Confesso che questo Premonitions a dire che causi sonnolenza sarebbe alquanto riduttivo. Diretto dal semisconosciuto brasiliano Afonso Poyart, il progetto era nato per essere il seguito del più fortunato Seven, svincolandosi poi in un secondo momento da tale intento…. David Fincher?!… Fortuna per te… che hai schivato il colpo giusto in tempo!
Di certo, la presenza di interpreti del calibro di Anthony Hopkins e di Colin Farrell potrebbero spingere in molti ad andare in sala. Ciononostante la pellicola non ha mordente, dimostrandosi incapace di suscitare la benché minima dose di mistero, rivelandosi un thriller scarsamente avvincente.
Sicuramente il soggetto su cui è stata costruita la trama, ovvero l’alterco a colpi di preveggenza fra i personaggi di Hopkins e Farrell, risulta essere interessante sulla carta, richiamando a tratti la contesa psicologica tra Light Yagami ed Elle (i protagonisti del manga/anime giapponese Death Note). Eppure il suo sviluppo si conferma molto poco originale ed un po’ troppo prevedibile nella risoluzione dei crimini. Il film viaggia sulla tempistica investigativa che accelera soltanto quando si arriva al dunque della faccenda; e sin qui nulla da recriminare. Tuttavia, la ricerca e lo studio degli indizi sfociano purtroppo in una sterile suspense insufficientemente coinvolgente ed in telefonati colpi di scena.
C’è il confronto tra scienza e paranormale. C’è un killer seriale che fa un uso costante del medesimo modus operandi per uccidere le sue vittime. Vi si fanno pure i conti con la controversa questione sull’eutanasia. Malgrado questo, tutto ciò non basta a rendere Premonitions un film quanto meno dignitoso. La regia non è altro che una regia operaia, senza alcun particolare guizzo. Jeffey Dean Morgan e Abbie Cornish, nei panni dei due agenti dell’FBI, come coprotagonisti non emergono e mancano di carisma, pur con tutta la loro buona volontà. Oltretutto, la prova di Farrell nelle vesti del cattivone misericordioso e compassionevole riprende purtroppo molti cliché dello psicopatico con una sua morale, delineando un’interpretazione esageratamente sopra le righe alla stregua di una semplice macchietta dal superficiale profilo psichico. In più, un Anthony Hopkins hannibalecterizzato all’ennesima potenza rende il suo personaggio del dottor John Clancy solamente una brutta copia dell’originale. ENCEFALOGRAMMA PIATTO.
Gabriele Manca