Non è solo un bel libro thriller, quello che ci propone Giuseppe Pantano, ma è qualcosa che va ben oltre la definizione di genere letterario. È un viaggio incredibile, emozionante e sanguinante, che ci conduce mano nella mano in un itinerario davvero tosto e ricco di colpi di scena, in grado di emozionarci notevolmente. Ci indigneremo profondamente e vorremo anche gridare quando scopriremo fatti ignobili, le cui vittime sono principalmente donne, che hanno la sola colpa di essere giovani e belle.
Il loro corpo è visto come uno strumento di piacere, da prendersi con la forza, e le loro labbra non devono ne parlare ne fiatare, ma solo baciare corpi che non amano e che non vogliono conoscere. Vogliono essere amate e rispettate ma di risposta ricevono solo schiaffi e pugni che fanno certamente male sulla pelle e sulle ossa, ma che soprattutto spaccano loro in due il cuore e l’anima.
C’è poi uno straordinario filo rosso che lega nel corso degli anni Antonia e Caterina. Entrambe non hanno nessuna colpa, se non quella di essere per l’appunto donne. Sono nate in anni diversi, la prima a Sud, mente l’altra vive a Nord. Sono molte le differenze che vigono tra di loro, perché se da un lato quando Caterina era giovane era più difficile denunciare e parlare apertamente degli abusi anche perché era ancora vigente il diritto d’onore, invece quando Antonia li subisce siamo già all’avanguardia e pure lei non ce la fa parlarne: le fa troppo male e non riesce ad accettare e rendersi conto che quell’uomo che lei ha scelto come compagno di vita non è più lo stesso. Non, non è più quello del quale lei si è innamorata solo qualche anno prima. Non è più ne bello ne affascinante e il suo corpo si sta trasformando in maniera negativa.
Il suo volto è trasfigurato dalla rabbia e dal rancore. Non sa amare se stesso, ha un carattere irascibile ed è anche a causa di ciò che è anche stato lasciato a casa dal lavoro. Trascorre tutto il suo tempo seduto sul divano , a mangiare ciò che gli prepara lei, a bere una birra dietro l’altra e a guardare partite su partite di calcio alla televisione. E anche quando escono insieme per una passeggiata, ecco che lui irrompe in un negozio, dove lei sta solamente provando un abito, e inizia a offendere pesantemente in pubblico un’altra donna che non conosce, accompagnata dal consorte. In quel periodo Antonia, che sta vivendo già con questo peso nel cuore, vive anche un’altra grande preoccupazione che sovente le toglie il sonno: si accorge -infatti- di essere seguita da un uomo dalla corporatura robusta e vestito in maniera strana. Non lo conosce e ha paura ad avvicinarlo perché le sembra una persona sinistra. Il volto è coperto dal bavero del cappotto così come da un cappello, e anche quando potrebbe osservarlo di più, lui si nega, aprendo sul volto ampie pagine di un quotidiano che finge di leggere alquanto interessato. Che vorrà quell’uomo da lei? Si rifiuta di parlarne con il compagno temendo una sua reazione e allora si tiene tutto dentro.
Ma poi il destino sarà più magnanimo con lei e riuscirà a ritrovare un poco alla volta il sorriso e quell’amore che le è stato rubato fin da quando era bambina: era infatti un’orfana, prima di essere adottata, e ha vissuto in collegio. È stata educata duramente dalle suore e si è sempre sentita uno scarto della società. Eppure è riuscita a sopravvivere degnamente. E’ diventata una donna bellissima, che ha 55 anni possiede ancora una splendida fisicità, che -però- lei tende per paura di attacchi di gelosia del suo compagno, a nascondere. Una donna che non ha mai conosciuto i suoi veri genitori e che non sa che dietro alla sua nascita c’è un fatto di sangue e una storia fatta di violenza e di soprusi a non finire. Intenso, profondo e assolutamente sconvolgente.
Roberta Giudice