“Ho imparato a essere fiera di me stessa, delle mie imperfezioni e dei miei successi. Questo mio ritorno al rock è un inno alla mia rinascita e alla mia autenticità.”
Con queste parole, Irene Grandi ci introduce il suo nuovo singolo, “Fiera di me” edito da Warner Music, che segna un’importante tappa nel percorso artistico della cantautrice fiorentina, una ripartenza dove la consapevolezza personale si coniuga alla passione per la musica. D’altronde, quella di Irene è considerata, a ragione, una delle voci più potenti e versatili della musica italiana.
Il debutto avviene nel 1994 con l’album omonimo, conquistando subito il pubblico con la sua energia e autenticità. Il successo di brani come “In vacanza da una vita” e “La tua ragazza sempre“ la proietta ai vertici delle classifiche, cementando il suo ruolo nel panorama musicale nazionale.
Conosciuta per il suo stile rock, la cantante di “Bruci la città” e “Prima di partire per un lungo viaggio” ha esplorato una vasta gamma di temi e generi musicali nel corso della sua carriera, dal pop al blues. Le sue collaborazioni con artisti come Vasco Rossi, Jovanotti e Pino Daniele dimostrano la sua capacità di adattarsi e innovare, affrontando argomenti che spaziano dalle storie d’amore alle riflessioni personali.
Nel 2020, Irene ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano “Finalmente io”, scritto da Vasco Rossi, che le ha permesso di dimostrare ancora una volta la sua capacità di trasmettere emozioni intense e profonde attraverso la musica.
“Fiera di me” è un brano che celebra l’autenticità e l’indipendenza. Con questo nuovo progetto che anticipa un tour teatrale, Irene Grandi offre un potente messaggio di autostima e resilienza, invitando tutti a essere fieri delle proprie radici e delle esperienze vissute. La canzone è un inno alla rinascita personale e alla capacità di affrontare le sfide della vita con forza e determinazione.
Il video musicale che accompagna “Fiera di me” è stato girato in un antico teatro di Firenze, catturando l’essenza del brano attraverso immagini che evocano la bellezza e la forza della cantautrice. Questo nuovo progetto non solo evidenzia il talento di Irene, ma riflette anche la sua continua evoluzione artistica, mantenendo un legame profondo con le sue radici e il suo pubblico.
Oltre alla sua carriera musicale, Irene Grandi ha recentemente debuttato nel teatro musicale con il ruolo da protagonista in “The Witches Seed”, un’opera rock firmata da Stewart Copeland, fondatore dei Police. Lo spettacolo, che ha avuto grande successo, è una storia di streghe, persecuzioni e piani diabolici ambientata durante l’Inquisizione.
In questo appuntamento nel Salotto di Domanipress, abbiamo incontrato Irene Grandi per indagare la sua evoluzione personale e professionale, celebrando la sua resilienza e il suo spirito rock.
Irene, quest’anno festeggi trent’anni di carriera ed è tempo di bilanci umani e professionali. In quale fase della vita ti trovi…
«Come vedi sono sempre un po’ in partenza, ho tutto il divano pieno di roba e valigie».
Prima di partire, potremmo dire citando una tua hiit.
«Si, direi che è un mio grande classico.Nel viaggio ritrovo la voglia di vivere e di perdermi nei luoghi più diversi».
A proposito di partenze, arrivi e viaggi, il tuo viaggio in musica dura da 30 anni. Sono anni di carriera che festeggi in grande stile con un nuovo singolo, “Fiera di me”, un ritorno al rock.
«Sì, una canzone rock pop direi, perché c’è anche un po’ di pop dentro. Mi piaceva l’idea di festeggiare il trentennale con qualcosa di nuovo, ritornare ad emozionarmi proponendo al pubblico un brano inedito. È un onore per me essere ancora così nel mezzo del mondo della musica e avere ancora tanti ammiratori che mi seguono con affetto. Quindi l’idea di festeggiare con un nuovo progetto mi sembra il miglior modo per celebrare, per gridare al mondo che ci sono. Per noi creativi, partire con un nuovo progetto è il miglior modo di festeggiare».
L’incipit del brano si apre con una strofa molto forte che dice: “Ho fatto del bene, ho fatto del male.” Quando ti sei trovata in queste due situazioni così agli estremi opposti?
«Spesso, devo dire. Sono una persona sempre votata a stare con gli altri, a condividere le cose, a lavorare in team, e questo dà una bella sensazione, cerco di essere sempre una squadra. Secondo me, è una cosa che fa molto bene al cuore avere persone intorno che credono nello stesso progetto., che lottano per lo stesso obiettivo. Però, ho fatto anche del male perché nella mia vita quotidiana sono un po’ nervosa, sempre di fretta, trascuro delle persone che meriterebbero più attenzione e in passato sono stata talvolta anche abbastanza rabbiosa. Quindi, anche inconsapevolmente ho scagliato le mie bombe di fuoco in giro e non sempre alle persone giuste. Sicuramente sono una persona passionale e, come mi piace donare tanta passione a quello che faccio, a volte questa mia passionalità rischia anche di distruggere».
Recentemente hai anche dichiarato che nella vita personale non hai profuso tutto l’amore che poi effettivamente hai dato al pubblico e al lavoro.
«Sì, credo di essere stata una persona più dedita a questo. Fare l’artista richiede tanto impegno, non esistono domeniche né vacanze. Molto guardano solo all’aspetto patinato ma dietro ci sono sacrifici enormi».
Trovare chi questi sacrifici li condivide è difficile?
«A volte le priorità del proprio lavoro non coincidono con quelle degli altri. Noi artisti lavoriamo d’estate, a Natale, a Capodanno, quando gli altri si divertono. Quindi non è facile conciliare con le persone che ti stanno vicino, devono essere molto pazienti e credere nel tuo progetto.Non sempre accade».
Ma viaggiando si aprono altre propettive…
«Negli ultimi anni ho riscoperto il rapporto di amicizia, soprattutto con le donne, che mi supportano, capiscono e incoraggiano. In altri momenti della mia vita ho avuto più difficoltà a rapportarmi con le altre. Ora sono più grande e do meno importanza a certe cose. È fondamentale trovare una persona giusta per te, perché se non è quella giusta, non ne vale la pena».
Nel tuo percorso artistico hai infranto molti muri. Sei tornata anche con la tua etichetta storica che ti ha portato al successo, ma oltre questo, nei tuoi singoli dei primi anni 2000 hai parlato di sesso, senza mai limitarti. C’era una sorta di censura contro cui combattere?
«In effetti, era un po’ di tempo fa e forse in musica di sesso ne hanno parlato più certe donne di generazioni molto prima della mia, tipo Mina o Patty Pravo, ma con un linguaggio più velato. Io invece ho detto tutto direttamente. Era un argomento che ci divertiva affrontare da ragazzi, parlando di sesso nella vita ma non ancora nelle canzoni. Quindi perché no? Con una certa ironia, come in “Per fare l’amore”. Era un po’ una canzonatura dell’uomo, per far vedere che anche noi donne siamo potenti e possiamo fare scelte audaci. Non ho trovato particolari censure, sembra che il mondo fosse pronto ad accogliere questi desideri delle donne di esporsi di più».
Anche Vasco Rossi, quando ha scritto per te “La tua ragazza sempre” per Sanremo, ti ha cucito un testo molto distante dallo stereotipo della donna che aspetta l’uomo. Credi che abbia colto il desiderio delle donne di essere più padrone della loro vita sentimentale?
«Esattamente. Vasco, che è un grande osservatore della realtà, ha colto nel segno. Quel brano mi rappresentava in quel momento in cui desideravo uscire allo scoperto e essere più padrona della mia vita sentimentale. Adesso mi sono calmata un po’, ma c’è un’età per tutto, anche per essere acchiappata e fermata nei miei desideri di avventura, viaggiare, conoscere e sperimentare incontri nuovi».
Hai avuto collaborazioni importanti, come quella con Pino Daniele. Cosa ricordi di lui?
«Ero giovanissima quando mi ha voluto accanto a sé per cantare una delle canzoni d’amore più belle e semplici. Era una canzone molto semplice, con poche parole ma che diceva tutto in quella semplicità. Pino era capace di arrivare al cuore delle persone in maniera diretta senza sovrastrutture. La collaborazione con lui mi ha dato il l’input per il progetto “Io in Blues”. Pino Daniele, il bluesman italiano per eccellenza, insieme a Lucio Battisti e Mina, ha influenzato molto la mia carriera».
Il tuo percorso artistico ha esplorato molti terreni diversi, dalla musica alla tv e al teatro. Qual è stata la scelta più coraggiosa che hai fatto?
«La scelta più coraggiosa è stata mettere la mia vita davanti agli interessi della carriera. Ho sempre dato la priorità alla carriera, ma quando ero stanca e sentivo di non avere tanto da dire, ho dovuto prendermi delle pause per vivere, trasformarmi e avere nuove esperienze da raccontare. Ho preferito rischiare un po’ piuttosto che violentarmi dal punto di vista personale e non essere soddisfatta di quello che stavo facendo».
Prima dell’ultima domanda di rito, il singolo “Fiera di me” precede una tournée e un nuovo album di inediti. In questi tempi in cui la musica è molto cambiata, come ti stai approcciando a tutte queste novità?
«È molto difficile rapportarsi alla musica di oggi, che sembra troppo semplice e ripetitiva. Cerco di ispirarmi ai suoni nuovi, lavorando con produttori diversi, ma senza rinunciare alla melodia e a certi tipi di arrangiamenti più ricercati. Cerco un punto di incontro, ma restando fedele a me stessa. Mi ispiro a cantanti internazionali come Miley Cyrus, che ha delle assonanze con me. Non mi ispiro ai giovani come Sfera Ebbasta, perché mi sento lontana da quel mondo».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Irene Grandi quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Per il mio Domani, mi vedo sempre sul palco, ma anche una persona che vuole stare insieme a tante creature del mondo. Voglio vivere la vita appieno, circondata dalla natura. Dare attenzione a questo mondo e cercare di proteggerlo è il nostro compito di oggi e di Domani. Ho paura per i giovani, per il cambiamento climatico e per le guerre che non smettono. Spero che i giovani possano fare la differenza in ciò che abbiamo sbagliato noi».
Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite