«Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo trova la forza per rialzarsi». In questa massima di Johann Wolfgang von Goethe si può sintetizzare l’intensa parabola umana ed artistica di Gianluca Grignani, uno dei cantautori di razza della musica italiana, che non ha mai percorso strade facili e che ha da sempre fatto della sua musica un’istantanea di vita, raccontando storie personali che diventano collettive. Oggi il suo ritorno, a venticinque anni di distanza dal suo esordio al Festival di Sanremo con “Destinazione Paradiso“, è segnato da un nuovo capitolo intitolato “Tu che ne sai di me” che che affida al suo particolare sound rock e ad un testo importante l’apertura di una nuova fase nella vita umana ed artistica che riparte dall’indipendenza e dalla voglia di migliorare costantemente se stessi. Ma non è tutto da Febbraio il cantante milanese sarà impegnato in una tournée acustica che lo porterà in giro per l’italia in attesa della data zero del nuovo progetto musicale che culminerà con la pubblicazione di una trilogia di singoli inediti. Noi di Domanipress abbiamo avuto il piacere di ospitare nel nostro salotto virtuale Gianluca Grignani e di parlare con lui di musica e di vita tra cadute, risalite ed esigenza di volare, come un falco a metà.
Il singolo del tuo nuovo progetto discografico è intitolato programmaticamente “Tu che ne sai di me“. Cosa è successo durante questi anni lontano dal palcoscenico?
«In realtà in questi anni non sono stato totalmente lontano dalla musica e anzi posso dirti che ho lavorato instancabilmente. Nel buio della sala di incisione ho scritto più di sessanta canzoni e ho dato vita al mio nuovo studio “la fabbrica di plastica Studios” dove ho prodotto il mio nuovo singolo “Tu che ne sai di me“. Questo intervallo di tempo, di apparente assenza, mi è stato utile per costruire le fondamenta per i miei progetti futuri».
In questo periodo di costruzione e riflessione cosa ti è mancato?
«Cosa mi è mancato? Sicuramente il calore del contatto con il mio pubblico; per vivere questa dimensione e riabbracciare tutti, ho suonato in giro per l’italia con un tour in acustico, chitarra e voce nei club, un’ idea che tra l’altro ha ricevuto un gran seguito, anche con la sola promozione che è passata unicamente dai miei canali social. Quel progetto è stato per me un modo per sentirmi sempre vicino a loro…».
Il videoclip del tuo ultimo singolo, girato da Gaetano Morbioli, è ambientato a Milano…Oggi come vivi il rapporto con la tua città?
«Con Milano ho sempre avuto un buon rapporto, è stata semplicemente casa ed ho molti ricordi legati soprattutto alla mia infanzia. Sono cresciuto nella periferia industriale, precisamente a Precotto e dentro di me conservo sempre ricordi indelebili di questi luoghi nel bene e nel male con tutte le loro contraddizioni del caso. Oggi noto che Milano è cambiata molto rispetto ai tempi in cui ci vivevo…e non si può negare che resta, nonostante tutto, una bella città a cui rimarrò legato per sempre».
Nel testo canti: “Vuoi provare come ci si sente/ quando ci si pente a uscirne indifferente…Nella vita ti sei mai veramente pentito di qualcosa?
«Mi sono pentito di tutto e di niente allo stesso tempo. Il testo del brano l’ho scritto nella cucina della casa di mia madre, di getto perché volevo esprimere sinceramente ciò che ho sentito dentro, è una presa di coscienza, come se passassi il testimone a me stesso, un momento che si ripete durante la vita, quello della resa dei conti che si affronta a diverse età e in diverse circostanze, ma che tutti prima o poi devono affrontare. Ho lavorato con molta passione sulla produzione di questo primo singolo, ci tenevo che tutto fosse perfetto, anche perché è la canzone del ritorno, ed è il brano della mia indipendenza».
Il nuovo brano è balzato subito ai primi posti della classifica itunes… Com’ è il tuo rapporto con la tecnologia? Qual è il brano che non può assolutamente mancare nella tua playlist?
«Sono orgoglioso che il brano “Tu che ne sai di me” stia piacendo al pubblico e che stia registrando numeri importanti anche sulle piattaforme di streaming. Oggi è praticamente impossibile esimersi dall’utilizzo della tecnologia. Bisogna essere consapevoli ed utilizzare il progresso digitale, che ormai coinvolge tanti campi diversi, in maniera intelligente e consapevole, senza lasciarsi sopraffare troppo. Se utilizzata nel modo giusto la tecnologia è rivoluzionaria, anche per la musica; io cerco di essere sempre al passo coi tempi nell’ambito della produzione dei mie brani».
Qual è il brano che non può assolutamente mancare nella tua playlist?
«Ho diverse playlist musicali sul mio smartphone, ma una delle canzoni che amo di più, che non smetterei mai di ascoltare, è “Layla” di Eric Clapton, un brano vibrante e profondo che rappresenta uno dei punti più alti del repertorio rock…mi sorprende ogni volta».
Sei anche molto attivo su instagram…recentemente hai documentato l’incisione del brano con una stories direttamente dallo studio di registrazione di Pino Daniele.
«Si, nello studio che è stato del grande Pino ho avuto l’onore di registrare alcune delle parti di quello che sarà il prossimo singolo. Nello stesso recording studio ci ho registrato altri brani anche in passato, e non ti nascondo che ritornarci mi regala sempre una forte emozione, perché si respira la storia della musica italiana».
Il 2020 è un anno importante per la tua carriera, festeggerai i tuoi primi venticinque anni di musica con una tournée oltre che con un nuovo progetto artistico.
«Si, a Febbraio per l’esattezza, sono venticinque anni di “Destinazione paradiso” con cui ho debuttato al Festival di Sanremo nel ’95 e per l’occasione sarà ripubblicato in vinile l’album omonimo. Oltre a questo ci saranno alcune date in acustico che mi vedranno viaggiare da Milano a Roma, toccando le maggiori città italiane, che comunicherò a breve, e oltre a questo è in programma una data evento che darà il via al tour elettrico dopo l’uscita dell’album. Non vedo l’ora di partire…».
Oggi le logiche discografiche sono differenti rispetto a qualche anno fa, questo mutamento dei tempi ti preoccupa?…
«Sinceramente, non sono particolarmente preoccupato da quelle che tu chiami logiche discografiche, anche se concordo con te sul fatto che sicuramente ad oggi sono sicuramente cambiate. Io sono distribuito da Sony music ed ho una mia etichetta indipendente “Falco a metà”. Diciamo che lo scenario che cantavo ed immaginavo ne “La fabbrica di plastica è diventato realtà».
“La fabbrica di plastica” è anche il nome della tuo studio di registrazione.
«Come ti dicevo, in questi anni ho dato vita al mio studio ” La fabbrica di plastica Studios” dove oltre a registrare i miei brani, produco anche altri artisti, c’e una mail a cui e’ possibile mandare demo lafabbricadiplasticastudios@gmail.com, invito a chi ne ha voglia di inviarmi materiale inedito, selezionerò personalmente quello che a mio parere può essere un prodotto interessante e vincente».
Ricordi quale fu l’input che ai tuoi esordi ti ha portato alla musica?
«Semplicemente la voglia di fare musica…La musica è tutta la mia vita!».
Hai calcato per sei volte il palco del teatro Ariston di Sanremo ma quest’anno non sarai tra i big, anche se la tua presenza era stata più volte discussa e richiesta a furor di popolo sul web…Cosa ricordi delle tue partecipazioni?
«Ogni anno leggo il mio nome sui giornali che mi inseriscono nel cast dei possibili big in gara…Sanremo per un artista è sempre una bella esperienza da vivere, credo che sia uno dei pochi contenitori di musica in italia, una possibilità che se usata bene può ancora dare i suoi frutti».
Ultimamente parli spesso di “libertà” come nasce questa necessità? Essere liberi è la cura per l’inquietudine?
«La libertà’…che bella parola la libertà, è rivoluzione, aria, ma sopratutto l’esigenza di esprimersi senza gabbie e catene. Nel mio caso, attualmente posso dire che questa parola si è pienamente concretizzata con la nascita della mia etichetta “Falco a metà”».
Come ultima domanda parafrasiamo sempre il titolo del nostro magazine e chiediamo come vede il “Domani” Gianluca Grignani, quali sono le tue speranze e le tue paure?
«Il Domani è sempre in divenire, un continuo evolversi di emozioni e situazioni…Il mio Domani è fatto di crescita, di voglia di non perdere l’occasione per migliorare sia a livello personale che artistico».
Intervista esclusiva a cura di Simone Intermite