimetta subito giù, non si dicono le bugie. Eppure la Marvel/Disney lanciando i rischiosi dadi della sorte hanno ancora avuto ragione, giungendo ad un risultato finale che non si può dire che non sia più che soddisfacente.
I’antecedente capitolo del 2014 dei Guardiani della Galassia si dimostrò una convincente novità dalle tinte effervescenti e giocose, “Guardiani della Galassia Vol. 2” (con quel “Vol. 2” così tarantiniano), del suo antesignano di tre anni fa, semplicemente ne conferma l’efficacia della formula: esilaranti situazioni, coloratissime atmosfere, dialoghi irriverenti, guizzanti ed a volte sboccati, una punta di sentimento ed un’azione girata con magistrale perizia (epicamente spassosi il piano-sequenza iniziale e le sequenze in slow motion), il tutto diretto dal regista del primo episodio, James Gunn, un cineasta che è stato capace di imprimere la sua delirante autorialità ad una pellicola (due se vogliamo proprio essere precisi) che va ad aggiungersi al magma indifferenziato del Marvel Cinematic Universe, in cui l’impersonale standardizzazione filmica è oramai di casa.
“Guardiani della Galassia Vol. 2”, come il suo predecessore, è un trascinante revival del panorama musicale degli anni 70’ ed, ancor più di “Guardiani della Galassia”, un divertente, quanto nostalgico viaggio a ritroso nei mitici anni 80’ in mezzo a sale giochi, flipper, serie televisive di culto ed a note celebrità del piccolo schermo, dove il tamarro faccione di David Hasselhoff svetta senz’altro su tutte. Se poi consideriamo la presenza nel cast di un nerboruto Sylvester Stallone e di un sempre memorabile Kurt Russell, il salto temporale è praticamente compiuto.
James Gunn dipinge il secondo “Guardiani della Galassia”, nonché il suo prequel, come una vivace space opera, per certi aspetti persino debitrice della galattica saga starwarsiana ideata da George Lucas, se solo riflettiamo un momento sui toni comedy della pellicola, sull’interazione dei personaggi e sulle varietà aliene che popolano lo spazio vigilato dai nostri simpatici Guardiani.
Nel film è un vero diletto veder reciprocamente interagire la premiata ditta Rocket/Baby Groot e Dave Bautista nei panni dell’agguerrito Drax il Distruttore, sembra più un consumato guitto d’avanspettacolo dai mirabolanti tempi comici che un ex wrestler dal quale ci si aspetterebbe più che altro la sua famigerata “Batista Bomb”. Invece, malgrado l’ottima prova degli attori, la sfera più drama, il nocciolo narrativo della pellicola, affidata alla faida familiare fra la grintosa Gamora (Zoe Saldana) e la rancorosa Nebula (Karen Gillian), ed a Chris Pratt sotto le quasconesche sembianze di un Peter Quill/Star-Lord “alla perenne ricerca del suo Hasselhof” poteva essere meglio raccontata e non si rivela poi così interessante.
Tuttavia, benché le trame centrali del film non siano particolarmente stimolanti, “Guardiani della galassia Vol. 2” è un’opera imperdibile, che, inoltre, forse meglio rispecchia la spensieratezza del Marvel Cinematic Universe, ma che al contempo si discosta dallo stesso universo per l’unicità che gli è stata infusa da Gunn… QUESTA SQUILIBRATA CIURMA DI CRETINI SPAZIALI MERITA DI CERTO UNA VISIONE, NOH?!
Gabriele Manca