Con il mondo del lavoro cambiato così drasticamente dopo l’emergenza pandemica, anche in Italia la figura del libero professionista è stata profondamente rivalutata. Un tempo visto con diffidenza, il freelance veniva considerato un ruolo ricco di rischi, poiché l’autoamministrazione avrebbe potuto condurre ad un numero eccessivo di perdite. Oggi, i freelance, capi di sé stessi, sono le figure professionali più ambite soprattutto dai giovani.
Il moderno mercato lavorativo, complice la rivoluzione digitale ha, del resto, introdotto tutta una serie di nuove mansioni, esercitate da professionisti di settore in grado di amministrarsi in completa autonomia, rapportandosi sia con grandi aziende che con piccole imprese. È in questo fervente contesto che hanno avuto modo di affermarsi innumerevoli posizioni che, attualmente, rappresentano le mete ambite di moltissimi studenti che tendono ad assumere nuove competenze direttamente in rete.
Infatti, in quest’era digitale è possibile acquisire nuove competenze anche online, ciò consente ai professionisti di diventare anche formatori che, attraverso corsi e guide, contribuiscono alla formazione di nuovi esperti. Ne è esempio Maurizio La Cava, presentation designer tra i più competenti del settore, che nel suo sito ha realizzato guide e corsi dedicati alla creazione di presentazioni efficaci in PowerPoint diffondendo così la disciplina del . Insomma, questa forma di economia si rivela più fluida, accessibile e aperta al progresso e alle nuove idee, diventando la terra promessa delle persone più intraprendenti. Scopriamo, comunque, di seguito, tutto ciò che c’è da sapere riguardo il lavoro freelance.
Fenomeno lavoratori freelance: tutto ciò che c’è da sapere al riguardo
Iniziamo col dare la definizione di lavoratore “freelance”. Trattasi di un libero professionista, ossia di colui che, lavorando, non dipende da nessun altro, ma offre la sua collaborazione allo scopo di fornire un servizio, gestendosi in maniera del tutto autonoma. Negli ultimi anni, il mercato lavorativo mondiale è stato interessato da un boom collettivo dei lavoratori freelance, sia per l’adeguamento al mercato del lavoro che per il cambiamento degli stili di vita.
I lavoratori europei e italiani, dunque, oggi, si dicono pronti per mettersi in proprio. Stando ai dati forniti da ADP, il 68% di un campione di diecimila lavoratori sarebbe interessato a lavorare in maniera autonoma, mentre in Italia, la percentuale media è del 65%, salendo all’85.7% se si prendono in considerazione giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni. In Italia, il professionista freelance corrisponde alle partite IVA che, negli ultimi anni, hanno affrontato degli aumenti molto considerevoli in termini di registrazioni.
L’Italia sarebbe il secondo paese in Europa, dopo la Grecia, col più alto numero di liberi professionisti. Gli Stati Uniti, paradossalmente, sono il paese con meno freelance al mondo, nonostante la Gen Z sia prontissima a lasciarsi alle spalle il mito del posto fisso, grazie all’avvento di nuove figure professionali, più gratificanti sia in termini di versatilità del lavoro che di risultati e flessibilità.
Norma vigente per i lavoratori freelance in Italia
In Italia, la norma vigente è molto specifica per i lavoratori in proprio. A meno che non si tratti di una prestazione occasionale, infatti, i freelance necessitano dell’apertura della sopracitata partita IVA. Essa è necessaria e, il suo pagamento, è agevolato per i giovani e per chi non supera un reddito annuo compreso tra i 30 e i 50.000 euro in funzione della natura dell’attività.
I lavoratori con partita IVA sono tutelati per la maternità, malattia ed infortuni e ottengono sgravi fiscali per la formazione e l’aggiornamento. Per quanto riguarda giornalisti freelance, articolisti, copywriter, blogger, traduttori, produttori di contenuti e professionisti nell’ambito dell’editoria, invece, essi possono avvalersi del contratto di cessione dei diritti d’autore.
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