“Sarà che un giorno si brucia… come si brucia la vita” così Maldestro, uno dei protagonisti del sessantasettesimo Festival di Sanremo nella categoria giovani, introduce “Canzone per Federica“, una ballad autorale che si discosta con eleganza dai soliti clichè della tradizione sanremese. La carriera musicale di Maldestro comincia dall’età di nove anni quando dal difficile quartiere di Scampia si trasferisce nel centro di Napoli e comincia a studiare pianoforte. Durante tutto il suo cammino la musica, vista come vero e proprio sfogo creativo non lo ha mai abbandonato, il suo disco d’esordio “Non trovo le parole” è stato da subito accolto dalla critica con grande entusiasmo e con “Sopra al tetto del comune” e “Dimmi come ti posso amare“, Maldestro ha collezionato tra il 2013 e il 2014 numerosi premi quali: Premio Ciampi, Premio De André, SIAE, AFI, Palco Libero e Musicultura. Maldestro incarna uno degli esempi più luminosi di come, pur nascendo in contesti sociali estremamente difficili, la cultura, la musica ed il teatro siano le vere armi da brandire per affermare una civiltà della legalità. Noi di Domanipress l’abbiamo incontrato ed abbiamo parlato con lui del prossimo traguardo al Festival di Sanremo, della “disperata voglia di vivere” e dell’ inconsolabile ricerca di umanità che Maldestro racconta nei suoi brani.
Sei approdato al festival di Sanremo con un brano molto intenso “Canzone per Federica”. Come è nato questo brano? Avresti mai pensato che sarebbe stato il tuo biglietto da visita sul palco del Ariston?
Il brano l’ho scritto pensando a Federica che a differenza di quanto si pensi è una ragazza reale in carne ed ossa ed è una mia carissima amica che nonostante le avversità della vita ha sempre un sorriso per tutto… ti confesso che questa canzone l’ho da sempre associata all’Ariston perché quando un anno e mezzo fa l’ho fatta ascoltare alle persone con cui lavoravo che sono le stesse che mi seguono ancora oggi mi hanno detto da subito che sarebbe stato perfetto quello con cui sarei potuto andare a Sanremo.
Il tuo è un nome d’arte particolare… perché Maldestro?
Perché sono veramente Maldestro, inciampo ovunque e rompo tutto perché vivo spesso in una dimensione diversa da quella reale…
Il palco dell’Ariston suscita negli artisti sempre grandi emozioni…hai già pensato al momento in cui verrà nominato il tuo nome? Cosa non potrai assolutamente fare a meno di portare con te a Sanremo?
Si ci ho pensato ma è un’emozione che credo scoprirò in quel momento…Sicuramente la prima cosa che porterò con me è il documento altrimenti non mi fanno entrare in teatro.
Recentemente hai anche infiammato il palco del Primo maggio con il brano “Sopra al tetto del comune” cosa ricordi di quell’esperienza?
È stata la prima volta che ho suonato davanti a oltre mezzo milione di persone e per me è stata un’esperienza fortissima… un’emozione così va vissuta per comprenderla.
Dalla tua biografia si legge che sei nato e cresciuto a Scampia, un quartiere notoriamente difficile di Napoli. Qual è la chiave per “sopravvivere” ed emergere quella dura realtà?
La “chiave” è la stessa che serve per emergere da qualsiasi quartiere, città o realtà difficile di qualsiasi parte del mondo ovvero con libri e matite!
Hai ricordato spesso il dono della musica da parte di tua madre che all’età di 9 anni ti regalò un pianoforte…nel tuo percorso quali sono le influenze musicali che ti hanno maggiormente formato?
Ascolto ed ho ascoltato tantissima musica ma i miei riferimenti maggiori sono sempre stati i grandi cantautori italiani come Gaber, Fossati, ma anche internazionali come Cohen, Brell mi ispirano molto.
Nel brano “Canzone per Federica” canti: sarà il silenzio di un padre/a farti amare un bambino… quanto di autobiografico c’è nella tua canzone?
Credo che “Canzone per Federica” per il suo testo possano sentirla tutti un po’ autobiografica perché infondo chi non ha paura di vedere invecchiare la madre o di perdere un’opportunità importante nella vita?
Ritornando a Sanremo se dovessi scegliere un esibizione che particolarmente ti ha colpito da spettatore delle scorse edizioni del Festival quale sceglieresti?
Le esibizioni che mi hanno particolarmente colpito in realtà sono due ma riguardano gli ospiti internazionali ovvero Stromae e Damien Rice…
Per quanto riguarda le canzoni in gara ricordo che quell’anno mi piacque molto anche Elio e le storie tese con il brano “Canzone mononota”
Dopo Sanremo cosa dobbiamo aspettarci da Maldestro?
Dopo Sanremo? Bhe Nizza, abbiamo l’aereo li! (ride) Scherzi a parte uscirà dopo il festival un disco nuovo e seguirà anche un tour.
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Maldestro quali sono le tue speranze e le tue paure?
Non ho paura di qualcosa che riguardi il Domani perché ancora non c’è, ho paura, invece,di chi oggi cerca di rendere nebuloso e incerto il Domani
Simone Intermite