La festa di matrimonio di Adriano Di Gregorio è un romanzo poliziesco appassionante, ma è anche un giallo crudele, perché dipinge con realismo la meschinità di chi non ha rispetto della vita altrui.
Protagonista è ancora una volta il vicequestore aggiunto Damiano Battaglia, già incontrato nei precedenti romanzi dell’autore. Un uomo particolare, spigoloso e irascibile, ma con un grande cuore. Insieme all’ispettore Concetto Spanò forma una coppia implacabile contro il crimine, ma anche estremamente spassosa per il lettore. L’autore è infatti molto bravo nel tessere storie drammatiche ma anche ironiche, nel parlare dei lati oscuri dell’essere umano non dimenticando di sottolinearne anche le virtù. I due ispettori si trovano ad indagare sul presunto omicidio (che si è tentato di mascherare da suicidio) di Domenico Grancagnolo, titolare di un’impresa di smaltimento di rifiuti tossici. Da subito Battaglia comprende di trovarsi di fronte a un delitto complesso, radicato negli oscuri traffici mafiosi della sua zona. In particolare l’ispettore si concentra su Totò Sciuto, malavitoso locale sul quale non è mai riuscito a mettere le mani, e su una storia parallela di traffico di droga che sembra avere legami con il misterioso omicidio. Tanti presunti colpevoli passano sotto lo sguardo indagatore di Battaglia e Spanò, e ognuno di loro sembra avere qualcosa da nascondere, dalla moglie della vittima all’amante, fino a una sua collega.
Tanti personaggi che vengono ascoltati dai due ispettori e dalle cui testimonianze emergono sempre nuovi dettagli, sempre nuove piste. Il momento degli interrogatori è spesso anche il momento di sollievo per il lettore, grazie all’ironia di Battaglia che rende tutto leggero e sopportabile; ma lui non è un personaggio leggero: è un uomo che porta il fardello del dovere di essere sempre in prima linea per combattere il male. Damiano Battaglia è un protagonista a tutto tondo, che le abili mani dell’autore rendono sempre più consistente, sempre più umano.
E così è ancora più insormontabile il muro che lo separa dalla disumanità di certi personaggi del romanzo, che godono nel ferire chi è già a terra, che non accettano chi è diverso da loro. La festa di matrimonio è un romanzo crudo, una storia intrigante che svela alla fine un’amara verità: che l’essere umano può essere crudele oltre ogni limite, che può far male anche a chi gli è più vicino. È solo Battaglia che con il suo altruismo e la sua propensione al sacrificio riesce a risollevare le sorti dell’umanità, e a farci sentire un po’ più fieri di essere umani.