Quando ci accoglie per la nostra Intervista Esclusiva, a cui abbiamo dedicato la Digital Cover di Febbraio dedicata a Sanremo2022, Iva Zanicchi, una delle artiste più poliedriche della musica italiana lo fa con l’ottimismo e l’entusiasmo che la contraddistingue e con l’emozione di chi sa di aver vinto una battaglia con la vita ed esclama: «Posso dirvi una cosa bella? Finalmente dopo un periodo particolarmente difficile voglio gridare al mondo che mi sento bene!». É stato un anno complesso quello trascorso per l'”anti diva” della canzone italiana che dopo aver subito un ricovero e la perdita del suo adorato fratello a causa del Covid19 si rimette in gioco, sul palco più importante, al Festival di Sanremo ripartendo dove la sua carriera è incominciata con l’intento di chiudere il cerchio di un percorso straordinario che, dall’infanzia difficile vissuta a Ligonchio, l’ha portata a esordire giovanissima nelle balere romagnole, fino ad arrivare ai più importanti palcoscenici nazionali e internazionali dal Madison Square Garden di New York all‘Olympia di Parigi duettando con artisti del calibro di Domenico Modugno, Claudio Villa e Charles Aznavour, come una favola moderna e sognante. L’occasione del suo come back alla musica richiesto a gran voce dal pubblico è il brano “Voglio amarti” scritto negli anni ’60, ritrovato durante iI lockdown, tenuto in un cassetto come una gemma preziosa da indossare in un momento speciale, riaggiornato con il contributo di Vito Mercurio, Italo Ianne Celso Valli e arrangiato da Diego Calvetti. Noi di Domanipress abbiamo ospitato Iva Zanicchi nel nostro Salotto Digitale per ripercorrere con lei le tappe di quasi mezzo secolo di carriera tra successi, inciampi e risalite scoprendo il lato umano di un’artista simbolo della tradizione nazional popolare italiana.
Sei tornata al Festival di Sanremo che ti ha visto nascere artisticamente, come vivi questa nuova sfida?
«Sono entusiasta di partecipare a Sanremo quest’anno, posso dirti che finalmente dopo un periodo particolarmente difficile sto bene ed ho voglia di condividere questa mia immensa gioia con il pubblico…Questo è un momento storico difficile ma bisogna reagire, rimboccarsi le maniche e pensare al positivo lasciandosi dietro le spalle tutte le negatività».
La musica è uno strumento privilegiato per guardare oltre; Il brano che porti a Sanremo si intitola “Voglio amarti” ed è una dichiarazione d’amore incisiva e passionale…
«L’amore vince su tutto e soprattutto adesso che si subisce la distanza bisogna recuperare il coraggio d’amare. Penso che questo sia un bel brano, ci tengo molto, è un grido d’amore rivolto al proprio partner e alla vita scritta da Italo Ianne e Vito Mercurio a cui ha contribuito anche in veste di arrangiatore Diego Calvetti, uno dei più grandi con cui ho il piacere di collaborare».
Potevi accedere a Sanremo come Superospite invece hai preferito la gara…
«Si, mi interessava provare il brivido di essere in gara con gli artisti della nuova generazione che apprezzo e stimo; le posizioni troppo comode e celebrative non sono mai state per me. Alcuni di loro per età potrebbero essere miei nipoti…Mi fa piacere quando anche i giovani riconoscono la mia musica e la mia storia ed io ascolto con interesse le ultime produzioni; è una contaminazione positiva che accolgo con entusiasmo».
Negli ultimi anni avevi provato diverse volte a partecipare a Sanremo senza mai riuscirci, tanto da dichiarare di aver gettato la spugna…
«Si, è vero mi ero arresa, ma poi è arrivato il brano che mi ha fatto battere il cuore ed ho pensato che sarebbe stato giusto chiudere la mia carriera proprio a Sanremo dove era partita…se vuoi è come chiudere un cerchio fortunato, ho sempre amato il Festival e sono grata ad Amadeus per avermi offerto questa opportunità».
Cosa ricordi del tuo primo Sanremo del 1965?
«Ti confesso che il primo Festival per me fu uno shock… Arrivavo in Riviera dopo il successo blues di “Come ti vorrei” la stampa era tutta a mio favore e tutti spesero delle parole d’incoraggiamento bellissime. Quando però sono salita sul palco per provare il direttore artistico Gianni Ravera disse al mio discografico: “Mi dispiace ma secondo me questa ragazza stasera non potrà cantare perché non è pronta”».
Cosa era accaduto?
«Ero talmente spaventata ed emozionata che appena salita sul palco non sono riuscita a cantare bene per l’agitazione e mi hanno sbattuto fuori immediatamente. Il mio discografico mi disse: “Hai una bella voce giovane, potrai cantare ma non riesci a sostenere i grandi eventi, dedicati al Jazz e ai piccoli club e dimentica i grandi palchi”. Dopo questa frase ho capito che dovevo tirar fuori la mia grinta per vincere la timidezza e la paura ed infatti l’anno successivo è stato quello della svolta. Mi sono presentata a Sanremo ed ho raggiunto la finale con un brano difficile “La notte dell’addio“, scritto da Memo Remigi e l’anno successivo ho vinto con la famosa “Non pensare a me“».
Hai stravinto al Festival di Sanremo per ben tre volte con brani che ancora oggi rappresentano un pezzo di storia importante della musica italiana e della kermesse…
«Si ho vinto con “Zingara” e “Ciao cara come stai” anche affiancata da partner importanti come Claudio Villa e Bobbi Solo. Italo Ianne invece è autore del brano in gara quest’anno ed ha firmato anche una mia vittoria al Festival, anche per questo tengo molto all’esibizione e al brano in gara».
Oltre alla gara di Sanremo hai avuto modo di collaborare e di stringere amicizie con partner d’eccezione, uno tra tutti Domenico Modugno…
«Certo, sono stata molto fortunata. Domenico Modugno l’ho amato immensamente e lo andavo a cercare dietro le quinte quando ero spaventata, vedevo in lui un mito assoluto. La sua presenza mi rassicurava anche se mi confessò poco prima della sua esibizione a Sanremo di essere più agitato di me…Per me era incredibile che un artista della sua portata potesse provare ancora quelle emozioni così autentiche».
Adesso che la super big in gara sei tu sei ancora spaventata dal palco di Sanremo o dall’alto della tua carriera storica lo vivi con leggerezza?
«Mi ritrovo nella stessa situazione di Modugno…Io ho sempre paura anche quando sto per iniziare a cantare per un concerto, oppure prima di un debutto a teatro. Emozionarsi significa avere rispetto del pubblico che ti segue e che ha investito il suo tempo per incontrarti. Sanremo è particolarmente difficile perché ti giochi tutto in soli tre minuti…Può succedere qualsiasi cosa difronte ad un platea così immensa. Nel tempo di una canzone devi aprire il tuo cuore e far vedere a tutti chi sei e cosa vuoi comunicare».
A proposito di comunicazione si parla di te finalmente per la musica. Negli ultimi anni il tuo ruolo politico di europarlamentare aveva un po’ offuscato l’artista che il pubblico italiano e non solo ama ed apprezza oltre ogni pensiero partitico. Guardando indietro questo tuo essere trasversale ti ha più dato o tolto?
«Spesso mi ha tolto, mi ha distratto dalla mia passione per la musica e la recitazione. Oggi penso che un cantante o un attore non dovrebbe mai fare politica, ma come canto sono molto testarda (Da qui “testarda io” NDR). Non mi pento ma se posso darmi un aggettivo sicuramente a muovere la mia vita è sempre stata la curiosità. Anche adesso che sono una donna adulta continuo ad essere curiosa, questa secondo me è una dote che può spingerti verso rotte inesplorate ma che ti può indurre anche verso errori fatali. La vita è stata buona con me, non rimpiango ne rinnego nulla, ci sono dei momenti più tristi ed altri di gioia ma bisogna imparare sempre ad amare ciò che ci viene donato. Anche nei momenti più tristi la vita è straordinaria se la sai rispettare e capire».
L’anno scorso hai vissuto un momento complesso a causa del Covid che ti è costato un ricovero in terapia intensiva e la perdita di tuo fratello…
«L’anno passato è stato terribile, ho affrontato prove personali che non mi sarei mai aspettata ma ho conservato sempre nel cuore la voglia di rinascere rimettermi in piedi e di combattere . Perdere un proprio caro di covid come è accaduto a me e a migliaia di persone è disumano perché ti sottrae la possibilità di poter dare un ultimo saluto ad un tuo caro e te lo strappa con violenza. Non sono ancora riuscita ad elaborare il lutto. Quando penso a mio fratello lo vedo ancora a casa di mia mamma a Ligonchio, in montagna, come se fosse vivo. Il rito della morte è importante viverlo ed affrontarlo, è un processo individuale necessario e per vivere con questa consapevolezza si ha bisogno di poter celebrare il rito del passaggio, non puoi passarci sopra…Il covid ci ha fatto subire anche questa profonda sofferenza, non la auguro a nessuno».
Quando si accederà la luce su di te a Sanremo rivolgerai un pensiero anche lassù?
«Si, ed è quello che faccio sempre tutte le notti quando vado a letto, lo immagino vicino a me che mi aiuta. Tra di noi c’era un legame profondo, mia madre me l’aveva sempre raccomandato per me era come un figlio.
Tornando alla leggerezza e alla musica i titoli dei tuoi ultimi brani presentati a Sanremo: “Se fossi un tango”, “Ti voglio senza amore” e l’ultima “Voglio amarti” esprimono sempre una forte passionalità… Il tuo compagno di sempre, Fausto, approva questa scelta?
«Ma si che l’approva non è mica geloso! (ride). Gli autori quando pensano alla mia voce l’accostano sempre a dei temi passionali ed io sono effettivamente una donna che vive di sentimenti profondi ed intensi. Io amo la gente mi piace il contatto fisico, lo stringersi per abbracciarsi e provo ancora grandi sentimenti nonostante tutto. Canto anche per il sociale penso a “Fiume amaro” o “La riva bianca, la riva nera” una canzone antimilitarista che stigmatizzava la ferocia e l’assurdità della guerra, riassunta nella vicenda di un capitano ferito agli occhi e soccorso da un soldato nemico (probabilmente quello che gli aveva sparato) in prossimità della linea di confine che separava i due schieramenti. Certamente però l’amore è fondamentale e mi piace poterlo tradurre in musica».
Oltre la musica, il teatro, la televisione con l’iconico “Ok il prezzo è giusto”, molti progetti che hai realizzato sono passati alla storia popolare del nostro paese…Oggi i nuovi talenti, non solo musicali, soffrono di una certa “evanescenza” che dura il tempo di un like su Instagram
«Secondo me qualsiasi cosa tu voglia fare nella vita è fondamentale metterci passione perché arrivi alla gente. Personalmente quando canto voglio trasmettere agli altri un emozione mentre quando faccio tv penso di entrare nelle case degli italiani con affetto. Troppi artisti oggi sono egoriferiti e non pensano al pubblico. Il mio sogno è che per questa canzone che porto a Sanremo magari una coppia potrà dedicarsela e riallacciare un rapporto deteriorato dal tempo…Bisogna parlare un linguaggio vero non artefatto, per questo motivo mi piacciono molto i giovani… ».
Il tuo apprezzamento per le nuove generazioni non è un mistero eppure molti tuoi coetanei tendono a non capire l’evoluzione del presente…
«Sono curiosa mi piace interfacciarmi coi giovani perché sono energia allo stato puro! Qualche mese fa alle prove a Sanremo ho visto gli emergenti che entravano in scena con una sicurezza che mi piace osservare. Quando parlo con mia nipote lei mi dice sempre che è come se parlasse con una coetanea e questo mi fa molto piacere. Non sono in grado di dare consigli e credo che ognuno nella vita debba anche inciampare sui propri errori per crescere, io personalmente mi sento di dover imparare molto dalle nuove generazioni e mi piace captarne vibrazioni ed energie positive».
Durante lo show celebrativo “D’Iva” targato Mediaset hai presentato anche tua nipote in veste di performer…
«Si, tengo a precisare che io non la spingo in nessun modo. Lei mi ha detto di volersi prima laureare prima di sperimentare con la musica e credo che questo le faccia onore… Ci prova, perché no? Se vorrà con la sua capacità e la sua voglia potrà andare avanti in questo mondo….».
Il cast di Sanremo di quest’anno offre un offerta musicale che spazia da grandi Big come Massimo Ranieri, Donatella Rettore e Gianni Morandi ed Elisa a nomi come Blanco, Mahmood e Rkomi…C’è un artista che prediligi?
«Penso che Amadeus abbia accontentato tutti i generi e tutte le età. Oltre Massimo Ranieri e Gianni Morandi apprezzo particolarmente Elisa ed Emma Marrone così come mi piace molto Mahmood».
Chiudendo il cerchio tra passato presente hai un rito scaramantico che ti porti dal tuo primo Festival di Sanremo?
«Unisco il sacro e il profano. Poco prima di salire sul palco solitamente mi faccio il segno della croce e nascondo in tasca tre granelli di sale grosso, è una mia tradizione».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Iva Zanicchi quali sono le sue speranze e le sue paure?
«La fiducia nel futuro sembra essersi smarrita. Nel mio Domani invece per reazione contraria vorrei vedere rosa…spero che il mondo ritorni presto a girare per il verso giusto e che si restituisca, soprattutto ai giovani, la normalità e la serenità che si meritano per costruire un futuro luminoso pieno d’amore e di speranza».
Intervista Esclusiva a cura di Simone Intermite