INTERVISTA Eraldo Affinati racconta la genesi del nuovo libro in gara al Premio Strega: “L’uomo del futuro”

Eraldo Affinati scrittore di successo e fondatore della scuola di italiano per immigrati “Penny Wirton” è in concorso per il “Premio Strega 2016” con il nuovo libro “L’uomo del futuro, sulle strade di Don Lorenzo Milani”, edito da Mondadori, che racconta in maniera inedita la storia del celebre educatore ripercorrendone i passi e i luoghi incontrando chi lo conobbe e collegando i racconti di nuovi insegnati  testimoni di un nuovo modello pedagogico sulla base del modello anticonformistico e rivoluzionario di Don Milani.
Lo scrittore romano, inserito nella cerchia dei più importanti narratori della lettura italiana contemporanea, ha toccato in oltre venticinque anni di carriera tematiche importanti dalla lotta partigiana al azione etico-resistenziale di Dietrich Bonhoeffer fino all’undici settembre con una capacità descrittiva autentica e sincera.
Noi di Domanipress.it abbiamo parlato con lui del nuovo romanzo e del suo modo di concepire la letteratura.

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Il tuo ultimo libro “L’uomo del futuro” ricostruisce la biografia di Don Lorenzo Milani attraverso un dialogo attivo tra passato e presente con una ricerca anche dei nuovi maestri di frontiera che perpetuano lo spirito rivoluzionario del celebre educatore. Come è nata l’esigenza di raccontare questa storia?

“Intanto grazie per la bella sintesi nella quale mi riconosco. Volevo far uscire don Lorenzo Milani dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, portare alla luce questa grande figura di italiano, sacerdote, educatore, profeta, scrittore. Far capire che la sua rivoluzione è l’unica che può vincere: assumersi la responsabilità dello sguardo altrui. Oggi ne abbiamo bisogno quasi più di ieri. C’è un compito umano da risolvere e lui può indicarci la strada.”

 

Dai tuoi romanzi emerge sempre una cifra autobiografica perché toccano dei temi che riguardano le tue radici ed il vissuto personale. Nel romanzo pluripremiato “Campo del sangue” racconti rivendicando le radici partigiane di un viaggio da Venezia ad Auschtwiz , lo stesso che avrebbe dovuto fare tua madre se non fosse riuscita a fuggire. Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza? La letteratura deve sempre partire dal vissuto personale per poter avere valore?

“Credo che le poetiche degli scrittori debbano essere congeniali ai loro caratteri, alle loro sensibilità. Io, per come sono fatto, non potrei mai scrivere se non partissi da un’esperienza personale: potrei riuscirci tecnicamente, ma non mi basterebbe. E’ questa la ragione per cui sono andato ad Auschwitz sulle tracce di mia madre e poi ho scritto ‘Campo del sangue”; oppure in Marocco, dove mi hanno condotto i miei studenti arabi, e da quel viaggio nacque ‘La città dei ragazzi’; o ancora in Gambia, questa volta seguendo la madre di un altro mio studente, un’avventura esistenziale che poi si ritrova in ‘Vita di vita’.”

 

Ritornando al tuo ultimo romanzo, anche tu come Don Milani sei un insegnante ed hai fondato la scuola per immigrati “Penny Wirton” . Don Lorenzo Milani diceva dei suoi alunni “Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi, mentre loro mi hanno insegnato a vivere”, tu cosa hai imparato dal difficile mestiere di professore? In un momento storico dove si parla spesso di integrazione qual è la chiave per tracciare un ponte tra culture diverse?

“Insegnando ho capito innanzitutto me stesso, la mia infanzia senza parole: nel momento in cui toccavo con mano le radici da cui provengo, intercettavo anche i ragazzi che avevo di fronte: le loro crisi, le loro difficoltà, i loro entusiasmi. Dobbiamo avere fiducia nella qualità del rapporto umano: non solo a scuola, ovunque.”


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Il modello pedagogico di Don Milani è stato spesso bistrattato dal mondo accademico perché distante dal concetto del “voto” e dalla burocrazia spesso limitante, inoltre ci sono ancora oggi molti luoghi comuni sbagliati in merito alla sua figura. Durante la stesura del libro è stato difficile poter lottare contro questi stereotipi?

“Appartengo a una generazione che è venuta dopo quella di don Milani: questo credo mi abbia aiutato a superare gli stereotipi sul priore, compreso quello di indicarlo come padre nobile dell’egualitarismo indifferenziato di marca sessantottina. Non ci potrebbe essere equivoco più grave: lui non voleva fare le parti uguali fra diseguali, è vero, ma sapeva che bisognava accendere una luce negli occhi degli studenti: trovare in ognuno una particolarità, un’originalità, una passione distintiva.”

 

Il tuo ultimo libro “L’uomo del futuro” è stato candidato al “Premio Strega”. Cosa rappresenta per te questo nuovo traguardo? I premi letterari in genere sono ancora utili per promuovere la cultura italiana anche nel nuovo mondo tecnologico del 3.0?

“Ho già partecipato al Premio Strega, diciannove anni fa, con ‘Campo del sangue’, entrando nella cinquina dei finalisti. Credo che i premi letterari oggi abbiano un senso diverso rispetto al passato, proprio a causa delle nuove tecnologie informatiche. Ad esempio, un’intervista come questa che stiamo facendo, potrebbe assumere un valore inaspettato proprio in virtù della Rete; allo stesso tempo il fatto stesso che potenzialmente tutti possano leggerla, ne riduce la portata. E’ il grande tema della perdita dell’aura che Walter Benjamin pose già ottant’anni fa ed oggi noi abbiamo di fronte nelle sue formidabili conseguenze ermeneutiche.”

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A proposito di nuove tecnologie come cambia secondo te il ruolo dello scrittore e di insegnante di fronte alla rivoluzione digitale?

“La scuola ha un compito ancora più impegnativo perché è chiamata a ripristinare le gerarchie di valore nel grande mare informatico. Lo scrittore può giocarsi delle carte che fino a venti o trent’anni fa nemmeno poteva sognare.”

 

Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Eraldo Affinati quali sono le tue speranze e le tue paure?

“Resto fiducioso, nonostante tutto, altrimenti non potrei nemmeno guardare negli occhi il piccolo Mohamed, cioè il ragazzo di Barbiana di oggi.”

Simone Intermite

 

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