“Per crescere bisogna imparare a camminare con le proprie gambe, assumendosi dei rischi”. Quando parla del suo percorso artistico Matteo Bocelli, figlio d’arte del tenore più amato al mondo non si lascia sopraffare dall’ artistica auctoritas patrum e rivendica un’autonomia consapevole e matura. Essere figli di un musicista famoso significa spesso crescere in un ambiente in cui l’arte è una presenza costante, un’eredità che si trasmette di generazione in generazione. È così che si è sviluppata la storia di Matteo Bocelli, un giovane artista il cui cognome è già una leggenda, ma che sta lavorando con passione e determinazione per forgiare il proprio destino musicale, indipendente, libero e personale. Fin da una tenera età, la musica è stata una parte fondamentale della vita di Matteo. A soli sette anni, ha iniziato a suonare il pianoforte, ma ancor prima di questo, la musica permeava le pareti della sua casa, creando un ambiente in cui la creatività e la melodia erano parte integrante della quotidianità Molti avrebbero presumibilmente previsto che Matteo seguisse le orme di suo padre nell’opera lirica, una passione che ha coltivato studiando al Conservatorio di Lucca. Tuttavia, ha fatto una scelta audace: ha deciso di perseguire la sua strada nel mondo della musica pop, dimostrando il suo desiderio di distinguersi e di trovare la propria voce unica. Il 22 settembre, Matteo ha lanciato il suo primo album da solista, dal titolo semplice ma significativo, “Matteo.” L’album include dodici brani, quattordici nella versione deluxe, con sette tracce in inglese (nove nella versione estesa) e cinque in italiano. Ogni brano è stato attentamente prodotto e scritto da un team di lavoro che comprende rinomate firme italiane ed estere, tra cui Ed & Matthew Sheeran, i produttori PARISI, Jesse Shatkin, Stuart Crichton, Rick Parkhouse e talenti italiani come Daniele Coro, Diego Mancino, Alez Raige, Dutch Nazari, Davide Petrella, Francesco “Katoo” Catitti, Cheope e Michele Canova. Non è insolito vedere la firma di Matteo tra i crediti, sottolineando il suo coinvolgimento diretto nella creazione della sua musica.“Matteo” è un album di adult pop che guarda al mercato internazionale e cerca di far emergere la personalità di questo talentuoso ventenne. L’album mira a farlo uscire dall‘ombra del padre, mostrando la sua ricerca di uno stile proprio, caratterizzato da una musica elegante e ben strutturata, adatta ai teatri più che ai club. Nel Salotto di Domanipress abbiamo ospitato Matteo Bocelli ed abbiamo scoperto il suo talento conoscendo la sua passione, la dedizione e l’ audace sfida di affermarsi come un artista indipendente, pronto a scrivere il suo personale capitolo nella storia della musica.
Il tuo album di debutto, intitolato “Matteo,” è stato anticipato dal brano “Fasi” In quale fase di vita ti senti di essere?
«Vivo un momento particolarmente positivo. Questa fase della mia vita è davvero straordinaria e coinvolgente. Con l’album in uscita e il tour imminente, mi trovo immerso in un vortice di emozioni positive e stimolanti. Il titolo “Fasi” è intriso di significati profondi e proviene da un periodo in cui ho sentito l’irrefrenabile bisogno di superare limiti e intraprendere un viaggio di crescita personale. Rappresenta il momento in cui si deve staccare il cordone ombelicale, farsi coraggio e prendere il volo».
Parlando di superare limiti, sei figlio del leggendario Andrea Bocelli, una figura iconica nella musica italiana e internazionale. Hai sempre abbracciato la tua eredità musicale con orgoglio e anche in uno dei tuoi brani hai affermato: “I consigli di mio padre non li voglio più ascoltare.” Ciò sembra esprimere un senso di ribellione e di desiderio di creare la tua strada. Come si affronta questo cambiamento?
«Crescere come figlio di un’icona musicale come mio padre è stato un privilegio e una sfida. Ho sempre amato e rispettato la nostra eredità musicale, ma c’è stato un momento di ribellione, un desiderio ardente di definire la mia identità artistica. Questo brano riflette quell’epoca di cambiamento e crescita. Attraverso questa canzone, ho cercato di esprimere il mio desiderio di indipendenza e di costruire la mia strada, senza ignorare i preziosi insegnamenti di mio padre. Non è facile maturare questa consapevolezza ma è un percorso che tutti nella vita siamo chiamati a fare».
Ricordi un momento specifico in cui hai preso una decisione fondamentale di rottura rispetto ai tuoi genitori?
«Sì, c’è stato un momento determinante in cui ho scelto di intraprendere la carriera musicale come mia decisione personale. È stata una scelta basata sulla mia volontà ferma e una profonda passione per la musica. Questo impegno personale si riflette chiaramente nell’album ‘Matteo,’ composto da 12 brani, di cui sette in inglese, e arricchito da collaborazioni di alto profilo. La mia collaborazione con Ed Sheeran è un esempio tangibile di come ho cercato di fondere la mia visione artistica con quella di artisti straordinari. Mi ritengo molto fortunato per aver avuto queste opportunità di crescita non solo artistica».
Quali sono i punti di connessione tra te e Ed Sheeran che hanno portato a questa collaborazione?
«La collaborazione con Ed Sheeran è stata una straordinaria sinergia di talento e passione. Condividiamo una determinazione comune a raggiungere i nostri obiettivi artistici, e entrambi proveniamo da famiglie con una profonda affinità per la musica. Questa connessione è stata fondamentale nell’ispirare la creazione della canzone ‘Chasing Stars,’ che Ed ha scritto per me. Musicalmente e testualmente, questa canzone sembrava un perfetto riflesso di chi sono. Mi piace ritrovarmi in tutte le cose che faccio, solo così si può essere autentici con il pubblico e con se stessi».
Hai menzionato l’italiano e l’inglese nell’album. Come affronti queste due lingue nella tua musica? E cosa pensi che gli stranieri amino tanto degli italiani?
«Lavorare sia in italiano che in inglese mi offre la possibilità di esprimere appieno chi sono come artista. L’italiano è la mia lingua madre, un tesoro di bellezza e cultura di cui sono fiero. Gli stranieri spesso amano l’italiano per la sua musicalità e la sua profonda connessione con l’arte e la storia. D’altro canto, l’inglese è una lingua universale che mi permette di raggiungere un pubblico globale. Gli stranieri amano gli italiani per la loro passione, la loro cucina, la loro moda e il loro stile di vita che celebra la bellezza e il piacere di vivere. Dovremmo essere più orgogliosi e portare il tricolore nel mondo con fierezza».
Hai menzionato tuo padre, Andrea Bocelli, che è una figura amata non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Qual è il tuo rapporto con tuo padre, sia personalmente che musicalmente?
«Mio padre è una fonte inesauribile di ispirazione e sostegno sia nella mia vita personale che nella mia carriera musicale. Lavorare con lui è un privilegio, e ho avuto la fortuna di apprendere da lui non solo come artista ma anche come uomo. La sua presenza nella mia vita ha influenzato profondamente la mia passione per la musica e la mia dedizione all’arte».
Ho notato che sei coinvolto nella scrittura dei tuoi brani. Come affronti il processo creativo nel mettere la tua firma nella musica?
«Nonostante io non sia un cantautore nel senso tradizionale, attribuisco grande importanza al mio coinvolgimento nel processo creativo. Collaboro con autori talentuosi per creare musica autentica e condividere emozioni. Questa collaborazione è particolarmente rilevante nel genere pop, in cui la fusione di talenti può portare a risultati straordinari».
Parlando di altre esperienze, hai recentemente lavorato con Jennifer Lopez in una campagna pubblicitaria. Come è stata questa esperienza?
«Lavorare con Jennifer Lopez è stata un’esperienza straordinaria. È un talento eccezionale non solo nella musica ma anche nel cinema e nella moda. Essere coinvolto in progetti al di fuori del mondo della musica è stato un piacere e un’opportunità unica di esplorare nuovi orizzonti. Spero di poter continuare a esplorare nuovi campi in futuro».
Ti senti di voler esplorare ulteriormente altri campi oltre alla musica?
«Sì, ho sempre nutrito interesse per altre forme d’arte, come la moda e il cinema. Nonostante la musica sia la mia priorità principale, sono aperto a esplorare nuove opportunità quando si presentano. Trovo importante mantenere un equilibrio tra le diverse passioni e interessi che arricchiscono la mia vita».
Come ultima domanda, parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Matteo Bocelli, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Per il Domani, le mie speranze sono sempre quelle di vedere un mondo migliore, di persone sempre più unite e in pace. Le paure, naturalmente, sono il riflesso delle speranze. Guardando al mondo che ci circonda, vediamo molte sfide e lacune. Come artisti, e in generale chi crea arte, cerchiamo di colmare queste lacune con la bellezza e le emozioni che la musica può offrire. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, ‘Noi siamo tante piccole gocce che insieme potranno fare un mare di bene.’ Sono convinto che l’unione faccia la forza, proprio come la buona musica, che può viaggiare e unire il mondo».
Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite