La violenza sulle donne è un problema globale. Secondo il Rapporto sulla Condizione Femminile, l’80% delle donne nei paesi ad alto reddito ha subito almeno un episodio di violenza fisica o sessuale, e il 40% ha subito più di un episodio.
In Italia è una questione di grande attualità, che riguarda direttamente la nostra società. Il fenomeno è presente in tutte le fasce d’età, ma è più diffuso nelle donne più giovani, oltre il 40% di questi casi avviene tra i 18 e i 24 anni.
Il termine “femminicidio” è stato coniato nel 1996 dalla defunta dottoressa Diana Russell, che lo ha utilizzato per la prima volta nel suo libro di riferimento “Feminism and the Killing of Women: The International War Against Female Sexuality”
Dopo anni in cui si è trascurato questo problema, i governi mondiali hanno finalmente iniziato ad agire contro il femminicidio. Ad esempio, in Argentina è stata approvata una legislazione che impone condanne più severe per i condannati per femminicidio. Un altro esempio è il Messico, dove i femminicidi sono ora considerati una categoria separata dagli altri omicidi e vengono quindi indagati come tali dalle forze dell’ordine.
Negli ultimi anni, alcuni paesi dell’America Latina hanno intensificato gli sforzi per combattere la violenza di genere con nuove leggi che impongono condanne più severe per le persone condannate per femminicidio e altre forme di violenza di genere.
Il Parlamento italiano ha approvato la legge sulla violenza contro le donne nel 2006. Questa legge fornisce un quadro per la sua attuazione e include disposizioni per la protezione e la prevenzione della violenza, nonché sanzioni per coloro che commettono tali reati. La legge definisce “violenza” qualsiasi aggressione fisica o psicologica commessa da una persona con la quale la donna ha o ha avuto una relazione amicale, conoscitiva o familiare, o con la quale ha avuto una relazione sessuale, anche solo una volta.
Include disposizioni per la protezione dei minori di 18 anni e introduce anche nuove disposizioni sull’importanza delle autorità pubbliche, per segnalare tali reati alle forze dell’ordine. La legge prevede anche l’obbligo di denunciare qualsiasi atto che possa essere qualificato come violenza da parte di un familiare o di un partner. Al fine di aiutare le donne italiane a intraprendere azioni legali contro i loro abusatori, la legislazione prevede una certa protezione dalle misure coercitive adottate dai tribunali o dagli agenti di polizia durante le indagini.
Negli ultimi anni, c’è stato un aumento della consapevolezza sulla violenza contro le donne e le ragazze. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare prima che questo problema venga risolto.
Il primo passo per affrontare questo problema è comprendere le cause profonde della violenza di genere. Le più comuni sono:
– Norme e pratiche sociali che giustificano o tollerano la violenza di genere;
– Stereotipi sulla mascolinità e sulla femminilità che limitano le opportunità sia per gli uomini che per le donne;
– Scarsità di opportunità economiche che limitano le scelte e aumentano la vulnerabilità agli abusi;
-mancanza di accesso alla giustizia in maniera veloce ed efficiente;
– Ingresso limitato ai servizi, tra cui assistenza sanitaria, assistenza per la salute mentale, rifugi, servizi di crisi, assistenza legale e programmi di formazione professionale;
Citando William Shakespeare:
La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai piedi perché dovesse
essere pestata,
né dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale…
un po’ più in basso del braccio
per essere protetta e dal lato del
cuore per essere Amata.
Roberta Giudice