“Simpatico, ma non è che mi sia proprio ammazzato dalle risate” oppure “non c’è paragone con il primo”. Probabilmente, potrebbero essere questi i primi pensieri che si materializzeranno nella testa di molti, in seguito alla visione dell’ultimo film diretto da Ben Stiller.
“Zoolander No. 2” (no, non è il nome di nuovo costosissimo profumo lanciato sul mercato), come nell’antecedente “Zoolander”, si prende beffa del luccicante mondo dell’alta moda e delle sue eccentriche tendenze. Difatti, oltre a certi richiami alla pellicola modaiola del 2001, tipo alcuni momenti legati alle vicende di quest’ultima, le sottili differenze rispetto alle “apparenti monoespressività facciali” del supermodello Derek Zoolander, il tantrico approccio alla vita di Hansel McDonald, le isteriche manie dell’altezzoso Mugatu e quelle frasi/parole divenute di culto, nel presente sequel Stiller e soci hanno ampiamente ironizzato anche sulle attuali inclinazioni, e sui correnti conflitti intestini alla moda odierna.
Giocando, quindi, con le lotte di categoria interne al mondo abitato esclusivamente dai “belli, belli in modo assurdo”, con l’androginia (tanto in voga nel panorama fashion di ora), con il ridondante abuso della chirurgia plastica e con la ricercatezza dello stile a tutti i costi portata all’assurdo, gli autori di “Zoolander No. 2” scherzano su ciò che è IN e su ciò che è OUT , e la moda accetta di buon grado lo sberleffo, persino cavalcandone coattamente l’onda, fatta di un’idiozia cubica.
Nel novizio “Zoolander” la regia si dimostra oltretutto superiore rispetto alla passata pellicola di quindici anni fa e gli storici personaggi hanno preservato la loro irresistibile demenziale essenza, protagonisti di una spionistica action story che si rivela un mix fra “Il codice da Vinci” e “Angeli e demoni” di Ron Howard. In “Zoolander 2” , ci sono a tratti delle circostanze che portano a strapparti un ghigno (niente che riguardi una rumorosa sghignazzata a crepapelle, sia ben chiaro), però l’ilarità è fortemente discontinua e non poco distante dalla comicità originaria che aveva reso indimenticabile il suo capostipite. Il difetto, non sta nelle maschere pensate da Stiller, esilaranti “mostri” partoriti dal culto della bellezza e dell’eterna giovinezza, ma nelle situazioni (uno dei fulcri del genere comedy idiot), caratterizzate, sì, da delle divertenti idee di fondo, tuttavia adoperate per buona parte in malo modo e senza sfruttarne a pieno il loro potenziale umoristico. Nel film vi si percepisce l’intenzione, ciò nonostante ci lascia in più della metà delle volte con solo un accenno di sorriso sulle labbra, che non trova una maniera per esplodere in tutto il suo fragore.
Dunque, non sono sufficienti una caterva di comparsate fra star della moda e dello spettacolo, l’ennesima reunion di taluni membri del Frat Pack (quegli attori comici capitanati da Ben Stiller, che solitamente recitano assieme nelle stesse commedie) e l’idea di un sequel di un film tanto amato per dilettare i fan dello “Zoolander” di inizio millennio.
…. Chissà, magari pure “Zoolander No. 2”, ugualmente al folle primo “Zoolander”, lo apprezzeremo solamente quando uscirà in dvd per la fruizione casalinga, assurgendo anch’esso a opera di culto. Ciò non toglie che sia stata un’occasione mancata e che la tanta attesa non sia stata ripagata.
Voto 6 (Col cuore e contestualizzando il film nel genere a cui fa capo)
Gabriele Manca